Responsabili, certo, per il bene del Paese e anche un po’ di se stessi. E se si possono mettere insieme le due cose è anche meglio: è il ragionamento che in queste ore fanno due senatori, potenziali transfughi nel gruppo dei responsabili. Entrambi al centro di ricorsi elettorali ed entrambi già “condannati” dalla giunta per le elezioni, in attesa di un voto d’aula che potrebbe sbalzarli fuori del parlamento. Stare in maggioranza, per loro, significa anche avere maggiori speranze di conservare il seggio, di strappare grazie ai numeri una pronuncia favorevole alla propria sopravvivenza politica. Specie se, chi sovraintende al cantiere dei “Con-te”, può offrire garanzie in tal senso. I colloqui sono in corso, ovviamente coperti da una fitta cortina di smentite.
Uno è Vincenzo Carbone, renziano, eletto in Campania per Forza Italia. A insidiargli lo scranno è una figura nota soprattutto in ambiente calcistico: il presidente della Lazio Claudio Lotito, anche lui candidato in Campania per il partito di Berlusconi, ma in un’altra circoscrizione. Una questione legata al meccanismo dei resti: la giunta presieduta da Maurizio Gasparri (Fi) ha concluso che il calcolo è stato errato e che il seggio andava assegnato a Lotito. Carbone naturalmente ha sempre contestato questa tesi (“Mai avrei creduto che sarei stato additato dai giornali e dalla gente come il senatore abusivo”, aveva detto dopo il verdetto) ma comunque confidava che in aula il verdetto si sarebbe rovesciato. Certezza venuta meno con l’uscita del suo partito, Italia Viva, dalla maggioranza. Tornare nel perimetro di governo, dando una mano alla ripartenza di Conte, potrebbe aiutarlo a salvare il titolo di senatore. E dall'altra parte, dai traghettatori, c'è la disponibilità ad accontentare Carbone, in cambio di un prezioso voto in più alla fiducia. Anche se Carbone, sinora, ha smentito qualsiasi tradimento.
L'altro caso è quello di Anna Carmela Minuto, senatrice forzista di Molfetta accreditata di un possibile salto sul carro del premier. Anche il suo seggio è sub judice, dopo che la giunta per le elezioni ha contestato la legittimità del suo ingresso a Palazzo Madama, ritenendo fondato il ricorso di un candidato di un'altra circoscrizione pugliese. Minuto, peraltro, non ha preso affatto bene il voto contrario che, in giunta, ha ricevuto dal suo stesso partito. Un motivo in più per passare in maggioranza, C'è anche questo, nel mare magnum delle trattative che in queste ore si svolgono attorno al Senato. La figura dei "costruttori" di un governo più o meno solido, a volte, può coincidere con quella di "ricostruttori" del proprio scranno.
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