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Vaccini anti Covid, la Campania: “Dosi finite”. E altre Regioni lanciano l’allarme: “Siamo in riserva, rischiamo lo stop”

In Campania le dosi di vaccino anti-Covid sono finite e la campagna vaccinale stasera dovrà già fermarsi. A sole due settimane dal Vaccine-Day del 27 dicembre.

Impossibile continuare a proteggere il personale medico e sanitario che ancora ieri formava una lunghissima coda, all'aperto, sotto la pioggia, in attesa della sommistrazione. Ma almeno altre tre Regioni sono sull'orlo della crisi – Toscana, Veneto e Umbria – e a ore termineranno le fiale a disposizione. Altre ancora stanno entrando in riserva, come il Lazio dove le vaccinazioni viaggiano a ritmi sostenuti e una parte delle dosi – su suggerimento anche dagli uffici del Commissario straordinario all'emergenza, Domenico Arcuri – è stata messa da parte per il richiamo necessario a garantire l'efficacia del siero e la copertura anti-Covid.

Covid, polemica per attesa vaccini sotto la pioggia a Napoli

La nuova tranche di vaccini Pfizer – altre 470mila dosi da spartire tra i territori – arriverà il 13 gennaio, ha fatto sapere la stessa casa farmaceutica. E così scatta l'allarme. Il primo arriva da Napoli: "Ancora ieri la Campania ha raggiunto, con il 90%, la percentuale più alta d'Italia nella somministrazione dei vaccini. Oggi tutte le aziende sanitarie esauriscono le dosi e stasera si fermeranno" fa sapere in una nota il presidente della Regione Vincenzo De Luca, che attacca: "Questo è l'esito di una distribuzione fatta in modo sperequato nei giorni scorsi".

Covid, polemica per attesa vaccini sotto la pioggia a Napoli

Altre tre Regioni questa mattina avevano già superarato o sfiorato la soglia dell'80% di dosi somministrate sul totale a disposizione: si tratta del Veneto, dell'Umbria e della Toscana. In quest'ultima, come si legge su Repubblica Firenze in edicola oggi, la Regione finirà domani tutti i vaccini arrivati da Pfizer fino ad ora: 52.295. Gli appuntamenti per le somministrazioni sono stati sospesi e verranno riattivati solo quando si avrà certezza di altre dosi: ne sono attese 28.275, slittate da domani al 13. Quindi ci saranno uno o due giorni di "buco" durante i quali nessuno verrà vaccinato e la campagna verrà interrotta, proprio come in Campania.

Nel Lazio la scelta è stata diversa: tenere da parte un terzo delle dosi totali per avere la garanzia di poter iniettare il richiamo a 21 giorni dalla prima somministrazione. Si viagga a una media di circa 7mila vaccinazioni al giorno ma a pieno regime, con un maggior numero di dosi disponibili, la capacità potrebbe essere tranquillamente raddoppiata, fanno sapere dall'assessorato alla Salute guidato da Alessio D'Amato. Una sorta di "dimensionamento" per evitare di fermarsi e bloccare tutta la macchina vaccinale: lo stop and go sarebbe infatti più complesso da gestire a livello logistico.

Con più del 70% di dosi somministrate sul totale a disposizione il Lazio è già in riserva: "Servono più dosi" dice da giorni D'Amato. In settimana alle fiale Pfizer-BioNtech potrebbero aggiungersi anche quelle di Moderna, ma si tratta di un contingente di appena 10mila vaccini di cui, in una prima fase, ne verranno somministrati solo 5-7mila per la medesima strategia: evitare di ritrovarsi poi senza sieri per la seconda iniezione, il richiamo a stretto giro obbligatorio ad assicurare l'immunità.

Fare più vaccini o tenere la seconda dose Regioni divise dal dilemma del richiamo

di

Michele Bocci


Altre 7 tra Regioni e province autonome hanno percentuali simili a quelle del Lazio: Sicilia, provincia di Trento, Valle d'Aosta, Emilia Romagna, Puglia, Marche e Sardegna. All'opposto, con una percentuale di somministrazione molto bassa rispetto alle disponibilità, troviamo Calabria, Lombardia e provincia di Bolzano.

Disparità così evidenti davanti alle quali alcune Regioni chiedono che venga introdotto un sistema premiale: più vaccini a chi fa più vaccinazioni. "Martedì dovrebbero arrivare nuove forniture – chiude De Luca – ed è necessario che questo avvenga, riequilibrando i nostri quantitativi".

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