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Germania, nella Cdu tre in corsa per la successione di Angela Merkel

BERLINO – Il governatore del Nordreno-Westfalia, Armin Laschet, è nato ad Aquisgrana cinquantanove anni fa: “più a ovest di così non si può”. Al congresso della Cdu che sceglierà oggi il nuovo presidente, un appuntamento che “deciderà gli anni ’20 della Germania”, come sintetizza un big del partito come Thomas Strobl, Laschet parte con i favori dell’establishment e delle Donne della Cdu, e di molti delegati delle regioni dell’ovest e del nord. Ma anche con un’incognita pesante. Il pretoriano merkeliano, soprannominato “il turco” per i suoi successi nell’integrazione e considerato il candidato più a sinistra del partito, ha avuto ufficialmente l’appoggio del ministro della Salute, Jens Spahn. Ma l’ex delfino di Wolfgang Schaeuble ha ambizioni che potrebbero spezzare l’idillio.

Dall’anno scorso Laschet e Spahn si sono presentati in ticket nella corsa alla leadership del più grande partito conservatore in Europa. Ma già ad aprile del 2020, racconta un’autorevole fonte Cdu, Spahn ha cominciato a lamentarsi con i suoi di essersi legato al governatore. E a distanza di quasi un anno si sono moltiplicate, soprattutto nelle ultime settimane, le voci di un possibile tradimento.

Spahn stesso ha sondato i maggiorenti del partito per capire se, sfruttando la debolezza di Laschet nei sondaggi, potrebbe scalzarlo a marzo dalla corsa più importante, quella per la cancelleria. Qualcuno sostiene che Spahn, classe 1980, alla fine rinuncerà, e aspetterà le prossime elezioni politiche. Ma per Laschet, il congresso più importante del decennio comincia con un “tu quoque”.

Friedrich Merz, l’altro favorito della corsa, è sicuramente sostenuto dal centinaio di delegati dei Giovani della Cdu e dalla piccola falange dei land dell’Est (circa cento delegati). Tra i mille delegati che si collegheranno oggi per il secondo giorno del congresso, Merz può contare persino su appoggi nella sua regione, il Nordreno-Westfalia, pur essendo governata dal suo rivale Laschet, e sul favore trasversale di molti delegati in land importanti come il Baden-Wuerttenberg.

Il candidato anti-Merkel, l’uomo che per tre volte non riuscì a rispondere alla domanda della Bild “quanto guadagna” (nell’austera Germania, impregnata della stucchevole e un po’ ipocrita modestia luterana, guadagnare un milione di euro all’anno suscita diffidenza), è il più popolare nei sondaggi. Ma l’ex manager di Blackrock sa bene che i delegati di un congresso sono un’altra cosa. E Laschet è un abilissimo conquistatore di voti e consensi.

Merz ha cercato dunque di raccogliere dietro di sé gli scontenti della "socialdemocratizzazione" del partito durante il lungo regno di Angela Merkel, i ribelli che sognano una sterzata a destra, e lo ha fatto non di rado con toni populisti. Durante l’ultimo congresso fece un’intervista in cui definì “orrendo” il governo – e molti gli fecero notare che era un governo a trazione Cdu e forse non era il caso.

Di recente, quando il congresso fu spostato causa Covid, Merz gridò al complotto dell’establishment contro di lui. facendo leva sul suo profilo da “esterno”. Il candidato del Sauerland lasciò negli anni Duemila la politica, quando fu fatto fuori da Merkel. E da tempo è rientrato in politica per vendicarsi. Due anni fa fu battuto sul filo dall’erede designata della cancelliera, Annegret Kramp-Karrenbauer. E anche oggi, nell’arido contesto di un congresso senza applausi, senza capannelli, senza abbracci, ma pieno di intrighi, la corsa per la leadership della Cdu potrebbe finire sul filo.

L’outsider Norbert Roettgen, il terzo candidato in corsa, potrebbe essere la vera sorpresa del congresso. Il cinquantacinquenne che ha rivelato di recente di amare i koala su twitter, suscitando sorrisini di scherno nel partito, è un grande esperto di politica estera e sicuramente, anche da ex ministro dell’Ambiente, il più ecologista dei tre. Atlantista di ferro e grande avversario di Russia e Cina, Roettgen è un altro "scaricato" da Merkel.

Quando perse malissimo le elezioni regionali in Nordreno-Westfalia, nel 2012, decise di rimanere a Berlino, invece di andare a fare il capo dell’opposizione nel suo land. Merkel non glielo perdonò, e Roettgen dovette cedere anche il suo posto da ministro dell’Ambiente. Il presidente della Commissione Esteri dei Bundestag non ha mai vinto un’elezione: il suo avversario Laschet, che vinse le elezioni nello stesso land contro una rivale popolarissima come Hannelore Kraft (Spd), lo ricorda volentieri.

Roettgen è un atlantista convinto e durissimo oppositore della Cina e della Russia: all’ultimo congresso della Cdu propose una mozione che costrinse il Parlamento a discutere una legge per escludere Huawei dalla gara del 5G. E sull’avvelenamento dell’oppositore Aleksej Navalnyj, fu intransigente con la Russia. Partito con numeri irrisori, qualcuno scommette che potrebbe arrivare al ballottaggio, oggi.

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