Categories: Prima pagina

Mi banchi da morire

PALERMO. Chissà dov'è adesso Silvia che nel 1994 faceva il primo liceo al Vittorio Emanuele di Palermo, una delle scuole più antiche del Sud Italia. E chissà se si ricorda di quel giorno in cui, magari fuori pioveva oppure c'era già il sole della lunghissima estate siciliana, in cui incise il suo nome e la sua classe I B sul banco. Quello che Silvia non sa è che adesso quel graffito lasciato sul legno sopravvive nella semioscurità della palestra del suo ex liceo insieme a decine di altre incisioni o scritte, o disegni col pennarello. Nelle aule vuote, nei depositi improvvisati, nelle palestre deserte, perfino nei cortili orfani di sguardi e di motteggi da ricreazione di tutte le scuole italiane svuotate dal Covid e dalla didattica a distanza, infatti, adesso ci sono i cimiteri dei banchi dismessi. Sì, dei banchi, in formica o in plastica, sui quali si è seduta Silvia e prima e dopo di lei generazioni e generazioni di studenti e che sono stati sostituiti, giocoforza, dai banchi monoposto (anche se in alcune scuole non sono mai arrivati ): quelli necessari a garantire la distanza all'interno delle classi nel tempo in cui la scuola riparte incrociando le dita.

Ma quanti sono questi banchi che d'improvviso non servono più? E, soprattutto, cosa farne adesso visto che non si potranno tenere per sempre in questi improvvisati depositi della memoria a perdere?

A far due conti, salta fuori che solo in Sicilia, la regione che aveva il maggior numero di banchi inadeguati e dunque da sostituire, i pezzi dismessi sono circa 230 mila e che per trovar loro un posto che non siano le palestre o le aule non utilizzate delle scuole, l'amministrazione ha prima provato a chiedere alle caserme (ricevendo in risposta un "non abbiamo dove metterli") e adesso cerca di piazzarli nelle ex aree industriali (dismesse anche loro) dove dovrebbe sopravvivere qualche capannone del tempo che fu che potrebbe servire allo scopo.

Il "che fare?" a proposito dei banchi che non servono più, è, però, un interrogativo che rimbalza in tutta Italia. Il Comune di Milano, per esempio, a ottobre ha pubblicato un bando per trovare qualcuno a cui interessassero almeno tremila vecchi banchi da riutilizzare (finora si è mossa una coop di Vigevano che ne ha presi 100) e a Roma i presidi hanno calcolato che i banchetti del tempo che fu da dismettere sono almeno 500 per ogni scuola. Certo è che proprio i capi di istituto non sanno che fare di quei "vecchi arnesi" tutti scarabocchiati.

Massimo Leonardo, il preside del liceo Vittorio Emanuele di Palermo, dove ha insegnato religione padre Pino Puglisi, il sacerdote ucciso dalla mafia, una certezza ce l'ha: "Verrà la stessa ditta che ha portato i banchi nuovi e si porterà via quelli vecchi". In realtà non sembra essere proprio così facile ed è più probabile che i vecchi banchi resteranno ancora lì, uno sull'altro, in quella che era la palestra. Lì dove li ha portati Antonio, il collaboratore scolastico che, più che dalle scritte sopravvissute agli anni, è rimasto colpito dalla quantità di gomme da masticare rimaste appiccicate sotto i pianali di legno e sopravvissute a tutto: agli anni e alle tracce dei pennarelli o delle biro. "Abbiamo dovuto usare le palette che si usano per scrostare i muri prima di ridipingerli" racconta.

Però, scrostando scrostando, Antonio ha riportato a galla pezzi di memoria individuale e collettiva. Che parlano di miti che resistono al tempo "Jim Morrison is the best" oppure di languori adolescenziali. Chissà, per esempio, chi ha lasciato scritto su quel banco, adesso buttato via, "Giuseppe non ti dimenticherò mai" e chissà se Luca e Vicio che hanno scritto i loro nomi con in mezzo un cuoricino hanno trovato poi la forza di dire che non erano solo amici. Che poi, le chewing gum masticate e appiccicate sotto il banco scandiscono il tempo della giovinezza. Fatto di amori e di paure che solo ora, e viste da lontano, appaiono piccole, come quelle per l'interrogazione.

