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Fisco, evasi 38 miliardi di Irpef. Bankitalia: “La riforma sostenga la crescita: più peso su consumi e ricchezza”

MILANO – La riforma del Fisco italiano dovrebbe essere la priorità del governo nei prossimi mesi, a patto che l'esecutivo resti in piedi. Con l'antipasto dell'assegno unico per la famiglia, è la dichiarata intenzione programmatica del Conte bis. Sulla necessità di rivedere il modello dell'Irpef concorda – con appunti – la Banca d'Italia: "Il sistema tributario necessita di una riforma ampia e organica, dovrebbe avere come finalità principale quella di sostenere la crescita, fortemente provata dalla crisi che stiamo vivendo e anche da un lungo ristagno, incentivando l'offerta di lavoro e l'attività d'impresa".

Parole di Giacomo Ricotti, capo del servizio assistenza e consulenza fiscale di via Nazionale, alla indagine conoscitiva delle commissioni congiunte Finanze di Camera e Senato sulla riforma Irpef: "La riforma dovrebbe evitare di aumentare il livello del prelievo complessivo, già alto; per favorire la crescita occorrerà muovere verso una ricomposizione del prelievo fiscale a beneficio dei fattori produttivi", ha aggiunto. Ricotti ha sottolineato anche "la necessità di non pregiudicare la sostenibilità dei conti pubblici", quindi nel caso si verificasse una "perdita di gettito, andrà compensata da riduzione delle spese".

Nel complesso, la riforma dell'Irpef "dovrebbe porsi come finalità principale quella di sostenere la crescita della nostra economia incentivando l'offerta di lavoro e l'attività d'impresa muovendo verso una ricomposizione del prelievo fiscale a beneficio dei fattori produttivi".

Secondo Via Nazionale un eventuale taglio delle tasse dovrebbe essere finanziato con prelievu maggiori su ricchezza e consumu. "Anche se negli ultimi anni diversiinterventi hanno concorso a diminuire il livello dell'imposizione, l'Italia, nel confronto internazionale, si caratterizza ancora per l'alta incidenza del carico fiscale sul capitale e soprattutto sul lavoro", spiega Bankitalia. "Dati i vincoli di bilancio, a parità di spesa pubblica ulteriori riduzioni del prelievo sul lavoro potrebbero essere finanziate attraverso un maggiore carico fiscale sui consumi e sulla ricchezza, considerato meno dannoso per la crescita".

Quasi mezzo secolo di Irpef: oltre mille interventi e boom di deduzioni/detrazioni

Rimarcando che in 47 anni di Irpef si sono "stratificati" interventi diversi che hanno reso "estremamente complessa" la macchina italiana dei prelievi sul reddito, la relazione della Banca centrale passa in rassegna alcune di queste startificazioni. "I soli testi normativi di base (DPR n. 597/1973 e Testo unico delle imposte sui redditi – TUIR) hanno subito oltre mille interventi ad opera di circa 200 provvedimenti: si sono succedute 14 scale di aliquote, dalla prima con 32 scaglioni all'attuale – la più longeva – con 5; il numero di deduzioni (10 nel 1974) è quasi raddoppiato nei soli primi 15 anni; nei successivi 3 anni, tra il 1989 e il 1992, circa la metà di esse è stata trasformata in detrazioni; da allora il ruolo di queste ultime è venuto crescendo ed oggi le detrazioni previste dal TUIR sono oltre 30, contro le due del 1974 (per familiari a carico e per spese di produzione del reddito); gli importi di queste due detrazioni, originariamente fissi, sono diventati variabili in base al reddito, finendo per contribuire in misura determinante alla progressività
dell'imposta".

Evasione Irpef a quota 38 miliardi

Immancabile il capitolo dell'evasione, al quale Bankitalia ricorda che "l'evasione relativa all'Irpef ammontava nel 2018 a circa 38 miliardi (il 41 per cento del totale delle imposte evase). Più di quattro quinti erano riconducibili a redditi da lavoro autonomo e d'impresa, il resto al lavoro dipendente irregolare".

Un numero importante, dunque, se si considera che nel 2018 il tax gap è stato pari a circa 104,6 miliardi di euro, di cui 92,3 miliardi di mancate entrate fiscali e 12,3 di mancate entrate contributive. A titolo di confronto, i maggiori contributi al tax gap sono dovuti a IVA (circa 33 miliardi), Ires (circa 9 miliardi) e IRAP (circa 5 miliardi).

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