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L’adolescenza non è un gioco da ragazzi, da ‘Euphoria’ a ‘Normal People’ i teenager raccontati in serie

"Sono certa che sarete d'accordo con me che l'adolescenza sia un'età dannatamente difficile. Cerchi di lasciarti alle spalle il bambino che eri e inizi a immaginare l'adulto che vorresti essere. E spesso scopri che l'adulto che stai diventando è molto diverso da quello che immaginavi. E questa dissonanza tra chi vorremmo essere e chi siamo davvero può essere dolorosa". Alla fine probabilmente è tutto qui, spiegato da una professoressa di lettere spagnola alla sua classe di liceali il grande mistero di quell'età ingrata, come la chiamava Henry James, di quella terra di mezzo che da sempre affascina, spaventa e incuriosisce scrittore e registi e che oggi più che mai è al centro di tanti prodotti seriali. Che sulle piattaforme raccontano quella difficile età, rivolgendosi a un doppio pubblico: quegli "young adults" di cui parlano ma anche i loro genitori.

Da Skam a Guadagnino, i giovani della tv: belli, imperfetti e con tanti errori da raccontare

di

Gianmaria Tammaro


Che le loro vicende si svolgano in una cittadina del nord dell'Irlanda come Sligo, nella provincia spagnola della Galizia, su un'isola australiana, in un'Accademia di danza di Chicago o in una scuola di periferia di Los Angeles poco cambia. In ogni parte del globo i tormenti e le sfide sono le stesse: accettare il proprio corpo che cambia, sempre diverso da quello che vorremmo; misurare i sogni, gli obiettivi alla luce delle frustrazioni, delle difficoltà; scoprire, conoscere, vivere il sesso nella sua complessità e confrontarsi con quegli adulti, genitori, insegnanti, che non capiscono e (forse) non possono capire.

The wilds, adolescenti su un'isola deserta tra 'Lost' e 'Gossip girl'

"Abbiamo condiviso molte storie personali sui nostri periodi adolescenziali in modo da poter portare un livello di autenticità emotiva alle questioni traumatiche che stavamo affrontando – ci ha raccontato Sarah Streicher, la showrunner di The Wilds (Prime Video) – Ho la sensazione che alcuni potrebbero accusare la serie di gonfiare i problemi che gli adolescenti vivono, ma nella mia esperienza personale quegli anni sono stati davvero un campo minato. Raccogliendo dettagli e sostanza dalle storie personali degli altri sceneggiatori, insieme alle mie esperienze, ci siamo sforzati di avvicinarci alla ferita centrale di ogni personaggio con sensibilità e prospettive differenti". Ne è uscito fuori uno spaccato complesso e interessante portato alle estreme conseguenze attraverso una storia che proietta un gruppo di giovani donne su un'isola deserta in una dimensione a metà tra Lost e Gossip Girl. C'è chi ha il cuore spezzato, chi combatte una battaglia difficile col proprio corpo, chi sta ancora elaborando la morte recentissima del padre, chi è sottoposta a un grande stress per realizzare il proprio obiettivo, che sia lo sport o la musica.

'Tiny pretty things'

Dinamiche simili anche per il corpo di ballo di Tiny pretty things (Netflix), ballerine e ballerini di un'Accademia prestigiosa di Chicago che oltre alla "solita" rassegna di disagi (anoressia, questa volta maschile, problemi di identità, competizione e ambizioni) si ritrovano tra i piedi, letteralmente, anche un giallo da sciogliere: scoprire chi è che ha buttato giù dal tetto dell'Accademia la prima ballerina del suo corso, la più amata e odiata dai suoi compagni. Un thriller è anche quello che accompagna, tra citazioni letterarie e atmosfere oniriche, le vicende della scuola galiziana di Il caos dopo di te (sempre Netflix) dello stesso autore della saga di Elite, Carlos Montero. Anche qui una scuola, il liceo della citazione iniziale, dove si è consumata una tragedia: la professoressa di letteratura, amata ma anche un po' odiata, è stata trovata morta annegata. La polizia ha archiviato tutto come suicidio, ma all'arrivo della supplente che dovrà sostituirla appare chiaro che c'è molto di più sotto.

