Che hanno in testa gli animali? Molto di più del brutale alternarsi tra il desiderio di mangiare e la paura di essere mangiati: i cervelli di varie specie possono, al contrario, elaborare qualcosa di molto simile al pensiero astratto o anche consentire abilità sociali sofisticate, il gioco e perfino la trasmissione di tradizioni. Ce lo ricorda Karsten Brensing, biologo ed etologo tedesco, nel saggio Cosa pensano gli animali? (Newton Compton).
"Gli elefanti pensano molto al loro territorio: si trasmettono attraverso le generazioni la conoscenza delle sue caratteristiche, per esempio la posizione delle pozze d'acqua che usano come piscine, e hanno un modo di spostarsi nel loro spazio, vasto circa diecimila chilometri quadrati, che ricorda il nomadismo umano" dice Brensing. "Niente a che vedere con le migrazioni degli uccelli o delle balene, dettati nella maggior parte dei casi da influssi esterni, come il clima o il cibo. Gli elefanti hanno modelli comportamentali propri, quindi pensieri, e questi possono anche formare una sorta di tradizioni che si trasmettono culturalmente tra le generazioni". Anche perché il "cervello sociale" degli elefanti, come quello dell'uomo, delle grandi scimmie e dei delfini, ha una marcia in più: i neuroni di Von Economo. "Si chiamano così dei neuroni fusiformi che collegano aree lontane del cervello e oggi si sa che queste interconnessioni facilitano l'elaborazione di informazioni sociali".
Una prova delle capacità sociali degli elefanti viene da un esperimento condotto dall'etologa inglese Lucy Bates: "Durante uno spostamento, agli animali in testa alla colonna si è fatto trovare sulla strada l'odore degli individui che procedevano dietro di loro, e si è visto che apparivano davvero perplessi: sembravano non riuscire a capire come potesse essere lì l'odore di quelli che loro sapevano essere rimasti indietro" racconta ancora Brensing.
"L'intelligenza sociale, naturalmente, raggiunge il picco nei primati: i bonobo, per esempio, protestano a voce alta se non vengono trattati in modo conforme alle regole sociali condivise. In uno studio della primatologa Zanna Clay si vede che, se uno di loro subisce un'aggressione arbitraria e immotivata, cioè non giustificata dalla competizione per una risorsa, protesta in modo molto più vivace di quanto faccia se l'aggressione ha una ragione, per esempio la punizione per una bricconata.
Un'altra capacità mentale che sorprende negli animali è il pensiero astratto. "Ne sono capaci anche gli anatroccoli" osserva Brensing. Lo dicono gli etologi dell'Università di Oxford Antone Martinho III e Alex Kacelnik. I due ricercatori hanno diviso neonati di anatra in due gruppi: al primo hanno mostrato due solidi diversi (un cubo e un parallelepipedo) e al secondo due solidi uguali (due sfere dello stesso colore). È noto che un istinto detto imprinting spinge gli anatroccoli a considerare l'oggetto che hanno più vicino al momento della nascita come la loro "mamma". Ma gli anatroccoli che avevano avuto l'imprinting sui due solidi diversi in seguito consideravano come loro "mamma" anche altre coppie di solidi diversi, come un cubo e una piramide. Quelli che avevano avuto l'imprinting sulle due sfere rosse vedevano una "mamma" anche in coppie di sfere di altro colore, purché uguali. "Questo esperimento indica che gli anatroccoli, nei primi giorni di vita, riescono a generalizzare" spiega Brensing. "Del resto la loro sopravvivenza, subito dopo la nascita, dipende dalla vicinanza con la madre e i fratelli. E il fatto che l'attaccamento stimolato da un indizio visivo si generalizzi permette loro di identificarli anche al variare delle condizioni di visibilità, prospettiva o distanza".
Altrettanto affascinante è il connubio tra istinto e progettualità. "Certi animali hanno comportamenti dettati dall'istinto che però sembrano la conseguenza di un progetto: è il caso dell'uccello giardiniere. Quello che il biologo Jared Diamond ha definito il più umano degli uccelli, per attirare la femmina, raccoglie oggetti colorati e li dispone intorno a una sorta di corridoio fatto con steli d'erba, fili di paglia e rametti. La cosa straordinaria è che questi corridoi generano, per effetto della prospettiva, l'illusione ottica che il maschio in fondo sia più grande e quindi più attraente".
Infine, di sicuro non progettano, ma mostrano comunque un comportamento che denota un'intelligenza inaspettata i varani di Komodo. Per il biologo Gordon Burghardt questi rettili, nonostante il loro aspetto da temibili draghi, si divertono a mordere e tirare oggetti che per loro non hanno alcun valore alimentare, un po' come fanno i cani e i gatti. In una parola, sono dei giocherelloni.
Sul Venerdì del 24 dicembre 2020
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