“Non volevo licenziarla, è stata lei a raccontarmi tutto al mattino e a dirmi che era successo un pasticcio, che non poteva più lavorare e che si vergognava nel guardare i genitori dei bambini in faccia perché tutti sapevano”. La direttrice del piccolo asilo nido torinese, da lei creato, “di ispirazione cattolica”, racconta in aula la sua versione e si difende dall’accusa di violenza privata nei confronti della maestra licenziata per aver mandato le sue foto intime e private all’ex fidanzato, che le aveva a sua volta divulgate in una chat del calcetto.
di
Sarah Martinenghi
La direttrice, accusata di aver "messo alla gogna" assieme ad altre insegnanti la maestra, per poi licenziarla, si è giustificata così: “Lei continuava a cambiare versione sulle sue dimissioni e per questo, non per le foto, si è rotto il rapporto di fiducia con lei. Mi ha accusata di essere bugiarda. Ho mandato quei messaggi in chat perché ero arrabbiata e mi è 'partito l’embolo' ”. Nei messaggi la direttrice scrive tra l'altro alle colleghe: "Mandiamola via, cercate di farla sbagliare: qualsiasi cosa succeda mi chiamate e io lo prendo come pretesto per mandarla via".
Ecco la ricostruzione della direttrice: “Quando lei mi ha raccontato che cosa le ero successo, io le dissi di andare a casa e farsi una doccia e di parlare con i suoi genitori, di andare dai carabinieri e denunciare quel ragazzo” spiega in aula l’imputata, “piangeva disperatamente, io stavo male per lei”.
Durante la riunione con le altre insegnanti, in cui la ragazza sarebbe stata “messa alla gogna”, ci sarebbe invece stato solo un clima di “conforto”: “Lei è arrivata senza essere convocata perché io le avevo consigliato di tornare a casa perché non era in condizioni di lavorare. Tornata a scuola invece mi disse che io mi ero inventata tutto, che non era vero nulla e che nessuno sapeva. Ecco perché a quel punto chiesi alle altre maestre che cosa sapevano: quasi tutte dissero che sapevano delle foto”.
di
Sarah Martinenghi
A quel punto, sostiene ancora la direttrice per giustificarsi, la maestra sarebbe tornata sulla sua decisione di andarsene, firmando le dimissioni. Per poi richiamare la direttrice ancora una volta al pomeriggio e dirle di nuovo: “Non è vero niente, ti sei inventata tutto, ci vediamo in tribunale”. L'imputata ha anche spiegato che i genitori dei piccoli alunni, a quel punto, le avevano manifestato preoccupazione: “Il mio nido aveva pochi bambini, il timore che portassero via i loro figli era forte. E sarebbero bastate due rette in meno perché non potessi pagare più le maestre”.
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