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Egitto, Al Sisi rimuove il generale sotto accusa per la morte di Regeni

L'uomo più temuto dalla società civile egiziana è uscito di scena. Il generale Tareq Ali Saber della National Security Agency (il servizio segreto interno) è stato rimosso due giorni fa dal suo incarico di capo dell'ufficio incaricato di monitorare ong, sindacati e organizzazioni politiche.

Non si tratta di un avvicendamento qualunque: Saber è l'ufficiale più alto in grado fra quelli messi sotto accusa dalla Procura di Roma nell'abito dell'inchiesta per il rapimento e l'omicidio di Giulio Regeni. È a lui che arriva la denuncia del capo del sindacato ambulanti Mohammed Abdallah sulle presunte attività sospette di Giulio e lui a deciderne la sorveglianza, l'arresto e in definitiva la tortura e la morte.

Benché non si possa ufficialmente parlare di una rimozione – non c'è perdita di grado – di fatto lo è: Saber, 56 anni, sarà responsabile dell'ufficio che si occupa di emettere certificati di nascita e carte di identità. Lontano dalla catena di comando che risponde al presidente Abdel Fatah Al Sisi, dove finora aveva un ruolo di primo piano.

A portare allo spostamento, una serie di decisioni che hanno creato ad Al Sisi più di un problema. La morte di Regeni prima di tutto. E, più recentemente, gli arresti dei tre dirigenti dell'Egyptian initiative for human righst (Eipr) l'ong con cui collaborava Patrick Zaky: fu Saber a ordinare a novembre il fermo di Mohammed Basheer, Karim Ennarah e Gasser Abdel Razek per mettere a tacere la società civile alla vigilia del cambio di presidenza negli Stati Uniti, in previsione di un ritorno al centro della scena della questione diritti umani.

"Possiamo reggere alla pressione che ne verrà", disse Saber ai suoi. Si sbagliava: due ore dopo l'ultimo fermo, al ministro degli Esteri Sameh Shoukry arrivava una lettera di 19 ambasciatori occidentali – fra cui l'italiano Giampaolo Cantini, che firmò soltanto a patto che rimanesse riservata – per chiedere una risoluzione della vicenda. L'inizio di una crisi che sarebbe durata due settimane, con articoli sui principali giornali del mondo, l'intervento dell'Onu e di diversi governi europei. E che – nonostante il rilascio dei tre – avrebbe travolto Al Sisi durante la visita di Stato in Francia. Di lì, la scelta del trasferimento.

Saber è coinvolto anche nel caso di Zaky, il ricercatore dell'università di Bologna arrestato al Cairo quasi un anno fa. Il 7 marzo fu contattato da una persona che segue il caso con un messaggio: Patrick è un ricercatore, come Regeni. Se non verrà rilasciato i problemi cresceranno, perché in Italia non verrà dimenticato. Saber garantì che si sarebbe occupato della vicenda: ma poi scomparve.

Se la sua sostituzione rappresenterà una svolta per Zaky è da vedere: fra due giorni il ricercatore sarà davanti ai giudici. Ma i legali non si fanno illusioni: se pure dovesse esserci un gesto di clemenza, è difficile che arrivi prima del 25 gennaio, anniversario della rivolta di piazza Tahir, quando la pressione è massima per il timore che la protesta si riaccenda. Il 25 gennaio 2016, nella rete cadde Giulio Regeni: e questo il generale lo sa bene.Original Article

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