Il padre adottivo di un orfanello birichino, pronto a gettare il sasso e nascondere la mano, e l'innamorato senza speranza di una giovane fioraia cieca. Quanti sono i Vagabondi che Charlie Chaplin ci ha regalato attraverso la sua maschera più riuscita, Charlot? Ora, in tempi di sale cinematografiche chiuse, possiamo ridere e commuoverci con loro e festeggiarli grazie alla nuova piattaforma online della Cineteca di Bologna, il Cinema ritrovato fuori sala, Netflix per cinefili. Per i 100 anni dall'uscita Il monello arriva sulla piattaforma il 18 gennaio, Le Luci della città ne compie 90 a fine mese ed è stato online per tutto il periodo delle feste, due film importantissimi per il maestro del cinema di muto che ora incontrano un pubblico nuovo.
Ritorna 'Il Monello' di Chaplin, 100 anni e va in streaming. La scena cult dei sassi
Il monello era nato dal colpo di fulmine per l'enfant prodige Jackie Coogan che si esibiva al Grauman's Chinese Theater insieme al padre. Dopo averlo visto a teatro aveva incontrato tutta la famiglia Coogan e si era reso conto subito che il bambino aveva del talento. "Voglio fare un film con questo bambino, ho avuto un'idea". Così nacque la storia di un trovatello che la madre abbandona per indigenza e il Vagabondo Charlot salva adottandolo. A cinque anni il bambino e il papà adottivo hanno elaborato una pratica consolidata: il ragazzino spacca vetri e l'uomo arriva poco dopo, il kit da vetraio pronto a ripararlo, certo il tempismo mette in allerta una guardia ma i due riescono sempre a farla franca. Quando, a causa di una brutta influenza, il medico viene a far visita al monello scoprendo che il Vagabondo non è il padre naturale scatta la denuncia e la volontà di separarli, ne seguono scene drammatiche e anche un inseguimento sui tetti piuttosto comico, fino al finale conciliatorio che fa ritrovare al bambino la mamma diventata ormai una stella del teatro.
Ritorna 'Il Monello' di Chaplin, 100 anni e va in streaming. I due mocciosi sul ring
Il Monello capolavoro tormentato
di
Alberto Anile
Se il film – il primo lungometraggio di Chaplin – era stato frutto di anni di lavoro estenuante, rocambolesche avventure per concluderne il montaggio, fughe con la pellicola nei barattoli da caffè, il risultato finale valse tanto impegno. Il 21 gennaio del 1921 finalmente Il monello incontrava il suo pubblico, migliaia di persone erano venute a celebrarlo alla Carnagie Hall, costringendo la polizia di New York a chiudere l'isolato al traffico. Il film fu un successo straordinario in tutto il Paese, rimanendo in cartellone per mesi; a marzo il Kinema Theater di Los Angeles proiettava Il monello quattro volte al giorno, accompagnato e sincronizzato dal vivo da un'orchestra sulla base di una selezione fatta da Chaplin di brani di musica classica e contemporanea, cinquant'anni dopo lo stesso Chaplin comporrà la colonna sonora del film che è quella che ascoltiamo ancora oggi.
Dieci anni dopo Il monello, Chaplin realizza quello che a fine carriera avrebbe poi definito il film che gli era più caro, Luci della città. Anche in questo caso si tratta di una lavorazione lunga e meticolosa, il regista la iniziò nel 1928, il cinema stava diventando sonoro ma lui scelse di conservare il suo film senza parlato sebbene ci siano effetti e musiche, resistendo alle lusinghe della nuova invenzione nonostante le pressioni del fratello maggiore e manager Sydney. Il suo Vagabondo (the Tramp nell'originale) è sempre un uomo buono, sensibile e generoso, pronto a rischiare la vita per salvare quella di un altro (il riccone che vuole ammazzarsi perché la moglie lo ha abbandonato), pronto a sacrificarsi come farà nel finale del film per la bella fioraia che ha perduto la vista. I mesi di riprese furono addirittura 30 (190 i giorni reali sul set), ripensamenti, scene rigirate e cambi in corsa e 100 mila metri di pellicola; ancora una volta Chaplin si buttò anima e corpo nel progetto ai limiti dell'ossessione. Un'ossessione che lo ha fatto entrare nella storia dei record: per la scena in cui la fioraia scambia Charlot per un milionario furono battuti 342 ciak, il numero massimo della storia del cinema. Ancora una volta un impegno sovrumano che verrà risarcito dal grandissimo successo di pubblico ma anche di critica: nel corso del tempo l'American Film Institute americano l'ha inserito tra i migliori cento film statunitensi di tutti i tempi e la migliore commedia romantica di sempre. Alla première avvenuta il 30 gennaio 1931 al Los Angeles Theater, Charlie Chaplin fu accompagnato da Albert Einstein, era la prima volta che si incontravano. Il loro dialogo è entrato nella storia del cinema e della scienza. Einstein: "Quello che ammiro di più della tua arte, è la tua universalità. Non dici una parola, eppure il mondo ti capisce". Chaplin: "Vero. Ma la tua gloria è ancora più grande. Il mondo intero ti ammira, anche se non capisce una parola di quello che dici".
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