ROMA – Non deve essere piacevole mettersi a tavola sapendo che quella potrebbe essere l’ultima cena. Non deve essere rassicurante né stimolante giocare una partita sapendo che potrebbe essere l’ultima (per chissà quanto tempo, anche se la Lega al momento allontana ipotesi di stop per l'aumento dei casi di Covid). Dove nascondere le motivazioni, le prospettive e lo slancio agonistico che lega una prestazione all’altra, come fossero le perle di una ricca collana, se non si sa come andrà a finire la stagione e soprattutto quando? I giocatori del campionato inglese, più degli altri forse, stanno pagando l’emozione sottratta con la chiusura delle porte degli stadi.
In questa cornice dai confini tremolanti, la Premier continua ad andare avanti fra rinvii e sospetti, accuse e paure che si mescolano nelle esternazioni, per esempio dell’Everton. Da fuori la sensazione è una ed è sgradevole: che si giochi con un coinvolgimento ridotto. E forse hanno ragione: questa cosa cui ci stanno abituando è un surrogato. Non è il calcio vero. Il Liverpool, che non si fida molto delle sue attuali risorse, sfrutta la situazione procedendo ad una velocità da carrozza di piazza. Una rivoluzione alla rovescia, dove i cavalli hanno sostituito la Ferrari degli ultimi tre anni. Corre dieci minuti a tempo come sa, il Liverpool, spesso concentrati in un paio d’azioni che ricordano molto da vicino, questo va detto, gli effetti del pensiero di Klopp. Ma in queste folate c’è sempre un giocatore che segue la manovra con i tempi sbagliati e sputtana la bella giocata.
Poi il Liverpool si limita a tentare di far funzionare gli schemi mandati a memoria: ma purtroppo il ritmo medio degli attuali Reds è tale che non ci sono molte speranze che tali schemi, per quanto geneticamente assimilati e per quanto geniali, portino a qualche risultato concreto. Non penetrano abbastanza. Ritmo basso e intensità confuse. Si diceva che il vero miracolo di Klopp sarebbe di rivincere la Premier senza i due centrali di difesa titolari (Van Dijk e Gomez). Un miracolo possibile perché le altre hanno più problemi dei Reds oppure, nel livellamento della noia, restano comunque più fragili, se non proprio più deboli.
di
Enrico Sisti
Malgrado il suo andamento intermittente, il Liverpool è comunque primo in classifica con una partita in più dello United che lo segue a tre punti. Il che vuol dire che il livello generale del campionato inglese, forse anche per colpa delle incertezze emotive innescate dalla pandemia, si è abbassato. Diciamolo: le partite sono quasi tutte brutte, senza un’identità, senza grandi slanci, non dicono quasi niente e quasi nessun giocatore (fatta forse eccezione per De Bruyne e Grealish del Villa) si accende offrendo luci particolari. Quindi al momento attuale Newcastle-Liverpool, finita 0-0, che evoca sempre storici confronti del passato, in stadi maledettamente pieni e sonoramente presenti, si riduce a una sequenza di minuti poco attraenti, con qualche occasione da gol, ma tendezialmente piatta.
Meno male che nel finale il portiere del Newcastle Darlow ha fatto tre grandi parate. Che tuttavia non rialzano il valore complessivo di una partita con mille errori di posizionamento e in appoggio, una partita falsamente muscolare, dove i falli erano più che altro richiesti ad alta voce dalle panchine. Salah ha avuto un paio di occasioni, una Firmino. Alisson ha salvato i suoi a dieci dalla fine. Per il resto Federico Fernandez e Schar (che ha tolto anche un pallone dalla porta) non hanno avuto difficoltà a gestire la difesa dei Magpies. Noi sì però. Nel finale ha dato vitalità l’ingresso di Wijnaldum: un po’. C’è da chiedersi: davvero è soltanto colpa degli stadi vuoti e della pandemia questa crisi di bellezza? Certo non è un bel calcio, questo inglese a cavallo tra l’anno peggiore di sempre e l’anno che verrà in cui entreremo con il ritornello “vai a sapere che succede!”. Un calcio a cui viene di credere poco, che si fatica a seguire.
E non è un bel Liverpool quello che lo guida dalla testa della classifica, nonostante tutto e nonostante due pareggi consecutivi con la penultima (West Bromwich) e con una squadra cacciata dalla Fa Cup dal Brentford (che gioca in serie B) e che punta ufficialmente a salvarsi. Lo scorso anno con due partite così “back to back” il Liverpool entrava ufficialmente in crisi. Adesso è tutto normale. Buona notizia per Klopp: è rientrato Thiago. Con lui e Iota (ancora infortunato) forse l’anima del Liverpool potrebbe risvegliarsi. Salvo cancellazioni, la Premier tornerà, come da tradizione, il 1° gennaio con Everton-West Ham (18.30 Sky) e Manchester United-Aston Villa (21).
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