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Il dramma dei deportati politici: “Dimenticare sarebbe una colpa”

Dimenticare sarebbe molto di più di un errore, quasi sempre dettato dalla superficialità che contraddistingue questo vivere al presente. Dimenticare sarebbe una colpa. Per questo è prezioso il lavoro come sempre svolto con grande attenzione da Giorgio Getto Viarengo, storico attento a indagare il passato con i criteri del rigore, senza rinunciare alla prosa del narratore. Insieme a Bartolomeo Berto Solari, questa volta Viarengo affronta una storia globale come quella della deportazione, concentrandosi sul locale. " Deportati. Dimenticare sarebbe una colpa. La deportazione politica dal Tigullio- Golfo Paradiso" ( Internos Edizioni) è infatti il titolo del suo ultimo libro disponibile da ieri. Già nel 2008 Viarengo si era concentrato sulla deportazione degli ebrei della provincia di Genova, ma ora sceglie di concentrare la sua ricerca in un ambito territoriale più specifico, quello appunto del Tigullio e del Golfo Paradiso.

« A volte, come in questo caso, è necessario concentrare il proprio ambito di ricerca per evitare che possa essere inglobata in una riflessione complessiva — spiega Viarengo — È la scelta compiuta per focalizzarci sul dramma della deportazione politica. Quella che per i nazisti aveva la classificazione schutz».

A 75 anni da quegli avvenimenti, gli autori propongono in questo volume metodi d’analisi e ricostruzione storica nuovi, sia nei contenuti, sia nella grafica, studiando e restituendo i profili delle vittime rispetto ai territori d’appartenenza e residenza. Sono infatti più di 40mila i deportati e più di duecento i convogli utilizzati per il trasporto secondo i dati dell’Aned (Associazione NazionaleDeportati). « Il nostro lavoro — chiudono gli autori — ha utilizzato una nuova classificazione, partendo dal nostro territorio col perimetro del Tigullio— Golfo Paradiso, individuando i nativi e i residenti, i luoghi d’arresto, la reclusione in Italia, i campi di transito e le destinazioni in Germania. Di ognuno dei deportati si propone un profilo biografico e il proprio destino nell’esperienza della deportazione».

Di particolare interesse, fra i tanti documenti analizzati, un diario scritto a Chiavari, il manoscritto di don Luigi Pinamonti, arrestato a Chiavari il 27 maggio 1944 e dopo brutali torture consegnato dagli uomini di Vito Spiotta ai nazisti per la deportazione nei lager.

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