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Centrafrica, scontri con i ribelli alle porte della capitale

BANGUI – E' tesa e incerta la situazione nella Repubblica Centrafricana dopo gli attacchi sferrati ieri e oggi dai ribelli alle porte della capitale Bangui. Immagini di elicotteri che sorvolano la città e immagini di uomini armati per le strade stanno circolando in rete, mentre si cercano notizie sugli ultimi, preoccupanti, sviluppi. Alle prime ore del mattino, ribelli della Coalizione di patrioti per il cambiamento (Cpc), un'alleanza tra milizie già esistenti creatasi alla vigilia delle elezioni generali di fine dicembre, hanno lanciato due attacchi simultanei all'ingresso di Bangui, nei punti d'accesso nord e sud, presidiati dalle forze lealiste che proteggono la capitale centrafricana.

Secondo diverse testimonianze già si contano almeno una trentina di morti, tra cui un casco blu, e un centinaio di feriti. "Ma i ribelli sono stati respinti", ha affermato alla France Presse il ministro dell'Interno, Henri Wanzet Linguissara. Ai punti chilometrici (Pk) 9 e 12, "sono state attaccate contemporaneamente le posizioni ma, grazie al coraggio delle nostre forze e al supporto bilaterale, siamo riusciti a respingere gli assalitori che erano allo sbando", ha sostenuto il ministro.

Anche stamattina i ribelli hanno lanciato nuovi attacchi alla periferia della capitale. Diversi soldati sono stati uccisi e altri feriti, fra loro anche un casco blu delle Nazioni Unite del Ruanda. "I caschi blu, con il sostegno dei soldati e la copertura degli elicotteri, sono riusciti a respingere i ribelli", ha reso noto il capo della missione. I lealisti dell'ex Presidente François Bozize hanno preso il controllo di diverse città dopo aver respinto il risultato delle elezioni presidenziali dello scorso 27 dicembre in cui era stata esclusa la candidatura di Bozize. Uno dei due attacchi di oggi era diretto contro un posto di blocco operato da soldati e mercenari russi della Wagner. Le elezioni di dicembre hanno confermato l'incarico al Presidente uscente Faustin-Archange Touadéra, dopo uno scrutinio fortemente contestato perché per via dell’insicurezza che regna fuori dalla capitale, ha potuto votare appena un cittadino su due.

Intanto il Segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, ha fermamente condannato gli attacchi dei ribelli e auspicato che «le parti mettano fine alla violenza e aprano un dialogo costruttivo». I ribelli della Cpc sono stati al momento respinti dai 12mila caschi blu sostenuti dai paramilitari russi e dai soldati ruandesi appena sbarcati in Centrafrica per dare manforte all’esercito di Touadéra.

Certo Bangui non è stata conquistata, ma gli attacchi nella periferia della città indicano l’estrema fragilità del potere centrafricano. Nel senso che il presidente governo soltanto nella capitale e che al di fuori di essa, la Repubblica del Centrafrica è terra di nessuno. La sua sopravvivenza dipende dall’improbabile alleanza con Mosca, che risale al 2017, ossia da quando Touadéra è fortemente sostenuto dai russi in cambio di importanti concessioni minerarie. E’ lui stesso sotto protezione della Wagner, gruppo paramilitare privato molto vicino al Cremlino.

Ma anche il Ruanda ha inviato i suoi soldati, perché il presidente Paul Kagame non vuole rinunciare alla sua fetta di torta nella spartizione delle ricchissime materie prime del Paese. La Francia, infine, spesso accusata dal presidente di prendere le parti sia dell’opposizione sia dei ribelli, s’è per una volta apertamente schierata con le istituzioni in carica. Come ammonimento, in queste ore i suoi Mirage hanno un paio di volte sorvolato l’accampamenti dei ribelli.

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