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Genitori e studenti davanti a licei e istituti: “Basta Dad”

"Ora basta, fateci tornare almeno per un giorno e due a settimana in classe". I ragazzi sbottano, lo ripetono Lapo, Iacopo e Olivia, quindicenni del corso per documentaristi davanti alla succursale delle Laura Bassi in via Broccaindosso. "Io non credo ormai nemmeno più che li faranno andare dal 25" scuote la testa Paola Barbieri, mentre s'alzano cartelli e striscioni: "La scuola si cura, non si chiude", "L'istruzione è l'arma più potente per cambiare il mondo", "Siamo stanchi, ridateci i banchi". E' di nuovo protesta stamattina davanti a undici scuole superiori a Bologna

Per la prima volta sono stati organizzati dai genitori presidi davanti alle Aldini-Sirani e Belluzzi-Fioravanti. Sono i tecnici e professionali, rimasti aperti coi laboratori, a dover fare i conti maggiori con la dispersione scolastica. "Ma il disagio è di tutti, cresce l'ansia tra i ragazzi, riceviamo sempre più chiamate da famiglie in difficoltà" osserva Eleonora Galbusera, psicoterapeuta degli adolescenti, davanti alle Laura Bassi.

Zaini vuoti davanti a licei e istituti: "Siamo stanchi, ridateci i banchi"

Nuova protesta davanti alle scuole superiori per chiedere una riapertura in sicurezza. I ragazzi: "Almeno per uno-due giorni a settimana fateci tornare in classe. Siamo stanchi, ridateci i banchi" foto di Gianluca Perticoni (Eikon)
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Davanti al liceo Sabin c'è il cartello: "Non vogliamo una scuola non scuola". Lungo il portico del Galvani gli studenti hanno messo i loro zaini, i genitori sono divisi, chi partecipa spiega: "Anche noi vogliamo un rientro in sicurezza e questo la Regione e fine dicembre ce lo aveva promesso potenziando i trasporti: perchè non è successo?".

Gli studenti del classico Minghetti si sono ritrovati davanti al liceo, "poi ci siamo resi conto che eravamo in troppi e abbiamo chiesto il permesso alla Digs di spostarci in piazza Maggiore rispettando il distanziamento", racconta Cesare Maria Dalbagno del collettivo. "Reclaiming our future", uno degli striscioni.

Al liceo scientifico Righi il presidio si ingrossa, anche qui zaini per terra con scritto il proprio nome e la sezione, mentre all'interno suona la campanella delle nove. A vuoto. La docente di Lettere Matilde Maresca, pioniera della didattica digitale e sua sostenitrice, ora dice: "Non si può continuare così, non basta più. Vedo la sofferenza nei miei studenti. Ne basta uno per classe ed è già troppo".

"Fateci tornare a scuola"

"La scuola è il nostro futuro" i cartelli al liceo scientifico Fermi. Il preside Roberto Fiorini davanti al Mattei di San Lazzaro si ferma a parlare coi genitori: "Stiamo cercando di organizzare tra i ragazzi una indagine che permetta loro di elaborare il vissuto emotivo in questa situazione. Il problema è di gap formativo, ma anche di una situazione psicologica estremamente complicata, comincia a mancare il linguaggio con cui affrontare la crescita in adolescenza. Stiamo cercando di fare tutto il possibile per gestire, anche se a distanza, questa situazione, è ovvio che la scuola a distanza non è scuola. Non possiamo fare altro, avevamo già preparato tutto perché il 7 si potesse rientrare".

La protesta di Giulio che studia in Dad al freddo davanti al Minghetti

di

Ilaria Venturi


E' un popolo della scuola superiore che si sente dimenticato, invisibile. La scuola in presenza continua per le elementari e le medie, i ragazzi più grandi a casa a fare didattica a distanza. La scuola non è chiusa, per loro continua. Ma non nelle aule. "A chi non ha figli alle superiori ed è impaurito e fatica a capire le nostre ragioni – spiega Federico Mattioli, presidente del consiglio di istituto al Belluzzi – vorremmo dire che anche noi consideriamo la gravità dei contagi. Ma non è una questione dei nostri figli, lo è del futuro del Paese. Da noi i ragazzi sono rientrati almeno per i laboratori, si costruisca da queste poche presenze la possibilità di allargare, si progetti la scuola del 2021, si guardi avanti costruendo l'occasione di un'altra istruzione possibile. Invece non ci danno nemmeno questa speranza, non c'è una programmazione, si procede solo di rinvii".

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