Le telefonate sono cominciate sette giorni dopo l’inizio del lockdown di marzo. In due mesi sono diventate centinaia: richieste di intervento al numero unico 112 tutte concentrate ad Asti, segnalazioni di risse, incendi, malori, che hanno costretto ambulanze, pattuglie delle forze dell’ordine, e vigili del fuoco a decine di corse inutili per interventi mai esistiti. I responsabili di quelle chiamante sono padre e figlio, residenti ad Asti: il primo sulla sessantina, una trentina d'anni il secondo.
Lo hanno fatto, hanno spiegato, "perché ci annoiavano a stare a casa tutto il giorno": così "ci siamo inventati un gioco per passare il tempo". Quel gioco però è costata loro una denuncia per procurato allarme e sostituzione di persona. La squadra mobile di Asti, diretta da Marco Primavera, ha smascherato il passatempo e scoperto i responsabili. Non è stato semplice perché padre e figlio usavano un vecchio telefono cellulare senza sim per non essere rintracciati. Tutti i telefoni, infatti, anche senza una sim card, sono abilitati alle chiamate di emergenza e possono, dunque chiamare, il 112.
Gli investigatori si erano insospettiti quando avevano notato che un gran numero di interventi, a volte anche due nello stesso giorno, si concludevano con un falso allarme. Così hanno cominciato a chiedere le registrazioni di quelle telefonate fino a scoprire che le voci – che si presentavano agli operatori del numero unico con i nomi più fantasiosi – erano in realtà sempre le stesse persone. I due variavano i destinatari delle segnalazioni: a volte si facevano passare la polizia, spesso i vigili urbani, oppure le ambulanze e i pompieri.
In almeno tre occasioni diverse hanno inviato l’ambulanza a casa a di un’anziana annunciando un malore da parte della donna che in realtà stava benissimo e che è deceduta in seguito senza nessun collegamento con le segnalazioni lanciate dai due denunciati.
Padre e figlio non si accontentavano di muovere decine di mezzi di soccorso segnalando risse e liti mai avvenute in città, ma volevano anche vedere l’effetto delle telefonate perché – hanno poi ricostruito gli investigatori – quasi tutte le telefonate si concentravano nella stessa zona della città in punti che i due potevano vedere abbastanza facilmente dal balcone di casa.
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