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The dreamers. Tutti dicono Je t’aime, viva la Francia e il suo cinema

Care lettrici e cari lettori,
cosa c’è di meglio per innamorarsi, non solo del cinema, di una commedia francese? La storia d’amore tra l’Italia e la Francia sul grande schermo è una di quelle per la vita. E ogni anno l'appuntamento è a Parigi, ai Rendez-Vous appunto, che quest’anno si stanno svolgendo in versione digitale. Persino nella terra dei grandi autori e di un mercato che ancora mette al centro la sala, in cui la cultura e il cinema sono sostenuti da finanziamenti e una legislazione a tutela, si sono fatti sentire gli effetti della pandemia. Gli ingressi, in quello che è ancora il più grande mercato cinematografico d’Europa, sono crollati del settanta per cento e così pure le esportazioni: i giorni organizzati da UniFrance hanno l'obiettivo di far conoscere e diffondere il cinema francese nel mondo. In questa edizione 23 sono presentati settanta film pronti, ma i set non si sono mai fermati, sono andati avanti e quando le sale riapriranno – quest'anno sono rimaste chiuse per 176 giorni, registi e attori saranno pronti. Non bisogna farsi ingannare dal fatto che i primi cinque titoli della classifica d’incassi battono bandiera americana: molti autori hanno preferito aspettare momenti migliori. Nella newsletter di questa settimana scrive Anais Ginori, corrispondente da Parigi, e abbiamo le firme di tre critici di Repubblica: Natalia Aspesi, Irene Bignardi e Paolo D'Agostini.

Buona lettura, buone visioni

Arianna Finos e Chiara Ugolini

Délicieux

Cibo e cinema, nel film Délicieux due eccellenze francesi

Ad aprire le danze non poteva che essere Délicieux, un film che unisce due arti in cui la Francia eccelle: il cinema e la cucina. Nella Francia del XVIII secolo il prestigio di una casa nobiliare dipende dalla qualità della sua tavola. All'alba della Rivoluzione la gastronomia era ancora prerogativa degli aristocratici. Quando il talentuoso cuoco Manceron (Grégory Gadebois) viene licenziato dal Duca di Chamfort perde il gusto per la cucina. Tornato nel suo paese, incontra la misteriosa Louise (Isabelle Carré) che lo rimette in piedi. Nutrendo entrambi un desiderio di vendetta nei confronti del Duca, decidono di creare il primissimo ristorante di Francia.

'Un anno con Godot' diretto da Emmanuel Courcol con Kad Merad e David Ayala

In questi giorni sono tanti i titoli presentati, discussi con registi e attori protagonisti e venduti anche sui mercati. In particolare c’è una corposa fetta destinata a uscire in Italia, preferibilmente in sala (ma se necessario anche su qualche piattaforma). Ci sono cartoni animati, commedie surreali, drammi e thriller. Tra le star Kad Merad, Isabelle Huppert, Charlotte Gainsbourg, Adèle Exarchopoulos, Catherine Frot, Ariane Ascaride. Arriveranno nelle nostre sale anche altri film francesi che hanno preferito aspettare la riapertura delle sale, mentre altri li abbiamo visti e apprezzati on demand. Kad Merad è il protagonista di Un anno con Godot, il film che è stato scelto per chiudere lo scorso Festival di Torino: tratto da una storia vera, racconta di un regista che unisce un gruppo di carcerati e poi li porta in tour con Aspettando Godot. Nel viaggio ognuno scoprirà che quel racconto di teatro parla della vita di ciascuno di loro. Non solo un film di sentimenti, con un finale sorprendente e straordinariamente beckettiano mutuato dalla realtà.

