ENNESIMA giravolta del presidente facente funzioni Spirlì sulla data delle prossime regionali in Calabria. Se a dispetto del parere del Cts – che ha caldamente consigliato un rinvio – si dovesse votare il 14 febbraio, la colpa – sostiene Antonino Spirlì – sarà del governo che non ha rinviato le elezioni. “Per l’ennesima, vergognosa volta, il governo Cinquestelle, Pd, Leu decide di non decidere sulla pelle dei calabresi”, tuona. Peccato che la facoltà di convocare i comizi sia solo sua, come del resto avvenuto il 30 ottobre scorso, quando lui e la sua maggioranza hanno scelto la prima data utile nella finestra indicata dall'esecutivo prima che si iniziasse a temere la terza ondata.
In realtà, il problema di Spirlì è tutto politico. E molto personale. Sempre attento a mantenere un profilo istituzionale, magari anche per far dimenticare i pirotecnici eccessi del passato anche recente, il presidente facente funzioni ha ceduto al garbato pressing del ministro Francesco Boccia, che lo ha sollecitato a chiedere al governo un parere del Comitato tecnico scientifico del ministero della Salute sull’opportunità di votare a febbraio. E ovviamente dai tecnici è arrivato un secco no. La campagna elettorale si dovrebbe svolgere proprio nelle settimane in cui si teme una terza ondata, che rischia di essere anche peggiore delle precedenti perché arriverebbe a ospedali pieni e in una delle regioni più fragili dal punto di vista sanitario.
amministrative 2021
Calabria, Cts: "Auspicabile rinvio elezioni regionali". Maggioranza contro Spirlì: "Non può decidere tutto da solo"
di
Alessia Candito
Peccato che il centrodestra di un rinvio non ne abbia mai voluto sapere, la sua Lega abbia pubblicamente sconfessato la missiva con cui da presidente facente funzioni ha sollecitato una valutazione dei tecnici e la protesta contro un eventuale slittamento delle elezioni sia arrivata persino in Parlamento con la formale presentazione di un’interrogazione da parte di deputati e senatori di Forza Italia.
E le speranze di Spirlì di una decisione dall’alto che gli consentisse di fare spallucce e mostrarsi “costretto” ad adeguarsi a uno slittamento che i suoi non hanno mai voluto sono rimaste deluse. Al Consiglio dei ministri di ieri, la discussione sulle regionali in Calabria non è stata messa neanche all’ordine del giorno. Traduzione, il presidente facente funzioni si è messo spalle al muro da solo. Da qui la sua rabbia. Contro il governo. Contro la “stampa di regime”. Contro l’opposizione – fuori e dentro il Consiglio regionale – che a gran voce per settimane ha chiesto un rinvio dei comizi, costringendolo a prendere una posizione.
«Chi decide di non decidere, codardamente decide – tuona Spirlì – il 14 di febbraio è, dunque una data che, anche per il Governo nazionale, non farà correre pericoli a chi dovrà esercitare il proprio diritto di voto”. Quasi offeso, il presidente facente funzioni lamenta che “dopo aver costantemente bussato alla porta del presidente della Regione Calabria, con presunto spirito collaborativo, e dopo aver caricato a pallettoni la stampa di regime – che attaccava me e la maggioranza di governo in Calabria, additandoci come sterminatori di calabresi – i ministri targati Pd, M5s, Leu e Iv hanno deciso che in Calabria l’aria è buona, il virus è morto e a San Valentino si apriranno scatole di cioccolatini e urne elettorali”. E poi minaccia “adesso si dovranno giustificare agli occhi dei propri elettori e sostenitori, dato che la maggioranza alla quale appartengo sapeva già con chi aveva a che fare. Si sono stanati e cacciati da soli. Da oggi in poi, non consentiremo a nessuno di dare lezioni di politica e buon senso”.
Ma in realtà sua e solo sua è la responsabilità di modificare la data delle elezioni. E l’evoluzione della situazione epidemiologica in Calabria, fra le prime regioni a diventare zona rossa e fra le ultime a poter allentare le restrizioni, sembra fugare ogni dubbio sulla necessità di rinviare le regionali e soprattutto la campagna elettorale che necessariamente le precede. Per l’Iss, la Calabria, "ha un Rt puntuale di 1.09 compatibile con uno scenario tipo 2. Questo desta particolare preoccupazione e pertanto si esorta a considerare di applicare le misure previste, per i livelli di rischio attribuiti, anche alla fine di queste festività".
Ieri, con 449 casi, si è toccato l’ennesimo record di nuovi positivi accertati, diversi Comuni sono stati dichiarati zona rossa dopo l’individuazione di ampi focolai. Solo a Piscopio, piccola frazione del vibonese di 3mila abitanti, dopo una festa si contano oltre 300 contagiati, ma la maggior parte dei tamponi effettuati deve ancora essere processata. In più, l’arrivo del nuovo commissario alla Sanità, Guido Longo – individuato dopo una telenovela durata settimane e una decina di nomi bruciati sull’altare di veti incrociati, scivoloni mediatici, ripensamenti, paletti e passi indietro – tarda ancora a mostrare i suoi effetti.
Lo scheletro ospedaliero calabrese fragile era e tale è rimasto, il caos nella rete di assistenza e tracing dei positivi regna ancora sovrano e al momento – pare – lettera morta sono rimaste le offerte di collaborazione di comitati e reti civiche che da anni si occupano di sanità in regione. Longo aveva chiesto tempo per capire e rendersi conto della situazione, mezzi e uomini per intervenire. Ma il tempo corre e la pandemia pure.
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