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Roma, l’anti-Covid dalla Cina sequestrato dai Nas: “Farmaco illegale”

Un farmaco cinese per curare il Covid. Che l'Aifa non ha autorizzato ma che, a piazza Vittorio, andava per la maggiore. I carabinieri del Nas hanno sequestrato centinaia di pillole di Lianhua Qingwen Jiaonang, un medicinale che a Pechino viene utilizzato regolarmente per combattere febbre e problemi ai polmoni e che viene considerato come un antidoto, piuttosto efficace, al Coronavirus perché capace di alleviare le difficoltà respiratorie nel pazienti affetti da Covid- 19. Sottoposte a sequestro penale complessivamente 437 confezioni di farmaci privi di autorizzazione all’immissione in commercio e delle prescritte indicazioni in lingua italiana, sono stati rinvenuti presso 5 esercizi commerciali (4 nel centro di Roma e 1 a Prato), tra supermarket ed erboristerie gestiti da cittadini asiatici.

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Si tratta di un prodotto naturale di medicina tradizionale, composto da 12 piante e 61 principi attivi, che è stato sviluppato dopo l'epidemia che ha travolto prima Wuhan, poi tutto il mondo. In Cina ha ancora oggi grande successo, ma in Italia non è autorizzato: per l'Agenzia Italiana del Farmaco non può essere venduto. Per questo i militari nei giorni scorsi ne hanno sequestrati, in alcuni esercizi commerciali all'Esquilino, diverse quantità e sono in corso accertamenti per capire come quelle dosi siano arrivate in Italia e chi le acquistasse: il reato contestato, per ora, è la violazione del divieto di commercializzazione di farmaci non autorizzati. Peraltro, i carabinieri indagano anche sulla vendita: i negozi che li somministravano non erano certo farmacie e dunque sprovvisti della necessaria licenza per cedere medicinali.

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Non è la prima volta che quel farmaco finisce nel mirino degli inquirenti. Già in aprile, in pieno lockdown, la polizia locale aveva fermato un cittadino cinese di 37 anni: sulla sua macchina erano state trovate 200 confezioni di Lianhua Qingwen Jiaonang e 3 mila euro in contanti. L'uomo aveva dichiarato candidamente che quei farmaci servivano per combattere il Coronavirus e che lui li stava trasportando. Agli agenti del I Gruppo aveva anche mostrato un certificato dell'ambasciata che, secondo lui, lo autorizzava. La procura aveva immediatamente disposto il sequestro di tutto, medicinale e macchina, e avviato una serie di indagini. Gli investigatori avevano subito sospettato che ci fosse una rete di importazione illegale e di distribuzione del farmaco che godeva ( e tuttora gode) di grande consenso nella comunità cinese della capitale.

E, visto che di mesi ne sono passati 9 da quel primo sequestro, ma l'antidoto cinese al Coronavirus continua ad essere commercializzato in città, il dubbio è che gli acquirenti non siano solo orientali, ma che ormai, nonostante il no dell'Aifa, il preparato sia piuttosto diffuso in Italia e forse anche consigliato da qualche medico. E l'inchiesta, a questo punto, rischia di allargarsi per capire come arriva, chi lo commercializza e chi lo prescrive.

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