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Che cosa farà davvero Giuseppi se viene giù tutto in Parlamento

Conte riuscirà a superare la prova del Senato in programma il prossimo martedì? È questa la domanda che tiene in ansia il mondo della politica, soprattutto quei parlamentari che temono di perdere il seggio in caso di ritorno alle urne. In queste ore sarebbe incessante il lavoro, anche da parte dello stesso premier come ha spiegato il Corriere della Sera, per trovare i cosiddetti "costruttori" che dovranno sostenere l'esecutivo. La possibilità che si trovino i numeri necessari per non far cadere il governo appare buona, almeno se si prendono per buone le voci di corridoio rilanciate da Italia Oggi.

Ma forse non è tutto oro quel che luccica. Perché l'ottimismo manifestato in queste ore dalla maggioranza potrebbe essere in realtà una mossa disperata per cercare di convincere i dubbiosi ad agire in Senato. Secondo gli sherpa parlamentari più autorevoli, mancherebbero ancora 5 o 6 voti all'appello. Il numero magico è 161: i senatori 5s sono 92 a cui aggiungono i 35 del Pd, i 6 di Leu, i 3 del Maie e i 7 (compresi Cerno e De Falco) del Misto. I senatori a vita sarebbero 5, forse 3 in quanto non sempre sono presenti in Aula, e quelli delle Autonomie 7. Il totale sarebbe compreso tra 153 e 155 senatori disposti a continuare a sostenere il governo Conte. Ne mancherebbero, nelle migliori delle ipotesi, almeno altri 6. Insomma, al momento l'opera dei "costruttori" è tutt'altro che compiuta.

La possibilità che il governo cada esiste. Eppure chi conosce bene Conte sostiene che il premier si trova "in una botte di ferro". Il motivo è semplice. Se il premier riuscirà ad ottenere il numero adeguato di voti continuerà a governare altrimenti chiederà al presidente Sergio Mattarella di andare il prima possibile ad elezioni anticipate "per poter capitalizzare l'enorme consenso di cui gode nel Paese". Ovviamente questo ragionamento è basato sui sondaggi. Quindi anche se dovesse cadere, Conte lo farà senza farsi troppo "male".

Il ritorno alle urne troverebbe d'accordo anche il Pd, o almeno una parte di esso, ma non il M5s. I pentastellati sono consapevoli che i sondaggi sono disastrosi. Insomma, per Conte potrebbe andrebbe bene anche se dovesse precipitare tutto. In caso di voto il premier avrebbe anche il vantaggio di poter scaricare la colpa della crisi su Matteo Renzi. Ad avere la peggio sarebbero i 5s che hanno sostenuto Conte in questi anni.

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