Aveva 94 anni e da pochi mesi Lionello Lupi viveva nella Residenza sanitaria assistita Costa d'Argento di Orbetello (Grosseto). Lionello era uno dei minatori che nel giugno del 1981 fece parte della squadra che si calò nel pozzo per recuperare il corpo già senza vita di Alfredino Rampi, il bambino di 6 anni che a Vermicino era caduto in un pozzo artesiano. In quegli anni non c'era ancora un servizio di protezione civile e così si chiese aiuto ai minatori della Solmine di Gavorrano esperti nel lavorare nei cunicoli sotto terra (estraevano pirite). "Sono io che sono andato a prendere Alfredino" raccontava orgoglioso di essere riuscito in quella circostanza tanto tragica di aver riportato in superficie e riconsegnato alla famiglia il corpo del bambino. Il piccolo cadde a giugno e nel pozzo e dopo tre giorni di tentativi andati a vuoto di recuperarlo morì, i minatori riuscirono ad arrivare ad Alfredino soltanto l'11 luglio. Dopo poco in Italia, su iniziativa dell'allora presidente della Repubblica Pertini, venne istituita la Protezione civile, ricorda oggi in un articolo il Tirreno.
Lionello Lupi si è ammalato di covid all'interno della Rsa che lo ospitava e dove si è sviluppato un focolaio. Successivamente, quando le sue condizioni si sono aggravate, è stato ricevorato all'ospedale di Grosseto nel reparto di terapia intensiva dove è morto nella notte tra venerdì 8 e sabato 9 gennaio. Lascia due figlie, Cinzia e Donatella.
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