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La raccolta differenziata? La realizzò il re Borbone

Sarà pure infantile, ma è la sensazione che ti prende leggendo quest’altro intrigante libro di Perillo: che Napoli sia la città che non finisce e non finisce di sorprenderti anche per essere un bel contrappunto all’attuale "mondo della dimenticanza". E tuttavia la città è anche un po’ cambiata negli ultimi decenni. Infatti, se è vero come è vero, Aldo Masullo affermava che Napoli « ha il torto di rappresentarsi e non di presentarsi ». Ed è quindi scontata la sua mutevolezza.

Cominciamo dal concentrato dell’erotismo che si trova proprio a Pompei nel Gabinetto segreto, che solo dieci anni fa è stato aperto a tutti. Qui rinverdiscono falloforie e priapismo e le cui rappresentazioni apotropaiche ci portano direttamente all’attualità del nostro corno. La violenza sulle donne? Per prima fu questa città ai tempi di Boccaccio a punirla e a sanzionare anche il frequente ricorso alla barba lunga, ieri come oggi, di origine araba. E indovinate dove si trova il battistero più antico d’Occidente, costruito fra il 363 e il 409? Non a Ravenna o altrove, ma a Napoli e precisamente a San Giovanni in Fonte, nel cuore del Duomo.

Come sappiamo, dal ‘ 600 in poi la città è stata spesso preda delle epidemie: come quella del 1764 fronteggiata da Michele Sarcone, un medico sconosciuto che però è da considerare il padre dell’epidemiologia moderna. C’è poi da non credere quando si legge che nel 1832 re Ferdinando inventò la raccolta differenziata e fece di Napoli la città più pulita d’Europa.

A Napoli anche le festività vanno a braccetto tra la vita e la morte, come il 2 novembre e Natale, il più lungo che si conosca, e che si protrae si può dire fino a Pasqua con un altro presepe sul "momento doloroso del trapasso", mentre il primo è legato alla nascita . Non poche soprese riserva anche la lingua napoletana figlia di genitori lontani e vicini: dopo il latino, ecco il francese, lo spagnolo e persino l’arabo a significare quanto la città sia stata nei secoli la " culla del Mediterraneo".

Altri elementi identitari provengono dai dolci. Il caffè ora è candidato al Patrimonio immateriale dell’Unesco, così come si è verificato con la pizza. Da non dimenticare poi il mondo dei numeri intorno al quale ruotano il lotto, le carte da gioco con tutti i suoi significati, la tombola e perfino la " bella ‘ Mbriana". Un altro fenomeno prevalentemente partenopeo è la gestualità che deriva dalla tante dominazioni straniere. Come ci si capiva, infatti, se non ricorrendo al gioco delle mani?

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