“Come abbia fatto Omero a scrivere tutto da solo, proprio non lo so”: così Walter Moneta, 81enne di Trezzano sul Naviglio (nell’hinterland milanese), sintetizza i cinque anni di lavoro che gli hanno permesso di tradurre in dialetto milanese prima l’Odissea e poi l’Iliade insieme al coetaneo Claudio Brambilla, amico e suo compagno di classe alle superiori, sui banchi dell’istituto commerciale milanese Moreschi.
Dopo il diploma in ragioneria, Moneta ha lavorato per quarant’anni in ambito tecnico commerciale e Brambilla è stato top manager di multinazionali farmaceutiche, operando soprattutto nel settore finanziario. Poi, con la pensione, sono stati entrambi folgorati dalla passione per le lingue: il primo ha deciso di dedicarsi al dialetto – si è iscritto a un corso di grammatica ad hoc in un circolo filologico e ha vinto vari concorsi di poesia in milanese – mentre il secondo ha intrapreso lo studio del greco antico, prima da autodidatta, poi alla Scuola civica di Milano e infine all’Università Cattolica, seguendo i corsi e frequentando per un ventennio i seminari omerici tenuti dal professor Mario Cantilena.
Dall’unione delle loro competenze, sono nate le traduzioni dei poemi omerici in salsa meneghina: la loro ultima fatica è “L’Iliade in milanes”, edita da Il Mio Libro. In 447 pagine i due “filologi della ragioneria” – come loro stessi amano definirsi – hanno tradotto i 15.696 versi con cui Omero ha reso immortali le vicende della guerra di Troia.
“Credo sia venuta addirittura meglio dell’Odissea grazie all’esperienza che abbiamo accumulato – sottolinea Claudio Brambilla – Si tratta indubbiamente di prodotti di nicchia, dato che a Milano saranno rimaste forse 200 persone a leggere in dialetto. Eppure alcune copie della nostra Odissea sono state vendute in Sicilia e a Porto Valtravaglia, sul lago Maggiore, l’ha acquistata persino un turista tedesco. Per noi è una grande soddisfazione. Speriamo che l’Iliade riscuota lo stesso successo”.
Intanto, grazie agli eroi omerici e alle loro imprese, i due autori hanno avuto modo di distrarsi durante i difficili mesi del lockdown: “Non vedere per tanto tempo i miei nipotini è stato brutto, ma traducendo mi sono immedesimato nei personaggi e mi è sembrato di riviverne le storie – continua Moneta – Devo dire che l’Odissea mi è piaciuta di più, soprattutto per la trama più varia. Nell’Iliade è tutto un susseguirsi di battaglie, sangue e morte. Achille poi non mi piace per nulla: è responsabile di troppe uccisioni”.
Se Walter Moneta si è occupato della traduzione in dialetto milanese (a partire dalla versione italiana curata da Franco Ferrari), a Claudio Brambilla è toccato il compito di controllare che il testo originale greco non venisse tradito: “Lui è incredibilmente preciso, un vero ragioniere anche quando si tratta di traduzioni – sorride Moneta – Abbiamo discusso molte volte, ma siamo sopravvissuti a ben due poemi rimanendo amici”.
La difficoltà maggiore è stata quella di rendere al meglio le numerose metafore utilizzate da Omero: “Sono quelle a ‘colorare’ il testo e quindi è fondamentale che non vadano perse – concludono i due autori – Abbiamo fatto un lavoro certosino e ne siamo veramente soddisfatti”.
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