ROMA – Cancellare 641 miliardi di debiti oramai inesigibili del "magazzino" fiscale italiano, inseriti in cartelle vecchie di 15 anni, pre-2015. Procedere con la rottamazione quater, scontando interessi e sanzioni alle cartelle datate 2016-2019 dei "morosi incolpevoli". E poi mano morbida sulle lettere recenti del Fisco – 50 milioni tra ruoli, accertamenti, avvisi – congelate dal Covid nel 2020 e scongelate nel 2021: sconti, dilazioni e rinvii per chi è più in difficoltà.
È questo il pacchetto fiscale che il governo pensa di inserire nell'imminente decreto Ristori finale (il quinto della serie) da 20 miliardi, ribattezzato Salva Imprese. E a questo punto anche Salva Contribuenti.
Un decreto che somiglia sempre più a una manovra, con i ristori perequativi a commercio, turismo, professionisti in base alle perdite di fatturato, nuova Cig Covid, altri fondi al Reddito di cittadinanza. E ora anche la nuova "pace fiscale" di fatto tombale sul passato, una nuova edizione della rottamazione, il saldo e stralcio selettivo.
A proporre il pacchetto è la viceministra all'Economia Laura Castelli (M5S) che ha la delega al Fisco. Ma le sue osservazioni trovano condivisione e conferma trasversale, sebbene tutti escludano condoni. Il ministro dell'Economia Roberto Gualtieri (Pd) qualche settimana fa si è spinto oltre ipotizzando – per singoli e imprese con tasse e imposte come Irpef e Ires sospese (non cartelle) a novembre e dicembre e rinviate alla primavera – un qualche "abbuono", dunque cancellazione.
Diverso il discorso delle 50 milioni di lettere del Fisco in arrivo, il cui invio è stato congelato dal Covid tra l'8 marzo e il 31 dicembre 2020. Qui bisogna distinguere: 35 milioni vengono dalla Riscossione (ex Equitalia) e si tratta di cartelle per vecchi debiti non pagati e finiti a ruolo, mentre le restanti 15 milioni sono inviate dall'Agenzia delle Entrate in quanto atti di accertamento, recupero, liquidazione di imposte o semplici lettere di "compliance", sollecitazione a saldare il dovuto.
L'invio sarà graduale e scadenzato. Con ogni probabilità si partirà dagli atti che rischiano la prescrizione. Ma grazie alle nuove e più morbide regole inserite nei primi quattro decreti Ristori (poi diventati un unico provvedimento) il contribuente avrà più tempo per mettersi in regola.
Ha intanto 60 giorni per pagare dall'arrivo della cartella. Al termine (o prima) può chiedere la rateazione fino a 72 rate (6 anni) senza neppure dimostrare la difficoltà economica, se il debito è fino a 100 mila euro (prima il limite era 60 mila). O dimostrandola per allungare la restituzione a 10 anni.
Se poi, una volta ottenuta la rateazione, si saltano fino a 10 rate e quindi 10 mesi (prima erano 5), si resta "in bonis", non si perde il diritto al piano di diluizione del debito. Chi riceve una cartella nelle prossime settimane potrebbe dunque iniziare a pagare a fine 2021 o nel 2022. E nel frattempo si bloccano fermi, ipoteche e pignoramenti.
Il governo pensa poi di mettere mano al "magazzino fiscale" che "costa troppo all'amministrazione e non porta nulla", come osserva la viceministra Castelli. Una posizione sostenuta da tempo da chi guida l'Agenzia delle Entrate. Buon ultimo anche dall'attuale direttore Ernesto Maria Ruffini che in settembre ha illustrato in audizione parlamentare la situazione, depositando un ricco documento.
I ruoli datati 2000-2015 valgono 641 miliardi e sono considerati oramai irrecuperabili perché riferiti a società fallite, contribuenti incapienti o addirittura deceduti. Su un totale di 986,7 miliardi in magazzino – accumulati dal 2000 al 2020 – appena il 7% pari a 74 miliardi è esigibile, spiega Ruffini.
Per quanto riguarda invece le cartelle del 2020 e quelle che verranno nel 2021 il governo intende mantenere una linea soft, di comprensione per il grave momento di difficoltà del Paese. I contribuenti con perdite di entrate importanti avranno sconti, dilazioni e anche sospensioni.
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