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Università, il Covid frena la fuga dei diplomati siciliani verso gli atenei del Nord

Non c'è più la corsa verso gli atenei del Nord. Un buona notizia se questo cambio di atteggiamento da parte delle famiglie e degli stessi ragazzi residenti in Sicilia non fosse legato all’emergenza sanitaria in atto. I dati pubblicati qualche settimana fa dal ministero dell’Università descrivono un vero e proprio cambiamento di prospettiva per moltissime famiglie siciliane. Tra crisi economica conseguente all’emergenza sanitarie e paura del contagio per i continui spostamenti determinati dallo studio in un’altra regione, la quota di ragazze e ragazzi siciliani che nell’anno accademico ancora in corso, il 2020/2021, ha preferito immatricolarsi presso un ateneo vicino casa è cresciuto considerevolmente.

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Se nell’anno precedente, il 2019/2020, un quarto (il 24%) dei diplomati residenti nell’Isola aveva varcato lo Stretto immatricolandosi in una prestigiosa università lombarda o della Capitale, comunque in un ateneo del nord e del centro Italia, quest’anno quella stessa percentuale si è abbassata di botto al 17%. Un balzo indietro di 7 punti percentuali che ha fatto guadagnare ai quattro atenei siciliani oltre 2.150 nuovi immatricolati. La tendenza ad uno studio universitario più casalingo era già emersa lo scorso anno. Ma alla luce dei dati pubblicati di recente si può parlare di una vera inversione di tendenza.

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Appena cinque anni fa, nel 2016/2017, quasi 7mila giovani siciliani (il 28%) dopo il diploma si recavano in una università settentrionale o dell’Italia centrale depauperando il capitale umano residente dell’Isola. Mentre i 4mila e 400 immatricolati fuori dalla Sicilia di quest’anno rappresentano i due terzi di coloro che operarono la stessa scelta cinque anni fa.

“Il calo degli iscritti siciliani negli atenei del settentrione e del centro Italia – spiega Matteo Norcia, coordinatore dell’Unione degli universitari di Palermo – ha diverse cause alla base. Prima fra tutte l'impoverimento o la potenziale riduzione di reddito delle famiglie siciliane a causa della crisi economica durante e post emergenza sanitaria. Infatti – prosegue – non tutte le famiglie oggi hanno più la possibilità di poter mantenere un figlio in una regione dal costo medio della vita superiore al nostro. La seconda ragione va ricercata nei nuovi strumenti di erogazione della didattica. È probabile che molti studenti essendo comunque nell'ottica di dover fare la didattica in telematica abbiano preferito i nostri atenei, specie per le lauree triennali, rimandando magari la possibilità di andare fuori per il percorso magistrale”.

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A trattenere un maggior numero di giovanissimi in Sicilia anche le politiche adottate dagli atenei locali sul versante della tassazione. “Per ultimo – conclude Norcia – la causa è sicuramente da ricercarsi nella politica amministrativa del nostro ateneo in tema di tasse. Se da un lato non c'è stato un miglioramento delle offerte formative e dei servizi, anzi quest'ultimi sono stati durante quest'anno a dir poco inesistenti creando innumerevoli danni alla popolazione studentesca, il riferimento è ai servizi di segreteria, dall'altro lato c'è stata una grande riforma in tema fiscale: l'innalzamento della NO Tax Area a 25mila euro di Isee”. Ma secondo il rappresentante degli studenti non bisogna farsi troppe illusioni. “Tutte queste ragioni – aggiunge – hanno radici in fattori momentanei. Occorre investire sugli atenei siciliani in modo che la possibilità di rimanere in Sicilia sia per lo studente una reale scelta e non una costrizione”.

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