"La scuola non sarà più quella di prima, è cambiata per sempre". Ne è convinto Maurizio Gentile, psicologo e psicoterapeuta, esperto di tematiche legate alla dispersione scolastica. "L'anno scolastico della pandemia è stato un anno spartiacque. La scuola da adesso in poi dovrà imparare ad affrontare nuove sfide. Dovrà essere capace di imparare dalla crisi".
E intanto?
"Ci sono delle ripercussioni che colpiscono gli studenti più fragili che arrancano e che rischiano di abbandonare il percorso scolastico. La pandemia ha amplificato il quadro critico precedente".
La dispersione scolastica nell'anno del Covid ha assunto nuove forme?
"Sì, non si può stimare con i parametri classici. La scuola in presenza non c'è stata, quindi anche la dispersione ha cambiato forma e volto. Si è trasformata in digital divide (divario digitale). Una diseguaglianza che ha lasciato indietro i soggetti più fragili non in possesso degli strumenti adeguati per stare al passo con la didattica a distanza. Ma il vero problema è la perdita in termini di qualità del processo formativo che si traduce in un deficit dello sviluppo psico-affettivo complessivo dei nostri ragazzi lontani dalla scuola. La situazione è preoccupante".
Soprattutto in Sicilia dove già l'abbandono scolastico è da record.
"La pandemia ha amplificato le difficoltà e anche la dispersione che, però nel quadro pandemico assume nuove forme con il divario digitale, ma anche con le difficoltà per le famiglie di sostenere i ragazzi in assenza del supporto del mondo scolastico. Il Covid ha reso chiaro che la scuola in presenza è una grande opportunità. Senza, il processo formativo è compromesso e i più colpiti sono certamente i bambini e gli adolescenti, privati anche della dimensione socio-relazionale della scuola. Le scuole collocate in aree cosiddette a rischio, vedono amplificate le loro difficoltà".
Come si possono aiutare i ragazzi a non perdersi?
"La pandemia ha messo in evidenza l'importanza della dimensione socio-relazionale della scuola e il suo essere luogo per la costruzione di un ecosistema dell'identità. Oggi più che mai l'abbiamo compreso. Ecco perché di fronte ai bambini e ai ragazzi che stanno vivendo un trauma è importante ascoltare e accogliere, promuovere sentimenti di speranza e fiducia. Bisognerà lavorare molto per favorire e promuovere una dimensione di resilienza sia nel mondo della scuola che nella famiglia".
Dovranno farlo genitori e insegnanti in prima battuta?
"Sì, bisognerà sostenerli in questa direzione e fare in modo che gli adulti significativi diventino come tutor di resilienza per bambini e ragazzi. Gli insegnanti non devono essere lasciati soli. Questo comporterà di certo un maggiore e inevitabile investimento sul mondo della scuola".
Che scuola sarà dopo il Covid?
"Sarà una scuola nuova, capace di creare nuove opportunità. Dove ci sia dinamismo collaborativo e la possibilità di fare interagire saperi e competenze diversi per sostenere gli studenti nei momenti più complessi. Una scuola, insomma, come luogo in cui non si apprende più in modo tradizionale, ma che sappia favorire la pluralità delle intelligenze e il riconoscimento della diversità di ciascuno".
Quali nuove sfide dovrà affrontare il mondo scolastico?
"La prima sfida è quella del digitale. Da un lato la tecnologia in questo anno ci ha permesso di non isolarci, di tenere i legami con gli altri, dall'altro però, può sviluppare nei ragazzi delle forme di dipendenza da cui bisognerà tirarli fuori. La seconda sfida è quella ecologica perché questa pandemia è sicuramente il risultato di una cattiva gestione del rapporto fra uomo e natura, fra uomo e ambiente: la scuola dovrà investire in modo più deciso nella promozione di un'intelligenza ecologica. E infine, la terza sfida è un'ulteriore sviluppo della dimensione di solidarietà, dell'attenzione rivolta agli altri. Adesso vietiamo giustamente gli assembramenti, i gruppi. Il gruppo poi dovrà diventare lo strumento fondamentale per sviluppare apprendimento e crescita mentale".
Ne verremo fuori?
"Soltanto con un impegno globale e con un rinnovato patto di corresponsabilità fra scuola e famiglia. Soltanto con una collaborazione fra questi due sistemi riusciremo a farcela e a costruire un modo nuovo di fare scuola, soprattutto per coloro che presentano difficoltà e fragilità".
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