Un giorno come tanti di inizio ottobre, con un’azione militare in grande stile, il gruppo islamico Leoni della Jihad prende possesso dell’isola di Lampedusa. Organizzati e spietati, questo manipolo di terroristi islamici, guidati dal sanguinario emiro Yussuf al-Mutlak, sgomina la blanda resistenza armata sull’isola e uccide i militari con un colpo alla nuca sulla spiaggia. O peggio, con una raffica di mitra che fa scempio delle carni e delle loro divise. Tutto accade molto rapidamente: i figli sono separati dalle madri e sull’isola viene imposta la sharia, facendone il primo regno del Califfato in Europa. I video di propaganda con i corpi degli infedeli straziati rimbalzano sui server di tutte le agenzie mondiali, squassando il clima politico, rovinando i piani al Partito del Popolo Sovrano e i sogni di gloria di Rosaria Cusenza, «giovane parlamentare calabrese e ministro della Difesa a soli trentadue anni grazie ad una sfolgorante carriera politica».
"L’isola" (Fandango Libri) è il thriller fanta-politico di Giuseppe Fava e Michele Gambino che ipotizza uno scenario distopico ancorché possibile con il Califfato determinato a conquistare l’Europa. Perché proprio Lampedusa? Perché un gruppo terroristico sfrutta la notte e si imbarca dalla Libia con un peschereccio, per impadronirsi di « un’isola lunga dodici chilometri e larga due » in cui sembra che nulla possa mutare il corso secolare delle cose? È un’azione simbolica, o la stessa isola, adesso difendibile come una roccaforte in mano a uomini esperti, è un simbolo irrinunciabile?
Fava – giornalista, politico e sceneggiatore d’origini catanesi – e Gambino – siracusano, giornalista d’inchiesta e vincitore del premio Ilaria Alpi – muovono le loro pedine. E così mentre dalla Libia partono gli uomini della Jihad, Luca Banti un reporter affamato di verità, sbarca con l’aereo dal continente per far luce su un terribile naufragio che il 10 ottobre aveva causato centinaia di vittime, ben trecentosessantasei corpi in mare e nessuna risposta. Chi sapeva e ha taciuto? E chi ha coperto le autorità che avrebbero dovuto vigilare?
Nottetempo il commando taglia tutti i collegamenti, la telefonia fissa e la rete internet scompaiono e Lampedusa è in balia del terrore. Ma « l’isola sarebbe stato il primo pezzo della cintura che lui avrebbe stretto intorno al collo della vecchia Europa » mentre gli autori scelgono il punto di vista sempre diverso dei vari protagonisti, con un doppio binario che mantiene viva la suspense sino all’ultima pagina, lasciando sgomenti davanti al dipanarsi di una lucida follia: « Sono venuti di notte, hanno distrutto le nostre chiese, occupato le nostre case, sequestrato i nostri bambini. Ci hanno reso schiavi del loro Medioevo, ci costringono a pregare per il loro dio».
Con una prospettiva sempre dinamica, Fava- Gambino raccontano il terrore e il sangue e poi l’insperata risposta organizzata da chi è riuscito fortunosamente a mettersi in salvo, chiamando in azione commessi dei negozi, adolescenti, migranti e semplici cittadini, decisi a fare qualcosa nel totale isolamento, costruendo dal nulla un primo nucleo di resistenza civile contro la barbarie, dando vita all’Esercito isolano di liberazione, agendo senza attendere i tempi della geopolitica; ma ciò che lascia l’amaro in bocca è la verosimiglianza del racconto delle stanze dei bottoni, la narrazione – non senza una pungente ironia – di quella classe politica che si preoccupa solo delle poltrone, rivelandosi completamente inadatta dinnanzi ad un episodio così grave che palesa in malo modo quanti danni possa causare l’inesperienza nei ruoli chiave della macchina di governo.
" L’isola" è una lettura adrenalinica che spinge il lettore a compiere un passo innanzi, spingendolo apertamente alla riflessione: quali sono le reali minacce terroristiche che incombono sulle nostre teste? E i migranti, vilipesi da una certa politica, che ruolo giocheranno negli equilibri del mondo che verrà?
Commenti recenti