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“Proibire”, “obbedire”, “fare le pulizie”: gli stereotipi nei libri di scuola scatenano la polemica sui social

ROMA – La mamma lava, il papà legge il giornale. Spuntano a decine, ogni mese, gli stereotipi di genere nei libri di testo dedicati ai bambini delle scuole dell'infanzia, elementari o medie. Un "vizio" che inquadra e divide donne e uomini, con le prime sempre alle prese con le faccende di casa e la cura dei figli e i secondi alla guida, al lavoro o rilassati, pronti a svagarsi. Gli ultimi episodi sono emersi questo weekend sui social, infiammando le polemiche.

"Io vuole imparare italiano bene". Bufera sul manuale di seconda elementare: "È razzista"

di ILARIA VENTURI


"Buoni cittadini si diventa". Sì, ma come? È il dubbio che circola in queste ore, rimbalzato sui social network da un profilo all'altro, su un libro di testo dedicato alla scuola primaria, alunni dunque tra i 6 e i 10 anni. Il manuale si chiama appunto "Buoni cittadini si diventa – volume 1", scritto da due autrici, Adele De Paolis e Tina Palatella, ed edito a maggio 2020 dalla casa editrice di recente nascita "La nave dei sogni", specializzata in testi scolastici e di narrativa per bambini e adolescenti.

Uno degli esercizi proposti ai più piccoli si intitola "I ruoli in famiglia" e invita gli studenti a collegare con una freccia di colore diverso i diversi componenti del nucleo familiare – mamma, papà e figli – con "il proprio ruolo". Accanto ai disegni ecco l'elenco delle loro funzioni: "fare le pulizie", "ubbidire", "collaborare", "andare al lavoro", "fare la spesa", "proibire", "cucinare" e altri ancora.

"Un'altra segnalazione di libri di testo e prodotti editoriali educativi in cui gli stereotipi di ruolo esplodono in tuta la loro evidenza e pervasività" scrivono su Facebook le animatrici di "Educare alle differenze", rete nazionale di associazioni che promuovono una scuola aperta, libera e inclusiva con attività, volumi e corsi destinati agli insegnanti per decostruire, tra l'altro, proprio gli stereotipi e insegnare la molteplicità di famiglie possibili. "Teniamo alta l'attenzione – aggiungono – e continuiamo a lavorare in modo strutturale perché nelle classi entri un altro genere di narrazioni e di immagini".

Ma sono decine i post sbigottiti davanti al libro: "Ci parleranno di svista editoriale/autorale, anziché di patriarcato" scrive una delle amministratrici del gruppo Facebook "Indici paritari- Più donne nei testi scolastici e un nuovo linguaggio". "Siamo nel 2021…. E c'è gente che dice che non esistono più i stereotipi…" aggiunge un'altra lettrice, condividendo il post.

C'è anche però chi difende l'esercizio: "L'esercizio è aperto a più possibilità, dunque ogni bambino può associare liberamente un componente della famiglia a un ruolo senza schemi predefiniti" scrivono in molti. Anzi, "è la nostra costrizione mentale a suggerirci che questo esercizio sottolinei una disparità tra i sessi". E anche Educare alle differenze riconosce: "Concordiamo sul fatto che esercizi come questo possano rivelarsi strumenti preziosi per affrontare le tematiche di genere nelle mani di insegnenti attenti e attente. Anche se purtroppo non sempre è così".

Quel che non lascia scampo, pure secondo la rete di associazioni, sono quell' "ubbidire" e quel "proibire": "una lettura passitiva e punitiva delle relazioni familiari" sottolineano decine di profili social. "Ho sempre creduto nel valore dell'educazione civica, ma questa è educazione cinica….imbarazzante!" si legge, ad esempio, in un commento.

Ma quello de "La Nave dei sogni" non è l'unico volume finito ieri sotto la lente di genitori, professori e cittadini. In un altro libro, dedicato stavolta alla "prevenzione e recupero delle difficoltà morfo-sintattiche" – titolo: "La tombola delle frasi", scritto da Adele Spagnolo ed Elisabetta Di Clemente, edizioni Erickson – le illustrazioni non lasciano dubbi: la mamma stira i panni, lava i piatti, spazza a terra e prepara la torta; il papà lava la macchina, guida e legge il giornale in poltrona. "Da ritirare" tuona una commentatrice, "deprimente nel 2021" scrive un'altra, "qui siamo negli anni '50 proprio" è il terzo commento, "non ne usciremo mai" aggiunge un uomo.

La casa editrice, per voce del responsabile dell'area educazione, Francesco Zambotti, si scusa e spiega a Repubblica: "Quel contenuto non è appropriato perché contiene delle rappresentazioni stereotipate. È uscito nel 2014 e ora che stiamo pubblicando le nuove edizioni del nostro catalogo presteremo di certo attenzione a correggerne i contenuti". Una revisione che non riguarderà solo quel testo perché, racconta Zambotti, "Erikson ha un piedi un progetto in collaborazione con Irene Biemmi dell'Università di Firenze e Rizzoli Education proprio sui testi scolatici per rivedere l'intera produzione dei sussidiari, inserire una rappresentazione paritaria di uomini e donne, bilanciare autori e atrici, cambiare il linguaggio diminuendo l'uso del maschile universiale sdoppiando i termini ("compagni" e compagne" ad esempio) o trovando soluzioni sintattiche alternative ("classe" invece di "studenti").

All'indice sulla pagina del Signor Distruggere, alias Vincenzo Maisto, blogger salernitano, è finito infine un esercizio tratto da una antologia: "Sono nella mia camera e mi guardo allo specchio. Vedo molti brufoli sulla mia faccia. Come vorrei diventare una ragazza magra e affascinante". Poche proposizioni di certo estrapolate da un testo più ampio di cui non si sa di più al momento ma che per centinaia di utenti che lo hanno condiviso "è vergognoso", "il culmine vero", dopo anni di battaglie per l'accettazione del proprio aspetto e contro il body shaming.

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