LONDRA. Tenere due metri di distanza. Non stringersi la mano. Assegnare a un solo membro di ogni famiglia il compito di uscire per fare la spesa. Sono alcune delle regole imposte in tutto il mondo dal lockdown e dalle misure restrittive per combattere la pandemia del Covid. Ma una ricerca dell’università di Oslo ha scoperto che le stesse norme erano state suggerite da un medico in Sardegna più di quattro secoli fa, durante la peste che colpì la città di Alghero sterminandone almeno il 60 per cento della popolazione.
“Il manuale sulla distanza sociale di 432 anni fa”, riassume in un titolo la Bbc, segnalando lo studio degli accademici finlandesi. È il professor Ole Benedictow, docente emerito di storia a Oslo, ad avere pescato in archivio un testo del 1589 in latino, Ectypa Pestilensis Status Algheriae Sardiniae, opera di un medico di Alghero, Quinto Tiberio Angelerio, allora 50enne. Il volumetto spiega dettagliatamente come affrontare la peste bubbonica che ha contagiato la città, all’epoca disputata tra la corona iberica e il regno di Piemonte.
A introdurre la peste nel porto nord-occidentale dell’isola era stato un marinaio sbarcato su una nave probabilmente partita da Marsiglia. L’effetto si rivelò disastroso: secondo una fonte nel giro di un anno sopravvissero soltanto 150 dei 6 mila abitanti di Alghero, secondo un’altra persero la vita i tre quinti della popolazione.
Ma a quel punto entra in campo il dottor Angelerio, riuscendo dopo vari tentativi a farsi dare ascolto dalle autorità cittadine. “I provvedimenti adottati si rivelarono molto avanzati per quel tempo”, nota lo storico finlandese. “Ci si potrebbe aspettare che iniziative di quel genere venissero da città più sviluppate e di maggiori dimensioni come Venezia, Firenze o Pisa, ma il medico in questione aveva dalla sua una esperienza diretta”. Qualche anno prima, infatti, si era trovato in Sicilia durante un contagio di peste. E dalle lezioni apprese lì fece tesoro ritornato nella sua Sardegna.
Il più notorio episodio di peste della storia è la cosiddetta Black Death che devastò l’Europa e l’Asia nel 1346, uccidendo almeno 50 milioni di persone in tutto il mondo. Ma il morbo, sebbene non più con la stessa virulenza, continuò a manifestarsi per secoli: si dice che a Londra nel 1563 ne morì il 25 per cento della cittadinanza e a Parigi apparve a intervalli di due-tre anni fino al 1670.
L’epidemia di peste che si espande per Alghero non è dunque insolita. Riconoscendola per quello che è dalle pustole sulla pelle dei primi malati, Angelerio propone immediatamente di mettere la popolazione in quarantena. All’inizio – una storia destinata a ripetersi – nessuno gli dà ascolto, anzi qualcuno vorrebbe linciarlo per i danni che un’azione del genere avrebbe arrecato all’economia locale. Ma poi il medico ottiene udienza dal viceré e i suoi consigli diventano ordini.
Primo: ai cittadini viene detto di rimanere in casa. Secondo: vengono proibiti tutti gli incontri pubblici, sia per lavoro che per intrattenimento. Terzo: soltanto una persona per ogni famiglia ha il permesso di lasciare l’abitazione e solamente per ragioni essenziali come andare a comprare prodotti alimentari. Quarto: viene consigliato a tutti di lavare oggetti di uso quotidiano e di non stringere la mano nemmeno in chiesa. Quinto: se proprio si deve incontrare qualcuno, bisogna tenere una distanza minima di due metri.
Il dottor Angelerio stabilisce perfino che le botteghe che vendono cibo debbano mettere una ringhiera davanti al bancone per impedire che la clientela si avvicini troppo. Viene inoltre deciso, sempre su suo consiglio, di aprire un lazzaretto per ospitare i contagiati. E si cominciano a eliminare cani e gatti, nel timore che anche gli animali possano diffondere il male: una reazione assai comune in passato, durante la peste del 1665 si ritiene che a Londra furono sterminati 40 mila cani e 20 mila gatti. Oggi fortunatamente questo non avviene più, sebbene sia provato che per esempio gli animali domestici possono essere infettati dal coronavirus (ma non trasmetterlo all’uomo): le adozioni di cani e gatti sono anzi aumentate a livelli da record nell’ultimo anno.
Le misure introdotte dal dottor Angelerio non impedirono che gran parte della popolazione di Alghero morisse di peste, ma alla fine riuscirono a fermare il contagio in città e a evitare che si allargasse ai villaggi e alle zone circostanti. “Alghero non ebbe un’altra epidemia di peste per cinquant’anni”, nota il professor Benedictow, “e quando arrivò vennero di nuovo applicate le norme tratte dal manuale di quel saggio medico, introducendo quarantena, isolamento, disinfezione di case e oggetti, cordoni sanitari”. In un certo senso, quel libretto di istruzioni è una delle prime guide della storia alla distanza sociale, afferma lo studio dell’università di Oslo: il concetto che regola le nostre vite al tempo del Covid era dunque già applicato quattro secoli or sono in Sardegna.
Commenti recenti