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TASCHEN: fare libri grandi è un’arte

LOS ANGELES. Dopo qualche settimana e vari tentativi per stanarlo, ecco la telefonata, inaspettata. Vengo, non troppo velatamente, "intervistato" per 10 minuti, alla fine dei quali ricevo un invito previa consegna del risultato del tampone Covid. Questa la nuova realtà di un giornalista il cui interlocutore odia Zoom e i rapporti virtuali, preferendo una stretta di mano e una chiacchierata vis-à-vis.

Rapporti e connessioni umane, d'altronde, sono alla base del successo mondiale di Mr. Benedikt Taschen e della sua TASCHEN Publishing – 600 titoli in catalogo, 13 negozi in tutto il mondo. Successo che ora viene celebrato, in occasione del 40° anniversario dalla fondazione della casa editrice nella Colonia in cui è nato 59 anni fa, con la pubblicazione di T40: una trentina di libri scelti tra i più iconici del catalogo, tutti al prezzo promozionale di 20 euro.

L'appuntamento con Mr. Taschen è sulle colline della San Fernando Valley, dove svetta la celebre villa Chemosphere, icona modernista disegnata da John Lautner nel 1960 e ritratta anche in film come Omicidio a luci rosse di Brian De Palma.

Una volta dentro, e dopo aver visto e toccato (provvisto di guanti bianchi) i vari SUMO Books, mi ritrovo a pranzare con Mr. Benedikt. Dalla nostra chiacchierata, oltre al suo infinito interesse per architetti, pittori, fotografi, emerge con forza l'amore e l'interesse socio-antropologico per tutti gli esseri umani. Altrettanto spiccata è la sua mercurialità professionale: mentre mi mostra una serie di dipinti straordinari che David Hockney gli spedisce settimanalmente dalla Normandia, mi mette al corrente di alcune problematiche incontrate con il Dalai Lama – che dopo aver firmato 25 libri sui 998 previsti, si era stancato – e con i Rolling Stones: dopo 10 anni mancano ancora 150 libri da autografare. Fra una puntualizzazione e una fetta di pizza fatta arrivare da Jon & Vinny's, uno dei suoi ristoranti preferiti di Los Angeles, Taschen si rivela un uomo risoluto e dotato di grande razionalità, ma anche semplice ed estremamente gentile.

Come è nata la sua passione per i libri?
"I miei genitori erano medici, mia madre a quei tempi era una delle rare donne che esercitavano la professione. Il loro lavoro mi lasciava molta indipendenza, sono sempre stato libero di esplorare qualsiasi cosa. Sulla strada per andare alla scuola elementare c'erano due negozi dell'usato, dove si potevano comprare e vendere fumetti. Posso dire che il mio mestiere è iniziato lì. Guardando, studiando, fantasticando".

Cosa comprava?
"I miei preferiti erano i fumetti di Paperino, in particolare quelli disegnati da Carl Barks, l'inventore di Zio Paperone. Non era facile riconoscerli, perché in quegli anni non erano firmati. Ho iniziato a comprarli perché, rispetto agli altri, avevano qualcosa di speciale. Solo più tardi ho scoperto che erano diventati oggetti da collezione. Il tragitto per andare e ritornare da scuola è stato molto importante per la mia formazione, mi piaceva osservare la gente. In questo modo potevo vedere realtà sociali e culturali diverse".

La lezione più importante di quegli anni?
"Per andare a scuola dovevo attraversare un tunnel dove, ogni giorno, venivo picchiato da un gruppo di bulli. Poi sono diventato amico di Rolf il ripetente, un ragazzo enorme che aveva quattro anni più di me, una belva. Da quel momento nessuno mi ha più toccato, e a quel punto ho capito una cosa: qualsiasi cosa fai, è fondamentale avere una relazione umana con le persone che ti circondano. Nel mio business lavoro con gente creativa, ma per me è importante conoscere prima la loro storia, il background, e il processo che ha permesso loro di avere successo".

