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“Papà uccidi il mostro”, in 9 minuti l’ultimo saluto di Federico: un corto per il bambino di Taranto morto a 9 anni di tumore

Una telefonata di nove minuti, in una stanza vuota di una casa di Taranto, città che ospita da anni l'impianto siderurgico ex Ilva. Solo nove minuti: quanto bastano per rappresentare, all'interno di un cortometraggio, lo strazio di un padre disperato che dovrà dire addio per sempre al suo bambino di nove anni, affetto da un neuroblastoma.

'Papà uccidi il mostro': il disegno del bambino morto di tumore a Taranto torna virale. "Il fumo nero è ancora qui"

Anna Puricella


È una storia vera, che ha ispirato il film "Papà uccidi il mostro". Una sorta di omaggio al piccolo Federico, che nel 2014 prima d morire lasciò a suo padre un disegno, sul comodino dell'ospedale in cui era ricoverato. Con i colori a pastello aveva rappresentato i fumi neri che uscivano dalle ciminiere dell'impianto dell'ex Ilva come fossero giganti cattivi intenti a divorare la sua città.

Diretto e interpretato da Fabio Vasco, regista originario di Casamassima, è il racconto di una storia d'amore, quella tra Federico e suo padre, tra le fiamme degli altiforni, cornice infernale e crudele.

Con la sceneggiatura di Antonio Mocciola, il cortometraggio è stato prodotto da Mag-Movimento artistico giovanile, con il patrocinio di Apulia Film Commission e distribuito da Premiere Film. Interamente girato durante il periodo del lockdown a causa del Covid, il cortometraggio dura, appunto, solo nove minuti: "Abbiamo cercato di far trasparire anche le problematiche legate alle questioni produttive, adattando il girato a una storia che raccontasse le difficoltà del set".

La particolarità delle riprese è l'utilizzo della tecnica cinematografica del piano sequenza, che prevede la registrazione di un'unica scena, in un'unica ripresa. Girata quindi senza stacchi. "Non è semplice, – ha specificato Fabio – perché tutto deve funzionare perfettamente, dalla recitazione alla regia. Dai movimenti, alla luce, fino al suono. Non si può sbagliare". La tecnica, infatti, "costringe" l'interprete a mantenere la recitazione per tutta la durata prevista dal corto. In questo caso l'unico attore è stato lo stesso Fabio, nella doppia veste di interprete e regista.

"Con il mio corto ho voluto dare voce a tutte le vittime di una tragedia purtroppo ancora attuale. – Ha spiegato Vasco – Vorrei che passasse questo messaggio: perché i bambini capiscono prima degli adulti la gravità di determinate situazioni, mentre noi restiamo indifferenti, spettatori della cruda realtà?"

"Papà uccidi il mostro", infatti, non è solo un disegno o un cortometraggio. È il grido di speranza di molti bambini di Taranto, vittime dell'illusione adulta del miracolo industriale delle acciaierie italiane. Per Fabio Vasco il corto è la seconda esperienza come regista: già con la scrittura di "Piccoli Diavoli", in cui interpreta un ragazzo che soffre di ritardo mentale, aveva ricevuto un premio come miglior attore al Festival Internazionale del Cinema Patologico.

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