Michele Mari ha scritto molti romanzi, tra cui uno ambientato nella Parigi degli anni Trenta del secolo scorso. La storia, molto difficile da riassumere, è attraversata da quello straordinario e forse irripetibile assembramento di artisti e menti geniali che popolavano i boulevard della Ville Lumière. Il titolo, che riassume perfettamente questo concetto, è già un piccolo capolavoro linguistico di allitterazioni: Tutto il ferro della torre Eiffel. Le prime due pagine non sono ambientate a Parigi, ma nel villaggio di Illiers, vicino a Chartres. In questo villaggio si trova la casa della zia di Marcel Proust, Elisabeth (Léonie nel romanzo), che dagli anni 50 è diventata un piccolo museo dedicato all’autore di À la recherche du temps perdu.
Illiers oggi si chiama Illiers-Cambray e con ogni probabilità la casa è quella dove il piccolo Marcel riceveva la famosa madeleine inzuppata, nel tè o nella tisana di fiori di tiglio. Il pezzo forte del museo, ci racconta Mari, è protetto da una teca di plexiglas, issata nel mezzo della stanza, ed è ovviamente una madeleine. Il biscotto, nei primi anni, pare fosse vero e commestibile, e veniva sostituito ogni lunedì mattina dal custode. Così la prima pagina, che vi consiglio di correre a leggere: «La sostituzione settimanale della madeleine era dovuta alla sua impossibilità di indurirsi seccando: anzi come porosa e burrosa l’instabile pasta tendeva a disgregarsi perdendo dopo una dozzina di giorni uno spolviglio di forfora rancia, cui si aggiungevano più cospicui frammenti se qualcuno urtasse la teca». A un certo punto lo storico custode va in pensione, e il nuovo si rifiuta di sostituire il biscotto, che dopo essere stato «lasciato invecchiare ben oltre i limiti del tollerabile» viene sostituito con uno di plastica.
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In questi giorni, temo, molti di noi si saranno confrontati con l’invecchiamento eccessivo di un dolce famoso ed emotivamente carico di simboli. Un fenomeno che, quest’anno, sarà certamente più frequente e grave del solito, perché il panettone l’avremo dovuto mangiare da soli, o quasi. La buona notizia è che quelle pareti interne, indurite e quasi ricoperte ormai di una sottile peluria irta come il legno non impiallacciato possono essere salvate, e come il tempo perduto ritrovate. Per esempio, con un altro vecchio trucco francese per ridare vita al pane secco, che – guarda un po’ – si chiama proprio Pain perdu.
GLI INGREDIENTI
1 fetta di panettone raffermo,
1 bicchiere di latte, burro
COME PROCEDERE
Tagliate una fetta di panettone e intingetela nel latte da entrambi i lati. Fate sciogliere una grossa noce di burro in una padella grande, e quando schiuma posateci il panettone, fate sfrigolare 4 minuti da ogni lato, e servite con una pallina di gelato.
Sul Venerdì dell'8 gennaio 2021
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