I primi affari li ha fatti a 12 anni vendendo fumetti per posta. Poi a 18 ha aperto la prima libreria a Colonia, e a 20 è diventato editore. Cosa celebra oggi, 40 anni dopo?
"Arte e creatività, per l'occasione abbiamo ristampato alcuni dei nostri titoli preferiti – Ai Weiwei, Hockney, Araki, Christo e Jeanne-Claude, Basquiat, The Walt Disney Film Archives – a un prezzo bassissimo, mantenendo sempre la qualità impeccabile della nostra produzione. Poi, siccome il libro che ha trasformato il mio business è stato SUMO di Helmut Newton nel 1999, e visto che quest'anno Newton avrebbe compiuto 100 anni, ho deciso di creare Baby SUMO in edizione limitata, un libro che è esattamente la metà dell'edizione originale".

Una regola fondamentale imparata in tutti questi anni di editoria?
"Essere flessibili, tenaci, costanti, e capire quando è il momento giusto. Il tutto unito a pazienza e velocità d'esecuzione. Come diceva Bruce Lee: 'Sii senza limiti, senza forma, come l'acqua'. Non fissarti troppo su una cosa, spesso c'è un motivo per cui le cose non accadono come vuoi tu, meglio non forzarle. Ci ho messo quindici anni per costruire la relazione con Helmut Newton e fare il libro che volevo. Per altri volumi ci sono voluti anche 25 anni, ma alla fine li ho fatti".

Un altro dei protagonisti dei suoi SUMO Book è David Hockney. Cosa le ha insegnato il grande pittore britannico?

"L'amore per la vita. È una delle persone più intelligenti e sensibili che abbia mai conosciuto, un artista straordinario che osserva tutto in continuazione. Mi dice sempre: "Il passato è storia, il futuro è un mistero, il presente è solo il presente, ama la vita". Che ribadisce il concetto di essere flessibile, aperto a cambiare i piani. L'ho conosciuto grazie al nostro amico comune Billy Wilder".

La TASCHEN ha anche dedicato un Sumo alla Ferrari. Che rapporto ha con l'Italia?
"Enzo Ferrari era un grande uomo, ha creato un mito. Suo figlio Piero ci ha aiutato molto, così come gli uomini di Fca, John e Lapo Elkann, perché hanno capito che non volevamo solo parlare di macchine ma dell'eredità culturale della compagnia. Se non vivessi in California, starei in Italia. Amo il Paese e i suoi abitanti, il loro umorismo spensierato, i valori della famiglia, il gusto per il cibo e per la vita. Tra i miei prossimi progetti c'è in programma un libro su Emilio Pucci, su Gio Ponti, che amo e colleziono, e anche un libro su Renzo Piano. Senza Leonardo, Michelangelo e Caravaggio, la cultura mondiale non sarebbe la stessa".

A questo punto Mr. Taschen si ricorda della telefonata promessa a Julian Schnabel: lo informa di aver appena ricevuto la prima copia di Schnabel, suo nuovo libro in uscita in edizione limitata: mille copie a mille dollari. "Julian è fantastico. Lo conosco da una vita, siamo amici. Credo che la sua visione dell'arte sia unica, è un personaggio incredibile, sprizza energia positiva, uno dei pittori più interessanti di questo periodo. Sa sempre quello che vuole, e questo si vede anche nei suoi film. È un regista fantastico, tutto quello che sa, lo ha imparato da solo".

Come sceglie gli artisti da pubblicare?
"È una combinazione di cose, il mio interesse, il loro, il tempo, la disponibilità. Con Ai Weiwei abbiamo iniziato a dialogare e poi abbiamo capito di avere, sotto molti aspetti, la stessa visione della vita. È tra le voci artistiche più importanti degli ultimi vent'anni, il suo attivismo politico, le sue sculture e la sua influenza sui media possono essere paragonabili al lavoro di Joseph Beuys".

Tra i suoi interessi c'è anche l'ecologia. Come è nata la collaborazione con il grande fotografo brasiliano Sebastião Salgado?
"Durante la pubblicazione di Genesis nel 2013, ho capito che il suo libro era una lettera d'amore nei confronti del pianeta. Da allora abbiamo deciso di diventare editori a impatto zero. Ogni anno compensiamo le nostre emissioni di carbonio con crediti di carbonio presso l'Instituto Terra, fondato da Lélia e Sebastião Salgado, un programma di riforestazione a Minas Gerais in Brasile. È come se ogni libro TASCHEN alla fine piantasse un seme, no?".

Sul Venerdì del 24 dicembre 2020

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