Gwen è un cucciolo di foca comune, trovato su una spiaggia olandese con una profonda ferita alle pinne posteriori causata dall'elica di una imbarcazione. Ha subìto un delicato intervento di amputazione di una parte di pinna e presto inizierà un percorso di riabilitazione che gli permetterà di tornare in mare. Come Gwen, sono decine le foche in difficoltà che ogni anno sono curate allo Zeehondencentrum, clinica specializzata di Pieterburen, un villaggio affacciato sul Mar dei Wadden (tra Germania, Danimarca e Paesi Bassi), uno degli ecosistemi più ricchi di biodiversità del Nord Europa, frequentato da uccelli migratori e migliaia di foche che qui si riproducono e allevano i loro cuccioli.
A pochi chilometri dalla costa, nelle stesse acque in cui le foche pescano le loro aringhe, passa però una rotta percorsa giornalmente da navi commerciali e pescherecci. Perciò ogni anno sono centinaia gli animali che vengono feriti dagli scafi o finiscono impigliati nelle reti dei pescherecci, e altrettanti i cuccioli che restano orfani e perdono il contatto con gli adulti. Perciò nel 1971 l'energica ambientalista Lenie't Hart ha iniziato a ospitare nel suo giardino della sua casa, a Pieterburen, i cuccioli di foca che trovava abbandonati e denutriti sulla spiaggia, svezzandoli e liberandoli una volta autosufficienti. Ha creato una rete di volontari e specialisti per recuperare ovunque in Olanda le foche orfane e ferite, e ben presto sono serviti nuovi spazi e strutture per la loro riabilitazione. È così che l'asilo nido di Lenie è diventato in pochi anni lo Zeehondencentrum, un moderno centro per il recupero, la didattica e lo studio delle patologie delle foche in cui operano e a cui collaborano veterinari, biologi e attivisti provenienti da tutto il mondo.
"Tra i nostri box di terapia, le vasche di convalescenza e le grandi piscine esterne di riabilitazione riusciamo a ospitare contemporaneamente un centinaio di foche" dice Sander Van Dijk, responsabile della comunicazione del Zeehonden. "La maggior parte dei ricoveri è costituita dai cuccioli orfani, ma sono molti anche gli esemplari adulti feriti dalle eliche o intrappolati nelle reti da pesca".Tutti i pezzi di rete rimossi sono ammassati in un prato all'ingresso del centro, quasi un monumento a testimonianza della grave minaccia. "Sono i segni della guerra delle aringhe tra l'uomo e le foche. Tra chi difende uno smisurato e redditizio prelievo e chi invece ne ha bisogno per la sopravvivenza" racconta ancora Sander "sono centinaia le foche muoiono ogni anno. Solo una minima parte arriva ferita da noi".
Per i ricoveri allo Zeehondencentrum viene seguito un preciso protocollo d'ingresso e, dopo la prima visita, ogni foca è tenuta in osservazione per alcuni giorni per verificare l'assenza di infezioni batteriche e virali di cui potrebbe essere portatrice. Nel 1988, infatti, le foche comuni e le foche grigie del Nord Europa sono state colpite per la prima volta dal Phocine Distemper Virus (Pdv), un virus simile al cimurro dei cani che provoca gravi lesioni a polmoni e cervello. Si stimano in più di ventimila gli animali morti in una sola stagione. Nel 2002 una nuova ondata del virus è tornata a colpire il Mare del Nord, arrivando a dimezzare l'intera popolazione di foche. Il Zeehondencentrum, impegnato in prima linea nella profilassi e nella cura degli animali infetti, riveste da allora un fondamentale ruolo di osservatorio sulla diffusione della patologia.
Tra le cause della diffusione del virus, una ricerca condotta con l'istituto di virologia dell'Università di Rotterdam ha ipotizzato l'inquinamento del Mare del Nord. In particolare gli idrocarburi aromatici e i metalli pesanti, quali mercurio, arsenico e nichel, si sono accumulati in organismi all'apice della catena alimentare acquatica – come le foche, che nuotano e si nutrono in queste acque – provocando una riduzione nella loro risposta immunitaria e facilitando l'ingresso negli organismi del virus e il diffondersi di altre patologie.
Per la velocità con cui è dilagato e l'alta mortalità provocata, il Pdv è attualmente la principale minaccia alla sopravvivenza di tutte le popolazioni di pinnipedi. Molti ricercatori ritengono che lo scioglimento della calotta artica, dovuto al riscaldamento globale, abbia facilitato il transito di mammiferi marini portatori del virus dal Nord Europa all'Alaska, dove il Pdv è arrivato nel 2004 infettando foche e lontre marine, arrivando così a minacciare l'intero Oceano Pacifico.
Intanto allo Zeehondencentrum sono arrivati Snelle e Thomas, due cuccioli di foca grigia di pochi giorni ricoperti dalla tipica pelliccia che protegge i piccoli dal freddo dei mesi invernali. I volontari del centro li accudiranno quotidianamente, all'inizio con biberon di latte e poi con abbondanti pasti di aringhe, fino alla primavera, quando potranno tornare liberi a nuotare e pescare in mare. In un mare di problemi.
Sul Venerdì dell'8 gennaio 2021
Non è "solo" un mal di testa. Emicrania: regole, sintomi e prevenzione di uno dei…
Infezioni in gravidanza, ogni anno un neonato su 150 colpito da citomegalovirus, circa 300 nascono…
Morbillo, quasi raddoppiati i casi in un mese: cosa sta succedendo e cosa fare Corriere…
Sonno e intestino: così il microbiota intestinale influenza il riposo (e viceversa). Come intervenire Corriere…
DELFINATO, È IL TADEJ POGAČAR SHOW. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVENO TuttobiciwebVisualizza la copertura…
LIVE Judo, Mondiali 2025 in DIRETTA: ASSUNTA SCUTTO, ORO DA DOMINATRICE! OA SportMondiali Judo: Assunta…