Nel centenario della nascita di Gianni Rodari, le sue favole, costruite sul più rivoluzionario tra i sensi, quello dell’utopia, tornano a fare sognare e pensare in una nuova opera che accorda note, parole e immaginazione. Gianluca Lalli, poeta e cantautore, vincitore nel 2005 del premio Rino Gaetano, ha realizzato il disco Le favole al telefono mettendo in musica sette delle settanta favole dello scrittore di Omegna, tra cui “Filastrocche in cielo e in terra” a cui è affidato il compito di aprire il disco. Liberamente ispirato all’opera di Rodari, il concept album di poesia in musica nasce in via diretta dal Cantafavole, laboratorio di scrittura creativa attraverso il quale Lalli, da anni, guida gli alunni delle scuole statali alla scoperta dell’arte del cantautorato lasciando che i giovani autori, a partire dalla lettura di un testo letterario, liberino la fantasia attraverso l’invenzione di rime, assonanze, immagini da tradurre poi nella più inclusiva delle arti, la musica.
Se per l’anno rodariano erano previsti numerosi eventi di presentazione del disco, per l’emergenza Covid gli incontri sono stati sospesi. Ma il Cantafavole non si è fermato: veicolato da una didattica a distanza venata di creatività, il laboratorio ha infatti potuto raggiungere moltissimi studenti, anche i più fragili e isolati, fino a sbarcare oltre Oceano coinvolgendo l’Istituto italiano di cultura di Montreal in Canada.
A fine gennaio, il cantastorie marchigiano brucerà le distanze imposte dalle restrizioni sanitarie coinvolgendo nel suo laboratorio creativo alcuni alunni di un liceo di Parma: ragazzi e ragazze con disabilità che, avvalendosi della possibilità offerta agli studenti con fragilità di continuare a frequentare la scuola in presenza, da fine ottobre stanno incontrando i loro compagni, collegati da casa, solo attraverso uno schermo.
di
Cristina Zagaria
Per loro, il Cantafavole diventa occasione per prendere parte a un “esercizio di fantastica” ispirato dalla visione di Rodari per cui l’immaginazione è condizione necessaria della vita quotidiana. Al centro del laboratorio, in cui gli alunni sono chiamati a dare forma poetica a favole che poi verranno musicate e cantate, brillano poesia e musica che, come scrive Rodari nella sua Grammatica della fantasia, servono al bambino e all’uomo “proprio perché, in apparenza, non servono a niente.” Dentro il gioco, molto serio, dell’inventare metafore, rime e accordi, il maestro non è più “un domatore di puledri o un ammaestratore di foche”, ma un promotore di creatività che sa mettersi in ascolto di una parola autentica che non corrisponde mai alla risposta esatta.
Se nelle scuole, che Rodari definì “riformatori a ore”, sembra vincere, in troppi casi, un modello che chiede agli alunni di uniformarsi nella direzione di una sempre maggiore competizione per il successo, allenando attenzione e memoria per inseguire sogni decisi da altri, le favole al telefono di Lalli, con la forza eversiva della poesia, arrivano a risvegliare il sospetto che sia necessario educare alla fantasia guidando i ragazzi a scoprire e ad esprimere la propria voce, la propria personale intonazione, al di là di ogni spartito già scritto.
Nelle favole di Rodari, Lalli da bambino ha trovato la miccia capace di accendere la sua passione per una immaginazione percorsa sempre da una forte tensione morale: “Nella scrittura di Rodari, che ha rappresentato nella mia infanzia il primo incontro con la letteratura, l’immaginazione e il gioco sono strumenti per ideare nuove figure di mondo, rompere gli schemi dell’esperienza provando a correggere errori che quasi sempre nascono da ingiustizia e disuguaglianza”.
Nell’adolescenza, trascorsa a Colle di Arquata, paese tra i monti dove gran parte degli abitanti erano carbonai e boscaioli e non c’erano strutture ricreative, “la lettura – spiega Lalli – è stata una finestra su altri mondi possibili: leggendo, ho incontrato grandi scrittori come Orwell, Goethe, Fante, Silone, Zamjatin e Bradbury che poi ho musicato nei miei dischi.” Interpretando suggestioni letterarie in forma musicale, prima di compiere il lungo giro che lo ha riportato a Rodari, il cantautore ha composto Il tempo degli assassini (2011) – il cui titolo richiama Il rintocco che chiude “Mattinata d’ebbrezza” nelle “Illuminazioni” di Rimbaud -, La fabbrica di uomini (2014) e Metropolis (2017), che mutua il titolo dalla distopia di Fritz Lang.
Il tema di fondo delle le fiabe musicate da Lalli (che hanno ricevuto l’approvazione entusiastica di Paola Rodari, figlia dello scrittore oltre che prima destinataria, da bambina, delle Favole al telefono) è quello, prosegue il cantautore, “della ricerca di una propria visione del mondo, autentica e non sottomessa a dettati altrui: figura di questa ricerca divergente, il giovane Gambero che, per trovare il proprio passo, decide di camminare in avanti, a dispetto di consuetudini che a volte rischiano di diventare dogmi.”
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