'Il caos dopo di te': se il diavolo si nasconde tra i banchi di un liceo

di

Antonio Dipollina


Ha fatto discutere in Irlanda per le molte scene di sesso la bella e in realtà piuttosto poetica storia d'amore tra Marianne e Connell, due ragazzi di Sligo, lei è introversa e viene da una famiglia ricca ma anaffettiva, lui è il figlio della signora che fa le pulizie nella sua grande casa ma è molto popolare a scuola e la sua squadra di calcio è prima in classifica. L'attrazione è immediata, ma il percorso – attraverso gli anni, le esperienze e i luoghi – sarà lungo e accidentato. Tratta dal romanzo bestseller del New York Times dell'autrice irlandese Sally Rooney (che l'ha adattato per la tv) e firmata dal regista di Room (che ha fatto vincere l'Oscar a Brie Larson) Lenny Abrahamson con Hettie Macdonald, Normal people (Starzplay, app di Apple tv) ha conquistato il pubblico con il suo stile immersivo. Questo amore tormentato, passione che si fa amicizia, legame che attraversa gli anni dal liceo all'università, affronta anche il tema del disagio psichico tra relazioni disturbate e attacchi di panico.

'Normal people', un amore attraverso il tempo nell'Irlanda di oggi

Aspettando di vedere la terza stagione di Sex Education, la serie che affronta tutte queste tematiche con serietà ma molta leggerezza e che arriverà su Netflix nel corso dell'anno e che con Normal people condivide il consulente d'intimità Ita O' Brien, figura ormai imprescindibile per ogni set dove si giri una scena d'amore, c'è ancora una serie che non si può mancare se il tema adolescenziale ci tocca più o meno da vicino.

Emmy Awards 2020, l'edizione è virtuale e i vincitori si collegano dal divano di casa

La prima stagione di Euphoria, che ha visto trionfare Zendaya da suo salotto di casa diventando, a 24 anni la più giovane vincitrice di Emmy in una serie drammatica, ha conquistato il pubblico con quella miscela di immagini e storie estreme (il tema della tossicodipendenza e della depressione) e una grande forza narrativa. La prima stagione (Sky on demand e Now tv) ha fatto conoscere al pubblico Rue, un disturbo ossessivo-compulsivo e una dipendenza dalle droghe, ma anche molti altri adolescenti che ruotano intorno a lei a partire dalla sua amica e amante Jules (Hunter Shafer), ragazza transessuale romantica e ingenua. Temi come il (cyber)bullismo, l'onnipotenza dell'immagine social oltre a tutti gli altri disagi di cui sopra sono stati raccontati senza filtro. E in attesa della seconda stagione, fermata dalla pandemia, il regista Sam Levinson (che per le questioni legate alla tossicodipendenza ha attinto dalla sua esperienza personale) ha consegnato al pubblico un doppio episodio speciale che farà da ponte con la seconda stagione. Il primo è già andato in onda a dicembre e si può recuperare on demand, l'altro arriverà nella notte tra il 24 e il 25 gennaio in contemporanea con l'America.

Dopo aver visto Rue raccontare il suo Natale, a metà tra il sogno di un rapporto idilliaco con Jules e la realtà di una vigilia fatta di riunioni agli alcolisti anonimi e pancake in una tavola calda con il suo sponsor (in un dialogo di autocoscienza che le rivelerà la verità sulla sua dipendenza), gli appassionati potranno vedere il tutto dal punto di vista di Jules. Hunter Schafer che la interpreta ha spiegato a Porter Magazine come la serie sia un'importante occasione per parlare delle tematiche legate alle persone trans: "Non credo di essere portavoce di nessuna comunità! Ma, per quanto riguarda me come individuo con la mia emotività, niente mi dà più gioia di più che avere un momento con un'altra ragazza trans. C'è una lunghezza d'onda che è speciale e importante, ogni volta che vedo un'altra ragazza trans o una coppia di lesbiche, dico, "Sì!" È una bella sensazione sapere che non sei solo tu". E anche questo è una conquista, faticosissima e dolorosa, dell'adolescenza.

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