'La fine fleur'

Catherine Frot è la regina delle rose in La fine fleur, secondo film di Pierre-Pinaud su una coltivatrice professionista di rose che porta avanti l’attività che le ha lasciato il padre con tutto l’amore ma anche con tanto affanno economico e la concorrenza delle multinazionali. Si ritroverà a lavorare con la sua assistente e un manipolo di operai del tutto impreparati al compito; faranno squadra contro le avversità, alla ricerca dell’innesto perfetto. A proposito di innesti, presentato alla scorsa Festa di Roma, sezione Alice nella città, Gagarine è un'opera potente, un racconto sociale che si innesta felicemente in un film di fantascienza. Lo firmano Fanny Liatard e Jérémy Trouilh. Ecco la deliziosa opera di debutto di una figlia d’arte, Suzanne Lindon che ha scritto, diretto e interpretato Seize Printemps, l’incontro tra una giovanissima ragazza e un attore molto più grande. Tra i cartoni animati Calamity, su Calamity Jane (apprezzato anche questo ad Alice nella città) e L’extraordinaire voyage de Marona, una cagnolina che incontriamo letteralmente spalmata sul selciato tra le macchine sfreccianti e che ci racconta la sua vita in soggettiva con uno stile animato poetico e sull'esistenza di una cagnolina, Marona, che ama gli umani più di se stessa, firma Daiman Anca. Non poteva mancare la signora del cinema francese, Isabelle Huppert, che vedremo al fianco del Caravaggio di Scamarcio nel film di Michele Placido, e che qui è la protagonista di La Daronne, film diretto da Jean-Paul Salomé, tratto dal romanzo di Hannelore Cayre. Racconta di una traduttrice giudiziaria arabo-francese addetta alle intercettazioni telefoniche che un giorno riconosce la voce di un pusher: è il figlio dell’infermiera, che si prende amorevolmente cura di sua madre. Haut le filles! è un vigoroso documentario sulla storia del rock francese al femminile firmato da Francois Armanet, con, tra le altre, Charlotte Gainsbourg, Imany, Brigitte Fontaine, Vanessa Paradis.

Ibrahim, storia di un padre e di un figlio

Ibrahim ha vinto il premio Camera d'oro Alice/MyMovies alla Festa di Roma, lo ha premiato una giuria composta da Eva Cools, Agostino Ferrente, Caterina Guzzanti, Claudio Noce e Roberta Torre. Ecco la loro motivazione al premio. "Un'opera che sorprende per la maturità della regia e delle interpretazioni, che racconta sapendo evocare con gli sguardi invece di spiegare con le parole il complicato rapporto tra un padre in difficoltà e un figlio alla ricera del delicato percorso dell'adolescenza. Un genitore che ha sbagliato e sofferto in gioventù e che, da educatore, cerca senza sosta l'equilibrio tra redarguire gli sbagli e offire la possibiità di imparare a superarli. Un film che parla di amore carico di pietas e dolcezza su un'umanità che cerca di resistere, sempre al confine tra devianza e resilienza".

Unifrance, Daniela Elstner: “Un grazie agli spettatori italiani”

Alla vigilia della partenza dei Rendez-Vous, abbiamo intervistato Daniela Elstner, direttrice esecutiva di UniFrance sul presente e il futuro del cinema francese. Qui l'integrale.

In che modo la pandemia ha influenzato le uscite nelle sale e la produzione di nuovi film?

“Ovviamente l'anno scorso ci sono state uscite cancellate, film che sono stati chiusi dopo una settimana sugli schermi. È successo in Francia, come ovunque nel mondo. Ma abbiamo avuto anche un grande successo, in paesi dove i teatri non erano chiusi, come la Corea del Sud per esempio. E anche in Italia, quando le sale hanno aperto per poco tempo, i nostri film sono tornati in onda. Grazie al pubblico italiano! In Francia, i set si sono stati riaperti rapidamente. Quindi avremo molti film pronti per il 2021 e non vediamo l'ora di vederli”.

Quali sono i temi trattati in questi film francesi presentati al Rendez -Vous? C'è una nuova tendenza o un filo conduttore che vi ha colpito?

“Ciò che mi colpisce sempre è la grande diversità del cinema francese. Dal bellissimo film di apertura, Delicieux di Eric Besnard, passando per Aline di Valérie Lemercier, o documentario come Un pays qui se tient sage di David Dufresne, o Calamity di Rémi Chayé, il cinema francese parla in diverse lingue, racconta storie e generi vari. Per me è questa ricchezza che emerge. Non abbiamo un cinema ma tanti cinema francesi”.

