C’è il Dolce Forno, il più desiderato dalle bambine, la bambola Luciana ad altezza naturale e il mitico camper di Barbie, insieme alle macchinine Burago, il Subbuteo, i playmobil e i Lego, quando erano semplici mattoncini. E c’è soprattutto la grafica inconfondibile di quegli anni, volano sicuro per l’effetto nostalgia sui baby boomer cresciuti con l’appuntamento settimanale con Topolino. Sono le pubblicità comparse tra gli anni Sessanta e gli Ottanta sul fumetto Disney, che da marzo Federico Fattori pubblica con cadenza quotidiana sull’account Instagram Piccolo Spazio Pubblicità.
Venticinque anni, sanmarinese, iscritto alla magistrale in Advanced Design alla facoltà di architettura a Bologna, lui con quei giocattoli è troppo giovane per aver giocato, ma quelle réclame vintage sono state la scintilla per fargli scegliere di studiare grafica. « Ero un appassionato di Topolino, e così mia mamma si riforniva ai mercatini dell’usato. Se infatti le storie a strisce tra vecchie e nuove edizioni non cambiavano più di tanto, l’estetica di quelle pubblicità, di quei giochi che non conoscevo, mi hanno sempre attratto».
Il numero più “ antico” è datato 1965, il più recente 1980. In mezzo c’è l’Italia che cambia, dal boom al consumismo, trasformazioni narrate qui dalle pagine pubblicitarie di una rivista per bambini. «Innanzitutto – nota Fattori – impressionano la differenze di genere che promettono un futuro dietro a macchine da cucire e fornelli alle lettrici più giovani. Unica via d’uscita diventare come Barbie. Mentre per i bambini il mondo delle possibilità si presenta più ampio, benché mi abbia particolarmente colpito il fatto che, praticamente in ogni numero, ci fosse una pubblicità dell’esercito, “parà” compresi » . Poi naturalmente il linguaggio. «Negli anni Sessanta è quasi basico, il prodotto veniva proposto per ciò che era. Prendere o lasciare. Suggerivano un oggetto, non un significato legato al possesso di quell’oggetto ».
In pieno ‘77, impossibile non notare una macchinina Lancia Stratos accompagnata dal claim “ Fatti un buco così” o la grafica lisergica di una réclame della Fanta del 1975 con la scritta “Un mondo di allegria”. Colpisce poi l’annuncio delle bambole Rossana, una caucasica, l’altra afroamericana, come le chiameremmo ora; mentre allora, « Rossana è una deliziosa bambola… c’è anche in bellissima versione negretta».
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