ROMA – Incombe il virus. Ma i giudici della Cassazione perdono l'occasione del voto online per scegliere tra di loro la toga da mandare alla Consulta. E come non bastasse i vertici della Suprema corte convocano tutti i colleghi civilisti proprio per il 15 dicembre, in contemporanea con le giornate del voto, per dare il via al processo telematico. Occasione ghiotta, i supremi giudici civili si pigliano il token, ma votano anche, magari privilegiando i colleghi civilisti ai danni dell'unico candidato penalista. Ovviamente votano anche i giudici del penale in un grande happening a dispetto del Covid.
La storia che stiamo per raccontarvi fa parte del capitolo "i paradossi della giustizia al tempo del Coronavirus". Quando il fantasma della pandemia, ormai da mesi, ossessiona anche le toghe che si battono per fare i processi da remoto, tutti collegati in video, anche gli imputati. Mentre gli avvocati, per tutta risposta, fanno i pazzi e vogliono stare in aula. Ma dove si annida, stavolta, il clamoroso paradosso?
Ecco qua la storia. Accade in Cassazione. Sì, proprio nella culla del diritto, l'ultimo gradino dei processi prima della sentenza definitiva. Succede nel palazzo in pieno stile fascista dove lavorano i giudici più anziani in carriera, e quindi c'è da presupporre anche i più autorevoli. Tant'è che, proprio tra di loro, vengono scelti ben tre dei 15 giudici che entrano a far parte del parterre della Corte costituzionale. E adesso, dopo la scadenza del mandato di Mario Rosario Morelli, per tre mesi presidente della Corte, la stessa Corte deve scegliere un successore. Che andrà ad aggiungersi agli altri due cassazionisti, Giovanni Amoroso, eletto nel 2017, e Stefano Petitti un anno fa.
Ovviamente parliamo di una scadenza senza sorprese, nota da sempre, perché ogni giudici costituzionale dura in carica nove anni e quindi si sa quando tornerà a casa nel momento stesso in cui viene eletto dal Parlamento, scelto dal presidente della Repubblica, oppure votato dai colleghi della Cassazione, del Consiglio di Stato, della Corte dei conti.
Ed è noto anche che c'è il Covid. Tant'è che l'Anm ha fissato con cinque mesi di anticipo il voto online per oltre 9mila magistrati. Ma la Cassazione, che ne deve portare al voto oltre 300, non lo ha fatto. Che succede allora tra martedì 15 e mercoledì 16? Toghe che superano quasi tutte i 60 anni di età sfideranno il Covid e andranno a piazza Cavour. Perché due giorni dopo, a palazzo della Consulta, i 15 giudici al completo dovranno votare per il nuovo presidente. C'è giusto il tempo, per il nuovo giudice eletto, di salire al Quirinale.
Ma è proprio qui che Repubblica vi racconta la curiosa novità. Quello che abbiamo battezzato "il paradosso". Giusto martedì 16 verso la Cassazione ci sarà un afflusso straordinario di giudici civili. Mai visto prima, perché proprio le sentenze civili nella stragrande maggioranza dei casi si svolgono da remoto e con modalità cartolari, quindi è raro di questi tempi che proprio questa categoria di giudici frequenti piazza Cavour.
Invece saranno costretti a esserci proprio martedì 15 e mercoledì 16 quando, nell'aula Berni Canani, sita al piano terra del palazzaccio, si svolgeranno le procedure per la consegna del token crittografico per il processo civile telematico nonché le procedure di registrazione, come recita una mail inviata a tutti, che singolarmente produce un elenco a partire dal nome di battesimo anziché, come sarebbe più logico, dal cognome. Segno, evidentemente, di una decisione assunta in tutta fretta dal procuratore generale della Cassazione Pietro Curzio.
Che succederà dunque martedì? È ovvio che i giudici civili convocati in massa proprio quel giorno sfrutteranno l'occasione anche per andare a votare uno dei quattro colleghi che corrono per la Corte costituzionale. Tra i quali c'è un solo penalista – Giorgio Fidelbo, considerato un fine giurista, vice capo del Massimario della Cassazione, autore anche della sentenza su Mafia capitale – considerato dai più il favorito per la Consulta proprio per il suo background giuridico. Ma ci sono anche i tre civilisti, l'avvocato generale Luigi Salvato, nella task force del procuratore generale Giovanni Salvi che ha condotto le indagini disciplinari sui colleghi coinvolti nel caso Palamara, e le colleghe Adelaide Amendola e Maria Rosaria Sangiorgi, quest'ultima al Csm per Unicost nella consiliatura 2014-2018, quando il capogruppo era proprio Luca Palamara.
Basta avere un po' di esperienza di come funzionano le elezioni per la Consulta in Cassazione per sapere che i giudici del settore penale tendono a votare per un loro collega e i civilisti fanno altrettanto. È vero altresì che i penalisti, costretti ad udienze in presenza, frequentano di più il palazzo. Ma nel nostro caso siamo di fronte a una vera e propria convocazione nominativa di tutti i civilisti che, dovendo prendere il token, ma anche votare, faranno tutto martedì 15. Quando, in barba alle paure per il Covid, la Cassazione di solito deserta improvvisamente si ripopolerà.
A questo punto una domanda sorge spontanea: perché non ci si è organizzati per votare online? Ad esempio con la società Eligo cui si rivolge l'Anm che pure "abita" al sesto piano del medesimo palazzo e che con quella società sabato 5 dicembre ha eletto il neo presidente dell'Anm Giuseppe Santalucia, anche lui giudice della Cassazione? Sarebbe stato facile, ma ovviamente avrebbe dovuto esserci una legge, quantomeno un decreto legge, a stabilirlo e quindi a consentire la scelta. E i contenitori giuridici per farlo c'erano, da ultimo i due decreti legge Ristori che già contengono capitoli ad hoc sulla giustizia al tempo del Covid.
Forse non ci si è pensato in tempo. Oppure non ci si è pensato proprio. Anche se corre l'indiscrezione che un estremo tentativo per pubblicizzare i nomi dei candidati, ad esempio sulla home della Cassazione, si sia infranto sulla inevitabile constatazione che, al di là dei candidati, tutti possono votare per tutti, anche per i giudici ormai in pensione.
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