Giuseppe Conte è in bilico, è ovvio. Questa potrebbe essere la sua ultima settimana a Palazzo Chigi. Ma guai a darlo per finito. Chi fin qui ha commesso l’errore di sottovalutarlo ha pagato dazio. È successo a Luigi Di Maio, che pensava di gestirlo come un alter ego quando Conte fu improvvisamente promosso da oscuro candidato al ministero della Pubblica amministrazione a premier del governo gialloverde. Peggio ancora è andata a Matteo Salvini, che deve buona parte dei dieci punti persi dalla Lega nei sondaggi alla fallita manovra dell’agosto 2019 che ha spedito lui all’opposizione e confermato Conte alla presidenza del Consiglio. Ma una testimonianza su scaltrezza e ambizione dell’avvocato possono darla anche i suoi nuovi alleati del Pd che lo hanno blindato davanti all’assalto di Renzi sebbene in questi mesi ne abbiano biasimato metodi e scelte non meno del leader di Italia viva.
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di
Tommaso Ciriaco
,
Concetto Vecchio
Conte, insomma, è ancora in campo. E ha un piano. Costruire una nuova gamba della coalizione sia alla Camera che al Senato. I famosi, o famigerati, “Responsabili”. Lui li chiama Costruttori. Lo stesso termine usato ieri da Beppe Grillo, che ha concesso il via libera all’operazione. Alla Camera è già nato un gruppo, seppure irrilevante: Pd, M5S e Leu non hanno problemi di autosufficienza a Montecitorio. I Responsabili o Costruttori servono al Senato, dove senza i voti di Italia viva la maggioranza è sotto di una decina di seggi. Sono stati radunati i senatori necessari a colmare la lacuna? Ancora no. Ma sia a Palazzo Chigi che nel Pd è cresciuto l’ottimismo sulla possibilità di centrare l’obiettivo.
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È davvero difficile sbilanciarsi in previsioni, anche se l’impressione è che le speranze contiane delle ultime ore non siano del tutto infondate. Di certo sbaglia chi pensa che, nel caso di riuscita del piano, il governo Conte proseguirebbe azzoppato e malfermo, appeso a numeri risicati. A quel punto la politica conterebbe più della matematica. Perché se a Conte riuscisse di neutralizzare in aula il secondo Matteo, Renzi dopo Salvini, avrebbe in poco più di un anno sconfitto i due leader che sulla carta, qualche anno fa, avrebbero dovuto essere i protagonisti del bipolarismo italiano per almeno un decennio. L’effetto su una parte consistente di elettorato sarebbe significativo. Enorme a sinistra, dove la popolarità di Conte avrebbe un balzo sicuro. E Conte questo la sa bene.
Dunque in queste ore, che potrebbero anche essere le ultime da premier, coltiva non solo l’idea della sopravvivenza ma anche quella del rilancio strutturale: da leader capace di sconfiggere i due Matteo non avrebbe problemi ad arrivare al 2023.
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