A due giorni dalle elezioni presidenziali, il candidato dell'opposizione Bobi Wine ha denunciato l'ingresso in casa sua di alcuni soldati che hanno arrestato il suo staff elettorale e le sue guardie del corpo. Nel corso della campagna elettorale, l'ex rapper soprannominato in Uganda "il presidente del ghetto" perché nato e cresciuto in una bidonville della capitale, è stato incarcerato e più volte minacciato dal regime del presidente uscente Yoweri Museveni, al potere da 35 anni.
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dal nostro inviato
Pietro Del Re
Il trentottenne Wine, che è il solo dei dieci candidati in lizza a poter sconfiggere il settantaseienne Museveni, o quanto meno di impedire che quest'ultimo venga trionfalmente rieletto, ha anche detto che i suoi collaboratori sono stati arrestati senza alcun motivo. Su Twitter ha scritto: "Scandalosamente incarcerati senza ragione". Giornalisti, oppositori e anche organizzazioni per i diritti civili sono tutti stati minacciati e a volte brutalmente picchiati, facendo nascere seri dubbi sulla trasparenza del voto di dopodomani.
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di
Raffaella Scuderi
Il solo elettorato che l'ex musicista può provare a convincere è quello urbano, mentre nelle campagne appare disarmato di fronte all'impatto della propaganda del presidente che ancora si presenta come un semplice allevatore, lui che possiede una compagnia di centinaia di camion con i quali ogni giorno, profumatamente pagato dalle organizzazioni internazionali, muove dall'aeroporto di Entebbe al nord del Paese le tonnellate di aiuti per gli 1,5 milioni di profughi che accoglie l'Uganda.
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