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Salone del Libro, consulenza fantasma dell’ex portavoce della sindaca: otto richieste di rinvio a giudizio

Otto richieste di rinvio a giudizio nell’affaire della consulenza fantasma al Salone del Libro, tra cui la più importante è nei confronti dell’ex portavoce di Chiara Appendino, Luca Pasquaretta, per corruzione, peculato, estorsione, traffico d’influenze e turbativa d’asta. Li ha chiesti questa mattina il pubblico ministero Gianfranco Colace al termine dell’udienza preliminare davanti al gup Ludovico Morello. E la decisione arriverà già il 23 febbraio.

La vicenda, che ha in parte anche la sindaca come protagonista, perché considerata vittima del suo fidato braccio destro, nasce dalla notizia di un contratto di consulenza da 5mila euro affidato nel 2017 al giornalista lucano che gestiva la comunicazione personale di Appendino. La procura ha il sospetto che Pasquaretta non abbia mai davvero svolto alcun lavoro per la manifestazione del Lingotto e comincia a indagare. Ne nasce un’inchiesta molto articolata che ha sempre lui al centro della scena, ma spazia da episodi rivelatori dei veleni interni al Comune di Torino, fino ai rapporti con gli imprenditori del Salone dell’auto, con il gestore del PalaMazda, e con gli amministratori del consorzio per la bonifica della Basilicata. Tutti si sarebbero affidati a lui, all’apice del successo, per ottenere favori mentre Pasquaretta perennemente alla ricerca di compensi extra avrebbe accettato di aiutarli.

L’ipotesi più inquietante: che Appendino fosse sotto ricatto del suo portavoce, custode di segreti compromettenti che usava per ottenere parte di quegli incarichi (Pasquaretta è poi andato a lavorare con la viceministro all’economia Laura Castelli, dopo aver dato le dimissioni dallo staff del Comune, dove non era più gradito). “Se parlo io qui viene giù tutto”, avrebbe detto Pasquaretta al telefono sfogandosi con l’assessore comunale Alberto Sacco in più occasioni, parole che gli sono costate anche l’accusa di estorsione di cui Appendino e Castelli sarebbero parti offese.

Gli altri imputati a rischiare il rinvio a giudizio sono Mario Montalcini, Giuseppe Ferrari, Franco Capra, Giuseppe Musacchio. Mentre due figure minori, le segretarie di Musacchio, saranno giudicate in Basilicata dove il giudice ha inviato gli atti per competenza.

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