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Il nuovo identikit del collezionista d’arte italiano

Aste milionarie. Capolavori in salotto. Vite da globetrotter, tra gallerie e fiere internazionali. Del mondo dei collezionisti d'arte – un mondo cosmopolita, variegato, che agisce in base alle motivazioni più diverse, spesso non sovrapponibili a quelle di altri settori di investimento – si sa in realtà piuttosto poco. Quello che tutti conosciamo sono le altissime quotazioni raggiunte dalle opere nelle grandi vendite all'asta e, in alcuni casi, le vicende curiose (a volte vere e proprie spy story, come nel caso del Salvator Mundi di Leonardo) che le accompagnano. Ma il mercato dell'arte è un settore economico che, in Italia e all'estero, vale sempre di più, e nel quale si muovono centinaia di collezionisti, il cui profilo finora è stato poco esplorato.

A raccontare numeri, dinamiche e tendenze di un settore importante in un Paese come il nostro, che ha nei beni culturali uno dei suoi asset più prestigiosi e forti, arriva ora Collezionisti e valore dell'arte in Italia, il primo volume di una collana dedicata al mercato dell'arte, edita da Gallerie d'Italia e Skira e promossa da Intesa Sanpaolo Private Banking, il settore del gruppo bancario che cura la gestione e la valutazione delle collezioni d'arte. Nel volume trovano posto la prima indagine sui collezionisti italiani, promossa da Intesa Sanpaolo, ma anche un'ampia panoramica del settore (affidata, tra gli altri, a Guido Guerzoni, Alberto Fiz, Paola Musile Tanzi, Flaminia Iacobucci, Marina Mojana) sia a livello internazionale che nazionale.

Con una premessa – come notano nell'introduzione Gregorio De Felice e Michele Coppola di Intesa Sanpaolo – ossia che il mercato dell'arte è profondamente cambiato nell'ultimo decennio, e oramai è "considerato in letteratura un settore economico consolidato".

Un mercato globale da 64 miliardi di dollari

Citando i dati del report The Art Market 2020, realizzato da Art Basel e UBS, si stima che dal 2009 al 2019 le transazioni abbiano avuto un incremento del 62%, passando da un volume globale di 39,5 a 64,1 miliardi di dollari. Il mercato italiano corrisponde a circa l'1 per cento di questo giro d'affari; come scrive Marina Mojana "secondo questi dati eccessivamente prudenziali, in Italia, durante il 2019, sarebbero stati scambiati poco più di 570 milioni di euro, di cui il 56% in asta. Il restante 44% di venduto tra galleristi e antiquari risulterebbe, per deduzione, pari a circa 250 milioni di euro. Il dato reale stimato empiricamente, tuttavia, potrebbe essere molto superiore".

Chi sono i collezionisti italiani?

Qual è il profilo dei collezionisti italiani? Cosa comprano, e perché? Una prima risposta la forniscono, all'interno del volume, i risultati dell'indagine voluta da Intesa Sanpaolo e condotta all'inizio del 2020, dunque prima della pandemia, su un campione finale di 187 collezionisti e 22 gallerie. L'età media dei collezionisti italiani è di poco superiore ai 58 anni, e la residenza è per il 70 per cento nelle zone del Paese più ricche (Piemonte, Liguria, Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Trentino-Alto Adige, Friuli-Venezia-Giulia), mentre al Sud risiede solo il 7 per cento del campione.

Sono per la maggioranza uomini (75 per cento), con un 25 per cento di donne. Sono generalmente "imprenditori, liberi professionisti o dirigenti d'azienda" e oltre il 50 per cento colleziona da oltre dieci anni e in maniera sistematica. Per quel che riguarda i beni in collezione, si tratta per il 94 per cento di arte contemporanea, spesso in associazione con opere post-war (46% dei casi) o moderne (21%), con una schiacciante preferenza per i dipinti e una tendenza a sviluppare le collezioni secondo tendenze e filoni.

"Per quanto concerne i singoli artisti, è stato chiesto di indicare quale fosse il più quotato nella propria raccolta" scrivono Guido Guerzoni dell'università Bocconi e Flaminia Iacobucci dello studio DCAI che hanno seguito l'indagine: "Predomina nettamente Lucio Fontana, presente come top in 16 delle 187 collezioni monitorate, seguito da Alighiero Boetti (7), Mario Schifano (5), Carla Accardi (4), Hans Hartung (4), Maurizio Cattelan (4) e Michelangelo Pistoletto (4)".

Interessante anche il capitolo riservato alle motivazioni: il 98% degli intervistati ha indicato fattori di natura emotiva, quali la passione e la sensibilità all'arte, la volontà di supportare gli artisti e il piacere di condividere una passione appartenendo a una comunità: il 10 per cento degli intervistati esprime l'intenzione di costituire una raccolta donabile a un museo o un'altra istituzione culturale. Il 30 per cento degli intervistati esprime ragioni anche di natura economico-finanziaria: la potenziale rivalutazione dell'opera (35%); la conservazione del capitale (28%); la liquidabilità dell'opera (15%).

Tra i canali di acquisto prevalgono le gallerie, seguite dalle fiere; indicatori però che, dopo un anno di pandemia e lockdown, con i principali appuntamenti internazionali saltati e un grande incremento della presentazione e delle vendite delle opere tramite canali online, sia per le gallerie che per le case d'asta, vanno sicuramente aggiornati. Confrontando lo scenario italiano con quello internazionale, si scopre che i collezionisti maschi prevalgono anche all'estero, ma le donne sono in crescita; che i collezionisti più influenti provengono tutt'ora dagli Stati Uniti e dall'Europa Occidentale, e che in media i collezionisti degli altri paesi sono più giovani degli italiani: sono proprio i più giovani a favorire le modalità di acquisto e valutazione virtuali. Saranno proprio loro, nei prossimi anni, a orientare il mercato e a modificare le dinamiche di un settore che è stato profondamente colpito dalla pandemia; dai singoli artisti ai grandi musei, passando per le gallerie e gli spazi espositivi, non c'è un comparto che non abbia sofferto. Sarà sempre più importante, quindi, sapere chi sono coloro che, per passione, vanità, o oculato investimento decidono di investire nell'arte.

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