ki, te lo prenderei a calci, quel bel culetto. Hai deciso di far carriera in un settore dal quale qualunque brava ragazza si terrebbe lontana, ma non sei scema". Nemmeno il più retrivo sbirro irlandese si sognerebbe di pronunciarla, oggi, una battuta così greve, un po' sessista e un po' paternalista. Ma siamo nel 1982, Bobby Mallory è un bravo tenente della Squadra Omicidi e la Vicki in questione è la giovane e ribalda figliola di un suo vecchio amico, anche lui poliziotto, caduto in servizio qualche anno prima. Il guaio è che Vicki si è messa in testa di fare l'investigatore privato: e nella testaccia di Bobby l'idea che una donna possa cavarsela in un settore così duro stenta a farsi strada. Anche se – graziosa concessione – non è "scema".
Quando irrompe sulla scena crime con I re della truffa, primo romanzo di una lunga serie tuttora felicemente in corso, Sara Paretsky ha trentacinque anni e le idee molto chiare. Qualche tempo prima, da appassionata della letteratura poliziesca, ha incontrato i romanzi di Chandler. E si è indignata. Colpa di Claire Sternwood, la "dark lady" de Il grande sonno. Quest'assassina che sfrutta il sex appeal per irretire il maschio perennemente in calore le fa venire in mente – confesserà anni dopo – di scrivere con il preciso intento di "rovesciare il tavolo dell'immagine dominante della donna nella fiction e nella società". Nasce così Vicki, V.I. Wharsawki, dove le iniziali stanno per Victoria Ifigenia, origini polacche e italiane, detective privata in Chicago, la windy city, così definita per via del vento implacabile che increspa le acque del vasto lago Michigan. Ma "windy" sta pure per lunatico, imprevedibile, bizzarro, e, perché no, violento. Dopo tutto, stiamo parlando della città che contese a lungo a New York il primato di grande metropoli americana, dette fama imperitura ad Alfonso Capone, detto Al, e può ancora vantare invidiabili (si fa per dire) numeri in materia di omicidi. A città tosta, pertanto, tipa molto tosta. Vicki sa menare, e, cosa che non guasta, incassare; si difende con la pistola; possiede in egual misura acume ed empatia. Ha alle spalle un matrimonio fallito: "Sono troppo indipendente. E non so tenere in ordine una casa". Ha molte amiche donne: "Ho la sensazione che non cerchino di invadere il mio territorio. Ma con gli uomini ho sempre l'impressione, o comunque ce l'ho spesso, di dover lottare per preservare la mia identità".
Ne I re della truffa, Vicki è ingaggiata dal capo di un discusso sindacato angosciato per la scomparsa della figlia, e si trova da subito alle prese con una torbida storiaccia costellata di morti e corruzione. Come in ogni hard-boiled che si rispetti, pur nella durezza delle situazioni non difetta l'ironia. Si prenda il duro confronto fra Vicki e un gruppo di studentesse radical di un tipico college universitario fine anni Settanta, tutte rivoluzione e guerra al sistema, ovviamente diffidenti della poliziotta privata e per giunta piuttosto plebea: "Avevo una gran voglia di spezzare un braccio a qualcuno. I radicali sono tutti quanti degli stramaledetti paranoici. E se i radicali in questione sono degli studenti, alla paranoia si aggiungono la solitudine e la vanità". E dire che, nella vita reale, Paretsky è una figlia di ottima famiglia, anche se con adolescenza turbata dalle continue liti dei genitori, e una femminista militante. Pochi anni dopo l'esordio fonda "Sisters in crime", un network nato per "combattere contro la discriminazione delle donne nel campo del giallo e valorizzare il contributo femminile alla letteratura di genere". Missione riuscita. Nonostante il non fortunatissimo adattamento cinematografico, Detective con i tacchi a spillo (1991), con una Kathleen Turner più in vena di commedia sofisticata che di sfumature noir, la serie di V.I Warshawski, ricca ormai di una ventina di titoli, continua a incassare premi prestigiosi e a riscuotere successi, forte di un'eroina che scivola come una giustiziera problematica lungo le strade della città, ora leggera, ora implacabile, perché nessuna donna è inferiore all'uomo, perché non bisogna porsi nessun limite, perché se c'è un prezzo da pagare alla rottura degli schemi, eccomi qua, pronta a pagarlo. Del resto, grazie anche a lei lo statuto del poliziesco al femminile è cambiato per sempre: niente più fatalone dalle ciglia esagerate e vecchine che risolvono intricate trame sferruzzando in lindi villaggi di campagna. La scena se la sono presa le tipe toste, e, a quanto pare, non hanno nessuna intenzione di mollarla.
Il libro. Sara Paretsky, I re della truffa (minimum fax, Traduzione Luca Briasco, pagg. 336, euro 19)
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