Al liceo Umberto di Palermo, classico di solidissima fama la cui aula magna è intitolata a Giovanni Falcone che qui studiò, il preside Vito Lo Scrudato ha visto arrivare i nuovi banchi monoposto proprio nei giorni in cui la crescita dei contagi ha imposto di tornare alla didattica a distanza. Fa impressione muoversi per le aule deserte, svuotate dal brusio che, racconta il preside, "ti fa cogliere in un attimo l'umore generale di una classe o dell'intero istituto". I vecchi banchi, quelli sulla cui sorte pende l'oblio, stanno allineati nei corridoi. In mezzo alla solita distesa di gomme masticate, spuntano appunti per una interrogazione, oppure le irriverenti ferite inferte negli anni dalle penne, dagli umori e dalla fantasia dei ragazzi. "Sei bella come un'ora buca" è un poesia in forma di post it.

Quando leggi "Nonostante tutto ci siamo amati", tracciato col pertinace segno di una biro scolorita, ti sorprendi perfino che tanta definitiva saggezza possa essere uscita dalla testa di un liceale mentre stava ascoltando una lezione di greco o di matematica della quale, magari, coglieva solo scampoli di parole. Le avrà prese, quelle parole, da Blaise Pascal, da una canzone pop, oppure saranno parole sue? E dove sarà la ragazza o il ragazzo che, nel banco accanto, magari anni prima o anni dopo, ha lasciato scritto "Ci vedo musica anche quando mi urli contro?". E dove finiranno le tracce, dimenticate perfino da chi le ha lasciate, in un momento di stordimento, di rabbia o di euforia, e rimaste lì, incise sul legno vecchio, per anni e anni? "W l'Inter", "Anto e Ele forever", "Andrea ti amo". Oppure uno schietto "Ciccio sei un tronco". Valgono tutte, valgono di più oggi che, mentre le nuvole informatiche promettono (chissà con quale fondatezza) di conservare per sempre la nostra memoria nuova di bit, queste memoria di inchiostro e legno cercano una casa. Che le protegga dall'oblio o dal rischio di trasformarsi in una minaccia.

"Io penso che bisogna trovare un deposito dove stoccare questi banchi da dismettere", dice l'assessore regionale siciliano alla Pubblica istruzione Roberto Lagalla. "Anche perché è un rischio tenerli accatastati. È contrario a ogni norma di tutela dell'incolumità". E allora che non suoni strana la proposta avanzata da Marco Pappalardo, professore che tiene una rubrica sul quotidiano La Sicilia: e se tra le altre ipotesi (non esclusa quella di darli alle missioni che organizzano scuole nei Paesi in via di sviluppo) si prevedesse anche di consentire a chi vuole di portarsi a casa il suo vecchio banco? Chissà, magari ognuno salverebbe un pezzo di ciò che è stato.

Sul Venerdì dell'8 gennaio 2021

Original Article

Notizie & Giornali

Share
Published by
Notizie & Giornali

Recent Posts

Non è “solo” un mal di testa. Emicrania: regole, sintomi e prevenzione di uno dei disturbi più diffusi al mondo – La Nazione

Non è "solo" un mal di testa. Emicrania: regole, sintomi e prevenzione di uno dei…

2 mesi ago

Infezioni in gravidanza, ogni anno un neonato su 150 colpito da citomegalovirus, circa 300 nascono con toxoplasmosi – Corriere della Sera

Infezioni in gravidanza, ogni anno un neonato su 150 colpito da citomegalovirus, circa 300 nascono…

2 mesi ago

Morbillo, quasi raddoppiati i casi in un mese: cosa sta succedendo e cosa fare – Corriere della Sera

Morbillo, quasi raddoppiati i casi in un mese: cosa sta succedendo e cosa fare Corriere…

2 mesi ago

Sonno e intestino: così il microbiota intestinale influenza il riposo (e viceversa). Come intervenire – Corriere della Sera

Sonno e intestino: così il microbiota intestinale influenza il riposo (e viceversa). Come intervenire Corriere…

2 mesi ago

DELFINATO, È IL TADEJ POGAČAR SHOW. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVENO – Tuttobiciweb

DELFINATO, È IL TADEJ POGAČAR SHOW. TAPPA E MAGLIA PER LO SLOVENO TuttobiciwebVisualizza la copertura…

2 mesi ago

LIVE Judo, Mondiali 2025 in DIRETTA: ASSUNTA SCUTTO, ORO DA DOMINATRICE! – OA Sport

LIVE Judo, Mondiali 2025 in DIRETTA: ASSUNTA SCUTTO, ORO DA DOMINATRICE! OA SportMondiali Judo: Assunta…

2 mesi ago