Ogni tanto ritornano. Capita nella vita, accade in politica. E vale per le persone come per le parole: "volenterosi" è una di queste. La categoria astratta cui fa appello Giuseppe Conte nel suo discorso alla Camera, naturale evoluzione di quella dei "responsabili" e dei "costruttori", non è in realtà una novità per il panorama italiano. Era l'autunno del 2006 quando fu presa a prestito da un gruppo trasversale di parlamentari e intellettuali per promuovere un tavolo che avrebbe dovuto lavorare a un'iniziativa bipartisan (allora si diceva ancora così) portata avanti dai riformisti dei due poli. C'era una sorta di quadrumvirato alla testa di quel progetto: l'ex leader dei radicali Daniele Capezzone, il deputato Ds Nicola Rossi, l'ex capo ufficio stampa dell'Udc e fondatore della rivista culturale Paolo Messa e Bruno Tabacci.
Crisi di governo, Conte alla Camera per la fiducia: "Strappo con Iv incancellabile. Telefonata con Biden, la sua agenda è la nostra". Fa appello ai volenterosi e annuncia legge elettorale proporzionale
di
Stefano Cappellini
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Tommaso Ciriaco
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Annalisa Cuzzocrea
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Emanuele Lauria
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Carmelo Lopapa
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Laura Mari
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Monica Rubino
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Concetto Vecchio
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Giovanna Vitale
Sì, proprio lui, lo stesso Tabacci che oggi si dà da fare per dare un sostegno parlamentare, e forse anche un partito, a Conte. Una coincidenza che il premier utilizzi la stessa parola per chiamare a sé oggi i parlamentari che si ispirano a valori moderati, liberali ed europeisti? Per la cronaca: l'esperienza del 2006, vista come fumo negli occhi dall'allora premier Romano Prodi si tradusse nella bozza di una contromanovra economica, poi partorì una convention milanese con presenze variegate (da Savino Pezzotta ad Adolfo Urso, da Paolo Cirino Pomicino a Gianni De Michelis) e l'ambizioso obiettivo di fare un bis della "marcia dei 40 mila" per chiedere a Prodi una riforma delle pensioni. Allora ci fu ovviamente chi ipotizzò la nascita di un partito vero e proprio, il partito dei "volenterosi", con l'obiettivo di favorire un governo di larghe intese. Fallì tutto nel giro di qualche mese. Ma di quell'avventura rimasero i buoni propositi di Tabacci: "Bisogna far diventare maggioranza nel Paese l'idea dell'interesse generale".
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