La rottura non c'è ancora, ma rimane l'incertezza sull'epilogo della crisi di governo. E allora meglio mettere al sicuro il Recovery plan approvando la nuova bozza in un cdm da convocare martedì o mercoledì al massimo. È finita così, dopo oltre tre ore di trattative, la riunione di ieri fra Giuseppe Conte, Roberto Gualtieri e i capidelegazione della maggioranza. Nel mezzo di una pandemia e di una profondissima crisi economica, il lungo incontro a Palazzo Chigi si è trasformato in uno scontro. Il governo rimane diviso, con Pd-M5S-Leu da una parte e Italia viva dall'altra. La sensazione degli alleati è che i renziani buttino ancora la palla in tribuna, alzando continuamente la posta. Ma la conta in Parlamento appare vicina.
La verifica
di
Tommaso Ciriaco Annalisa Cuzzocrea
Dopo il vertice di ieri si è parlato comunque di "passi avanti" (come ha commentato il vicesegretario dem Orlando) e il consiglio dei ministri che darà il via libera alla bozza del Recovery plan dovrebbe tenersi, come già detto, a metà settimana. Questa mattina il ministro della Salute Roberto Speranza ha commentato positivamente l'aumento delle risorse per la Sanità: "Nelle ultime ore siamo riusciti a più che raddoppiare la quantità di risorse del Recovery fund destinate alla sanità. Si va nella direzione giusta", ha detto durante un webinar sui vaccini.
Matteo Renzi ormai è isolato, gli esponenti di Iv hanno continuato a parlare di un "governo al capolinea" (lo ha dichiarato ieri la ministra renziana Bellanova), hanno contestato il fatto di aver visionato un testo di 13 pagine e non completo, hanno rilanciato sul Mes e addirittura hanno ritirato fuori il progetto del Ponte sullo Stretto. I renziani hanno chiesto di avere il testo e poi 24 ore per giudicarlo prima di andare in Cdm. E su questo si è trovato un accordo. Nelle prossime ore al Mef si lavorerà per tradurre le linee guida nella bozza definitiva da sottoporre al voto dei ministri.
Permane comunque una situazione di logoramento, nonostante le dichiarazioni del segretario del Pd, che ieri ha riunito la direzione e si è appellato alla responsabilità, chiedendo al premier di accelerare sul nuovo patto di legislatura. A Zingaretti si è unito Di Maio che ha parlato di "giochi incomprensibili di Palazzo".
di
Concetto Vecchio
Se si aprisse la crisi, Renzi rinuncerebbe al colpo dello scorpione, cioè la sostituzione di Conte con un altro premier?
"Se si va all'ipotesi del Conte ter con un accordo politico, credo che ci sia un accordo e non penso che ci possano essere dubbi sulla lealtà delle forze politiche", risponde il senatore dem Andrea Marcucci a Rainews24. "Se invece saliamo al Quirinale senza un'ipotesi preordinata, allora ci sono rischi", aggiunge. In ogni caso per Marcucci "non si può tirare per le lunghe questa crisi per il Paese. Il Pd si sta facendo carico di accompagnare questo percorso che deve portare a un chiarimento di maggioranza". Sulla questione della delega sui servizi infine afferma: "Meglio se Conte affida la delega, ma non è una questione pregiudiziale".
Positivo il giudizio del M5S sulle modifiche al Recovery plan, come afferma il capogruppo al Senato Ettore Licheri: "Ci sono stati ottimi passi avanti a partire dall'edilizia scolastica per finire alla sanità e alla giustizia, risorse per le politiche attive del lavoro, piano nazionale di transizione 4.0 e il superbonus al 110% da prorogare fino al 2023. Mi auguro che il
Consiglio dei ministri si riunisca quanto prima per discutere il documento che il Parlamento aspetta per concretizzarne velocemente i contenuti".
Per Benedetto Della Vedova, segretario di +Europa, invece il governo Conte è un'esperienza già finita: "Una cosa è chiara dopo settimane di crisi strisciante e corrosiva: al Governo Conte, bis o ter che sia, non crede più nessuno neppure nella maggioranza PD/IV/M5S/LEU. Prendano atto che è un capitolo già chiuso".
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