'Mignonnes'

La luce del cinema francese sono le donne

dalla nostra corrispondente Anais Ginori

PARIGI – Il cinema francese riparte dalle donne. È l'auspicio che viene dai Prix Lumières, i premi della stampa estera che preludono alla cerimonia dei César. Nel mezzo della crisi sanitaria che ha avuto un pesante impatto anche sul cinema d'Oltralpe, sono le donne a essere infatti le protagoniste della 26esima edizione dei Prix Lumières prevista il 19 gennaio. La giuria composta dai 120 corrispondenti stranieri di grandi media in Francia ha infatti deciso di nominare le pellicole di ben otto registe nelle varie categorie. Un record storico per l'Accademia presieduta dalla giornalista americana Lisa Nesselson.

Monica Bellucci in 'L'homme qui a vendu sa peau'

Tra le nominate di questa edizione ci sono autrici già di chiara fama come Maiwenn, già premiata a Cannes per il suo Polisse, e ora in corsa per la miglior regia con Dna e altre meno affermate come Manèle Labidi e la commedia Un divano a Tunisi con l'attrice Golshifteh Farahani. Altra regista tunisina nella selezione dei Prix Lumières è Kaouther Ben Hania con L'Homme qui a vendu sa peau, nel quale recita Monica Bellucci, nominata nella categoria “Coproduzione internazionale”. L'attrice Maryam Touzani, prima regista marocchina in corsa per gli Oscar l'anno scorso, firma la pellicola Adam nominata per "coproduzione internazionale" e "rivelazione femminile". Per la miglior opera prima c'è Maïmouna Doucouré e il suo Mignonnes, già selezionato dal Sundance e che ha provocato un forte dibattito negli Stati Uniti. La regista Anca Damian è in corsa per il film di animazione L'extraordinaire voyage de Marona. Ha ben quattro nomination (miglior attore, rivelazione femminile, primo film, fotografia) la pellicola di Charlène Favier, Slalom. Il successo di Antoinette dans les Cévennes di Caroline Vignal, con doppia nomination (regia e attrice), è stata una delle sorprese durante i mesi di riapertura nelle sale. Infine, il protagonista di Énorme, firmato da Sophie Letourneur, corre nella categoria "miglior attore".

La forte presenza femminile nelle nomine ai Prix Lumières vuole essere un segnale dopo un anno all'insegna delle proteste nel mondo del cinema francese per maggiore parità. L'anno scorso l'Accademia dei César era stata travolta da dimissioni in blocco di molte artiste in polemica con la presenza di Roman Polanski. Durante la cerimonia degli Oscar francesi le polemiche erano continuate con il clamoroso abbandono in diretta dell'attrice Adèle Haenel, seguita dalla regista Cécile Sciamma. L'Accademia dei César è stata completamente rinnovata. E anche il governo si è mosso con nuove misure per incentivare la parità di genere nelle produzioni. Oltre al record di registe, la 26esima edizione dei Prix Lumières vede in testa alle nomination Due di Filippo Meneghetti, che sarà anche il rappresentante della Francia agli Oscar, seguito da vicino da Les Choses qu'on dit, les choses qu'on fait di Emmanuel Mouret (5 nomination), poi Eté 85 di François Ozon.

Chiami il mio agente, quarta stagione

Chiami il mio agente, la serialità omaggia il cinema

I francesi hanno inventato una serie culto, che vanta tra i fan accaniti anche Nanni Moretti. Ed è Chiami il mio agente!, incentrata su un'agenzia per attori parigina che ha la caratteristica di ospitare in ciascun episodio una star del cinema francese ma non solo. Su Netlix dal 21 gennaio arriva la nuova stagione, la quarta, che vede arruolate una serie di celebrità, a partire da Charlotte Gainsbourg, Sigourney Weaver, Jean Reno. I nostri agenti sono impegnati a risolvere grane ma anche a lottare, ancora una volta, per la sopravvivenza dell'agenzia. Andrea deve anche gestire il nuovo incarico e conciliarlo con le esigenze della sua nuova famiglia. Anche Mathias e Noèmi non sono lontani da quella che più che mai è diventata una famiglia allargata. Due attori emergenti, protagonisti della serie: Laure Calamy (Noèmie) ai Rendez-Vous ha presentato una deliziosa commedia, Antoinette dans les Cévennes, commedia divertente e originale di Caroline Vignal che la vede protagonista insieme a un asino, mentre Nicolas Maury è protagonista del film candidato ai Prix Lumiere con il film Garçon Chiffon, sulle disavventure sentimentali di un giovane, ed è stato appena scelto come Shooting star, attore emergente europeo, dalla Berlinale 2021.

