Da pirati della strada ad angeli custodi dei pedoni. Un modo per recuperare chi, al volante, ha provocato incidenti gravi ed è stato condannato. A Torino debutta la sperimentazione messa a punto in collaborazione con l'Associazione Familiari e Vittime della Strada e il ministero di Grazia e Giustizia, iniziativa seguita dal sottosegretario Andrea Giorgis.
Si tratta in prevalenza giovani fra i 20 e i 28 anni, che devono scontare una pena per incidenti causati soprattutto dalla guida in stato di ebbrezza. E' il profilo dei primi 10 "assistenti pedonali" che hanno aderito al progetto 'Ruote ferme, pedoni salvi', iniziativa pilota di giustizia riparativa che parte da Torino, dove la sindaca Chiara Appendino ha accolto con favore il test, e che vedrà persone indagate o condannate per reati stradali impegnate in attività di sicurezza dei pedoni. Una sorta di "contrappasso dantesco" che vuole andare a beneficio sia di chi ha commesso il reato che della collettività.
L'iniziativa nasce con un protocollo d'intesa triennale fra Città e Associazione Familiari e Vittime della Strada e per la prima fase si concentrerà nelle zone del centro dove è maggiore la frequentazione pedonale. Ad ogni persona verrà assegnato un incrocio pericoloso o una scuola da sorvegliare per evitare che le persone a piedi siano esposte a pericoli. E per limitare, se possibile, i rischi prodotti dalle auto. A Torino nel 2020, nonostante una forte diminuzione del traffico a causa delle restrizioni dovute alla pandemia, si sono comunque registrati 3.468 incidenti, di cui 2044 con feriti e 14 mortali, con circa 250 persone responsabili di reati, dalla guida sotto effetto di alcol (138), all'omissione di soccorso (67). "Dati che fanno riflettere", sottolinea il comandante della polizia municipale Emiliano Bezzon.
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