MILANO – Tanti, ma non sufficienti ad alleviare la sofferenza patita da imprese, artigiani e commercianti costretti a chiudere per la pandemia o comunque a vedere il loro business fortemente ridotto. Secondo la Cgia di Mestre, fino ad ora il Governo ha erogato alle attività economiche 29 miliardi di aiuti diretti. Una cifra importante e che si arricchirà di una ulteriore decina con il prossimo decreto Ristori, il quinto, che nonostante la crisi l'esecutivo si prepara a licenziare.
"Sebbene in termini assoluti la somma sia certamente importante, i 29 miliardi di euro di aiuti diretti erogati fino ad ora dal Governo alle attività economiche coinvolte dalla crisi pandemica sono stati del tutto insufficienti a lenire le difficoltà subite dagli imprenditori", dice la Cgia. "Se, infatti, rapportiamo questi 29 miliardi alla stima riferita alle perdite di fatturato registrata l'anno scorso dalle imprese italiane, importo che sfiora i 423 miliardi di euro, il tasso di copertura è stato pari a poco meno del 7 per cento circa: un'incidenza risibile. E in attesa dei nuovi ristori previsti nei prossimi giorni, l'arrabbiatura e il malessere tra gli operatori economici sono sempre più diffusi, in particolar modo tra coloro che conducono attività di piccola dimensione".
Gli artigiani di Mestre non mettono in dubbio la necessità di limitare le attività per contenere la pandemia:"Lo Stato, le Regioni le autonomie locali hanno il diritto/dovere di introdurre tutte le limitazioni alla mobilità e alle aperture delle attività economiche che ritengono utili e necessarie per tutelare la salute pubblica. Intendiamoci: questo caposaldo non è in discussione. Ma è altrettanto doveroso intervenire affinché gli operatori che sono costretti a chiudere l'attività per decreto vengano aiutati economicamente in misura maggiore di quanto è stato fatto fino ad ora. Altrimenti, rischiano di chiudere definitivamente i battenti".
L'Ufficio studi della Cgia stima che dei quasi 423 miliardi di riduzione del fatturato registrata nel 2020 (pari ad una contrazione del -13,5 per cento rispetto l'anno prima), almeno 200 miliardi sarebbero ascrivibili alle imprese dei settori che sono stati costretti a chiudere per decreto. La richiesta, evidentemente impossibile alla luce di queste cifre, è che il pubblico "compensi quasi totalmente sia i mancati incassi sia le spese correnti che continuano a sostenere".
Principali misure |
milioni di euro |
---|---|
Contributi a fondo perduto per le imprese |
11.291 |
IRAP cancellazione saldo 2019 e acconto 2020 |
3.952 |
Agevolazioni fiscali per sanificazioni e canoni di locazione |
5.128 |
Esenzione IMU e TOSAP/COSAP |
802 |
Altri interventi |
7.980 |
TOTALE |
29.153 |
Fonte: elaborazione Ufficio Studi CGIA su dati Ministero dell’Economia e delle Finanze
Dei 29 miliardi di ristori censiti, dice ancora la Cgia, "la voce più importante è stata quella dei contributi a fondo perduto che ammonta a 11,3 miliardi di euro. Seguono altri interventi (ristoro delle perdite subite dal settore fiere e congressi; misure a sostegno della filiera agricola, pesca e acquacoltura; interventi per il rafforzamento patrimoniale delle imprese di medie dimensioni tramite agevolazioni degli apporti di capitale, etc.) che assommano a 7,9 miliardi e la cancellazione del saldo 2019 e dell'acconto 2020 dell'Irap che ha consentito uno sgravio di 3,9 miliardi. Le agevolazioni fiscali per le sanificazioni e i canoni di locazione hanno permesso un risparmio pari a 5,1 miliardi, mentre la cancellazione dell'Imu e della Tosap/Cosap ha garantito una riduzione della tassazione locale pari a 802 milioni di euro.Original Article
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