Dal cinema alle serie: star dal grande al piccolo schermo

Se anche registi gallina dalle uova d'oro, come il duo Nakache – Toledano (è loro Quasi amici tra i film più visti di sempre in Francia) si stanno dando alle serie tv un motivo ci deve essere e non è collegato soltanto alla grande emergenza in cui da quasi un anno versa il cinema mondiale. "Appena prima del lockdown abbiamo finito di girare la nostra prima serie tv, 35 puntate per Arte di En terapie. È la serie che è già stata adattata in Italia con Sergio Castellitto In treatment, ritroveremo alcuni nostri attori come Kateb e Frédéric Pierrot ma anche Carole Bouquet e altri, il nostro adattamento è ambientato all’indomani dell’attentato del Bataclan" ci raccontavano qualche mese fa. La serialità è sempre più strettamente legata al cinema, gli autori e i registi passando da un progetto all'altro, da piccolo e grande schermo senza soluzione di continuità. E così pure gli attori.

Tra dinosauri e collier, Omar Sy tra Francia e Stati Uniti

Sempre più star del cinema sperimentano la serialità, l'ultimo sul fronte francese è stato Omar Sy, protagonista di una delle serie Netflix più viste in questi giorni, quella dedicata a Lupin. Padre senegalese e madre della Mauritania, è stato il primo attore nero a vincere un César, l'Oscar francese. Ma prima del cinema c'era stato il colpo di fulmine, del tutto casuale, con la comicità e la creazione di un personaggio esilarante di calciatore nigeriano esploso in radio e l'exploit televisivo insieme all'amico d'infanzia Jamel Dabbouze. Tanta commedia miscelata al cinema sociale, sotto la direzione del duo Nakache – Toledano (Samba), Michel Hazanavicius (Il principe dimenticato) e Roschdy Zem (Mister Chocolat). Nel frattempo però il trasferimento, moglie e figli (ne ha cinque), a Los Angeles dove macina, uno dietro l'altro, una serie di blockbuster: il settimo X-Men, Jurassic World, Inferno di Ron Howard. Lo rivedremo il prossimo anno lottare contro i dinosauri accanto a Chris Pratt ma intanto è diventato il ladro gentiluomo di nuova generazione. E nell'incontro che abbiamo avuto su Zoom (qui l'intervista) ci ha raccontato cosa rende diverso un set francese da uno americano. "Non faccio confronti. Sono contento sia quando lavoro in un posto che nell'altro, penso il mio lavoro come una cosa unica non cerco di separarlo. Ovviamente ci sono differenze ma non saprei dire il meglio e il peggio. In Francia c'è un approccio un po' serioso ai set cinematografici rispetto all'America dove c'è più un elemento di gioco, però in Francia c'è una sensazione di lavoro collettivo mentre negli Stati Uniti con i sindacati e tutto si lavora più per compartimenti quindi capire come funziona un set non è sempre semplice". Ormai entrato totalmente nel ruolo Omar Sy "travestito" da attacchino di manifesti cinematografici è andato nelle metropolitana di Parigi per affiggere la locandina della serie e nessuno l'ha riconosciuto. Vedere per credere.

