Specchiarsi nelle proprie passioni, cercare sé stesso attraverso la storia dell'autore che ha sempre amato. Questo è ciò che ha fatto Davide Toffolo, fumettista e voce dei Tre Allegri Ragazzi Morti (lo vedremo a Sanremo insieme agli Extraliscio) con Magnus, in arte Roberto Raviola, ovvero il Viandante.
Toffolo conosce Magnus da giovane lettore attraverso Alan Ford e si innamora di quel mondo e di quei personaggi nati dalla collaborazione con Luciano Secchi, il Bunker della coppia. Li ama e inizia a disegnarli. Nel 1979 vince il concorso organizzato in occasione del primo decennale della serie: ha solo quattordici anni. Magnus, che ne ha 26 di più, già da quattro anni aveva lasciato la serie e la collaborazione con Bunker, nata con Kriminal nel 1964 e proseguita con la creazione di Satanik, Maxmagnus ed altri personaggi.
Undici anni di lavoro meraviglioso a ritmo frenetico, incessante, interrotti per ritrovare l'altra parte di sé stesso. Ecco che nel 1975 nasce il Magnus scrittore dei propri fumetti, quello che cambierà il proprio pseudonimo nel Viandante: nascono Lo Sconosciuto, Milady nel 3000, I briganti. Nel frattempo anche il fumettista Toffolo cresce, incontrando nelle sue storie altri grandi personaggi che ne hanno segnato l'immaginario (spesso vicini all'ambiente friulano), come Carnera e Pasolini. La dimensione del graphic novel, priva di scadenze continue, è ideale per lui che divide la sua vita tra musica e fumetti. E a volte, il lavoro su un libro può durare tanto: nel caso di Magnus addirittura 16 anni.
"Sì, è nato nel marzo del 2004, quando Paola Bristot ha curato a Pordenone la mostra su Magnus che racconto nel libro".
Nel racconto parli anche del furto di un suo originale: è un fatto reale?
"Sì, un mistero mai risolto e forse la spinta per questo libro dedicato a un grande autore che mi ha segnato: da bambino io ho davvero visto il mondo come lo disegnava lui".
Ritorniamo al mistero dei sedici anni di lavoro.
"Sedici anni fa sarei dovuto andare a Parigi per realizzare Il re bianco (per l'editore francese Casterman) e invece mi sono fermato a Milano, la città giusta per fare le ricerche su Magnus. Lì ho trovato un Virgilio d'eccezione: Graziano Origa, autore e giornalista, presente anche alla premiazione del concorso per il decennale di Alan Ford il cui sottotitolo era: "Cerchiamo il nuovo disegnatore di Alan Ford". Ma per me sarebbe stato lavoro minorile".
Vogliamo fare un flashback e riandare a quella premiazione?
"È un ricordo indimenticabile, vissuto insieme a mio papà, il mio primo fan, sulla Terrazza Martini da cui si vedeva il Duomo. Anche se Magnus non la disegnava più era il momento in cui la serie, apparsa anche in Supergulp! Fumetti in tv, aveva il massimo del suo successo. In quella festa c'era Bunker, c'erano Silver, Chies, Piffarerio, nuovo disegnatore di Alan Ford, Origa. E c'era Raffaele Della Monica, secondo classificato venuto da Salerno, che avrebbe iniziato la sua importante vita professionale proprio con Alan Ford. Era venuto con una cartella piena di disegni proprio per dimostrare che era pronto a lavorarci sopra. Quelli sono stati quelli i primi disegni originali mai visti in vita mia".
Hai parlato di tuo padre che, per fortuna, appoggiava la tua aspirazione: non era scontato.
"Vengo da una famiglia operaia. A casa mia non c'era una libreria, ma giusto quattro libri: Pinocchio, Cuore, uno sul judo che era la passione di mio padre e un Fantozzi che lo faceva morire dalle risate. Per fortuna c'era l'edicola: con poche lire mi ha permesso di avvicinarmi al mondo del fumetto, partendo dai supereroi".
I supereroi Marvel erano pubblicati dallo stesso editore di "Alan Ford" e così, grazie alle pubblicità reciproca, era facile passare dall'uno all'altro. Ma ritorniamo alla Milano che hai incontrato qualche tempo dopo.
"Ho cominciato a conoscere le persone fondamentali per Magnus. La prima è stata Renzo Barbieri, storico editore dei pornofumetti di quel tempo, per cui aveva realizzato Lo sconosciuto, Necron e tanti altri. Ed è stato un incontro bellissimo".
Le sceneggiature di "Necron" non erano sue.
"Infatti Barbieri mi mostrò il plico con l'ultima, mai realizzata, che lui non volle neppure leggere. E poi ho incontrato Sergio Bonelli, con cui è nata una simpatia particolare: per lui Magnus ha realizzato il famoso "Texone" a cui ha lavorato per ben sette anni riuscendo a finirlo prima di morire a Castel del Rio, dove si era rifugiato in solitudine e dove l'aveva raggiunto Bonvi. Tante altre persone mi hanno poi offerto altri frammenti di Magnus. Per esempio Onofrio Catacchio che mi ha raccontato come in una lezione, a Bologna, Magnus avesse detto che una storia fatta bene assomiglia alla mano sinistra: il prologo deve essere lungo come il pollice e l'epilogo lungo come il mignolo. Uno schema che ho rispettato nel mio libro".
Anche tu però sei stato allievo di Magnus.
"Sì, nel 1986 ho passato una settimana con lui alla Scuola Feininger di Bologna. Ed è stata la prima volta che lo vedevo".
E parlava più di sceneggiatura che di disegno?
"Sì. Il disegno, diceva, è solo funzionale al racconto. Un insegnamento traumatico e fortissimo che per m e si è tradotto in un metodo di lavoro molto personale, che non prevede una sceneggiatura. Credo che un fumettista sia una sorta di medium che deve mettersi in contatto con i personaggi che racconta, scrivendoli e disegnandoli allo stesso tempo".
Ma insomma, perché ci ha messo sedici anni per questo fumetto?
"Per vari motivi. Forse perché ho dovuto allontanare alcune ossessioni di Magnus che erano diventate mie. Però quando qualche mese fa Igort mi ha chiesto di chiuderlo ho pensato che fosse arrivato il momento giusto. E poi sedici anni non sono così tanti. Per me che nel frattempo ho tenuto tanti concerti, sedici vale uno".
A Lucca Changes, nell'evento "Neuromics", quando hai disegnato sotto ipnosi, hai chiesto al professor Camillo Loriedo se era possibile aiutarti a risolvere il problema del naso di Magnus. Perché?
"Per raccontare Magnus dovevo capire come disegnare quel naso, che è poi lo stesso di Bob Rock e quello attraverso cui lui stesso si è raccontato nei fumetti. Se alla fine ci sono riuscito è anche grazie al prof. Loriedo e alle sue sedute ipnotiche"
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