Come è già accaduto in Lombardia, anche il Tar dell'Emilia Romagna annulla l'ordinanza regionale che ha chiuso la scuola superiore in presenza sino a sabato 23 gennaio. Soddisfatta l'avvocata Milli Virgilio, una delle legali che ha seguito il ricorso presentato a Bologna da 21 genitori: "E' stata accolta la nostra tesi, mi auguro che questo possa contribuire a rimettere la scuola al centro e sulla strada giusta".
I giudici amministrativi fanno riferimento a norme – decreti e ordinanza – del governo e del ministero alla Salute che indicavano l'apertura delle superiori "almeno al 50%" sino al 15 gennaio. La Regione, il ragionamento giuridico, interviene con propri provvedimenti che dispongono misure più restrittive – la Dad al 100% – di quelle "introdotte dalla normativa di rango primario a livello nazionale, senza che quest'ultima preveda espressamente deroghe".
"L'impugnata ordinanza – si legge – non si sottrae ai profili di illegittimità fondatamente dedotti sub specie della figura dell'eccesso di potere per insufficienza e ed ollogicità di motivazione".
Scuole superiori in Lombardia, il Tar accoglie il ricorso contro la Regione per la didattica a distanza: sospesa l'ordinanza
Sulle motivazioni i giudici concordano con quanto i ricorrenti avevano sollevato rispetto al difetto di istruttoria. L'ordinanza regionale infatti si appoggiava a una nota della direzione generale Salute e Welfare della Regione sull'andamento dell'epidemia tra 28 dicembre e 3 gennaio, dove si sollecita l'adozione di ogni ulteriore misura di mitigazione. Ma senza fare riferimento a scuole superiori, inoltre l'esame della situazione dei contagi è nell'arco temporale di una settimana in cui la scuola era chiusa.
Ricorso al Tar contro l'ordinanza dell'Emilia-Romagna che ha rinviato l'apertura delle superiori
di
Ilaria Venturi
"Non sono indicati – scrive il Tar – fatti, circostanze ed elementi di giudizio che indurrebbero ad un giudizio prognostico circa un più che probabile che non incremento del contagio riferibile all'attività scolastica in presenza nelle scuole secondarie di secondo grado". E che, "in ogni caso neppure è ventilata l'ipotesi secondo cui il virus si diffonderebbe nei siti scolastici distribuiti sul territorio regionale più che in alri contesti".
I prof ribelli del liceo da Vinci di Bologna: "Ora basta Dad"
Sulla riapertura in presenza delle superiori anche gli insegnanti cominciano a farsi sentire. Un gruppo del Da Vinci ha organizzato ieri davanti alla succursale lezioni a distanza all'aperto. "I ragazzi non riescono più a trovare la motivazione e la voglia. La parola che userei per rendere come l’idea è: assuefazione — racconta Daniela Marconi, docente di Matematica e Fisica — è chiaro che i bravi ce la fanno, ma chi avrebbe più bisogno di rimanere ancorato a una presenza in classe ora sta cedendo". Gaia Pierpaoli parla di "effetto capanna": "Si rifugiano nello stare nelle loro camere". I prof lo sanno che per molti ragazzi sta diventando più “comodo”, che vogliono stare a casa. E per questo sono ancora più preoccupati. In 24 al Da Vinci hanno firmato un documento: "Quella che stiamo attuando non è tanto una protesta, ma una richiesta di ascolto: è il momento di avere coraggio. Si riportino i ragazzi delle superiori in presenza il prima possibile" foto di Gianluca Perticoni (Eikon)
Nelle conclusioni, i giudici affermano che "l'attività amministrativa di adozione di misure fronteggianti situazioni di pur così notevole gravità non può spingersi al punto tale da sacrificare in toto altri interessi costituzionalmente protetti", come quello all'istruzione.
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