Meno famoso è un altro attore francese appena sbarcato nella serialità: Félix Moati, classe 1990. Figlio di un documentarista e giornalista, ha esordito al cinema diciannovenne nella commedia sentimentale LOL – Il tempo dell'amore, sorta di aggiornamento del Tempo delle mele dove Sophie Marceau era la mamma. Poi tanta commedia sociale fino all'arrivo quest'anno alle serie tv, è protagonista di No man's land, ancora su Starzplay, l'app di Apple Tv. La guerra civile siriana è raccontata da un inedito punto di vista, quello di un francese che tra le bombe cerca la sorella Anna, scomparsa anni fa e che tutti credono morta in un attentato al Cairo. Un modo per dare voce alle combattenti turche che lottano contro Daesh. Quando riapriranno i cinema lo rivedremo di nuovo su grande schermo, in questi mesi ha lavorato a Une vrai famille, storia di un padre che deve riuscire a ottenere la custodia dei suoi figli e dell'assistente sociale che deve decidere su di lui, con Mélanie Thierry con cui ha già diviso il set della serie tv. Nel 2021 arriverà poi anche il film di Wes Anderson bloccato dalla pandemia, The French Dispatch, rappresentazione del mondo del giornalismo attraverso il racconto della redazione del supplemento culturale settimanale di un quotidiano americano con sede in Francia negli anni Cinquanta. "Lavorare con Wes Anderson è stata un'esperienza straordinaria – ci ha raccontato dalla sua casa di Parigi – ho avuto l'occasione di vederlo al lavoro per tre settimane, puro genio. Sia che tu ami i suoi film sia che no è una gioia osservarlo sul set con la sua meticolosità, quasi un'ossessione. Sa esattamente cosa vuole e nell'ottenerlo prova una grande gioia, una gioia quasi infantile. Poi è stato bellissimo lavorare con Benicio Del Toro, Adrien Brody, Tilda Swinton, un cast pazzesco. Il film io l'ho visto, è qualcosa di incredibilmente spettacolare, io faccio una parte piccola… ci sono alcuni attori francesi nel film e tutti hanno piccoli ruoli. Sono un cameriere e sto tutto il tempo con una bottiglia di champagne in mano… ma è stato molto, molto divertente".

'Ritratto di giovane in fiamme'

Repubblica vintage: il gineceo di Sciamma, il Godard di Hazanavicius e il maestro Resnais

Dall'archivio di Repubblica ecco due recensioni di interessanti di film francesi degli ultimi anni. Natalia Aspesi ci parla di uno dei titoli più interessanti della scorsa stagione che ora troviamo su Now tv Ritratto della giovane in fiamme, premiato a Cannes e firmato da Céline Sciamma, mentre Paolo D'Agostini recensisce il biopic cinematografico in forma di commedia Il mio Godard, di Michel Hazanavicius (da recuperare su Prime Video). Un bellissimo ritratto invece di un altro maestro della Nouvelle vague, Alain Resnais, firmato da Irene Bignardi all'indomani della morte del regista.

'La regola del gioco' di Jean Renoir (1939)

Altre pagine: la Francia vista dal mondo e il cinema visto dalla Francia

In questa newsletter tutta dedicata alla Francia abbiamo scelto di offrirvi in altre pagine due punti di vista: quelli dei francesi sulla situazione del cinema oggigiorno e quella degli americani sul cinema francese. Le Monde propone un'analisi sull'anno appena concluso, dati scoraggianti certamente ma che nascondono anche elementi positivi come il boom che c'è stato nell'ultima settimana di ottobre (prima del nuovo lockdown) che fanno ben sperare per la riapertura e un bilancio, a cura dei critici del quotidiano, del meglio che il cinema ha proposto nel 2020 non solo titoli francesi.

Dall'altra parte dell'oceano invece Variety dà notizia della nuova edizione (tutta virtuale) degli incontri del cinema francese Rendez – Vous a cui anche noi stiamo partecipando ma soprattutto un articolo del New York Times che parla di un grande classico, La regola del gioco di Jean Renoir del 1939, un capolavoro senza tempo che – come scrive il quotidiano americano – pur non essendo un film "rivoluzionario" ha raccontato in modo unico il tempo in cui è stato realizzato.

Happy ending: Mandibole

Il sorriso finale è affidato a una commedia squisitamente demenziale firmata da Quentin Dupieux che è stata presentata alla scorsa Mostra di Venezia e che ora tra i film protagonisti dei Rendez- Vous. Due amici un po’ sempliciotti, trovano una mosca gigantesca intrappolata nel bagagliaio di un’auto, decidono di addestrarla per farci un sacco di soldi. Si ride, parecchio. Nel film c'è anche una formidabile ironica Adéle Exarchopoulos, che interpreta una ragazza che per un disturbo è costretta a comunicare urlando.
Arianna Finos e Chiara Ugolini
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