ROMA – Dal 2021 sarà più facile che una banca consideri “in default” un proprio correntista. Le nuove regole europee, definite da Eba, applicano all’Italia un giro di vite: la soglia assoluta per essere segnalati in default è di 100 euro. Attenzione, però: questi 100 euro di rosso sono una condizione necessaria, ma non sufficiente per finire sul “libro nero”.
Terza condizione, lo sconfinamento. Come spiega la Banca d’Italia dal primo gennaio 2021 entra in vigore la nuova definizione di “default” prevista dal Regolamento europeo sui requisiti prudenziali per gli enti creditizi. Dal nuovo anno saranno considerati “in default” i correntisti che rientreranno in tutti e tre questi requisiti. Se ne manca solo uno, quindi, non c’è rischio. Ecco i tre requisiti:
Cosa sia un rosso di 100 euro è semplice da capire, basta fare l’esempio di un conto in cui sono finiti i soldi al 20 del mese e, il 21, subisce un addebito di 100 euro per una bolletta pagata attraverso l’addebito bancario (Rid). Chi è in difficoltà ad arrivare a fine mese, ma riceve comunque uno stipendio regolare in grado di riportare il conto in attivo, non avrà problemi.
Anche perché dovrà ricorrere anche una seconda ipotesi: che il rosso ammonti all’1% dell’esposizione nei confronti di una banca. Cosa significa? Facciamo l’esempio di chi ha acceso un mutuo da 100.000 euro con la banca: in questo caso, per essere considerati in default il rosso deve ammontare ad almeno mille euro ( l’1% di 100 mila) e durare da almeno 90 giorni.
E comunque la decisione deve arrivare dopo aver condotto “una valutazione della situazione finanziaria complessiva del cliente”, specifica ancora Bankitalia. Dunque niente automatismi, ma di certo è più a rischio il semplice correntista senza mutui né prestiti accesi perché nel suo caso, come abbiamo visto, la soglia del default è più bassa.
Cosa comporta il declassamento. In questi giorni si è diffusa la voce che 100 euro di scoperto bastino per essere segnalati alla centrale rischi, cioè la “lista nera” che Banca d’Italia mette a disposizione di banche e finanziarie. Chi si trova in questa lista ha grosse difficoltà a ottenere denaro in prestito. Bankitalia però chiarisce che le nuove regole non hanno alcun impatto con tutto ciò. Le segnalazioni alla centrale rischi “continuano a seguire il criterio legato alla scadenza dei rimborsi previsti dal contratto di finanziamento e prescindono da qualsiasi soglia di rilevanza; i ritardi di pagamento continuano a essere segnalati se superano i 90 giorni”.
di
Valentina Conte
Ma quindi cosa comporta questa “etichetta”? Bankitalia spiega che gli istituti di credito, una volta considerato in default un proprio cliente, possono adottare “iniziative per assicurare la regolarizzazione del rapporto creditizio”. Che, tradotto, può anche significare misure estreme come il pignoramento del quinto dello stipendio.
“Molto dipenderà dall’entità del rosso” spiega Stefano Cherti, responsabile economia di Unione nazionale consumatori e membro dell’Arbitro bancario finanziario. “Non ha senso per una banca intervenire in modo sproporzionato con chi è esposto per poche centinaia di euro. Al limite potrebbe pensare di chiudere il conto corrente. Non dimentichiamo infatti che, molto spesso, il debito del cliente non è tanto nei confronti della banca ma del fornitore di servizi, ad esempio la società di energia o una finanziaria”.
Le reazioni. La novità in arrivo ha scatenato polemiche da parte di alcune associazioni di consumatori. Consumerismo ad esempio consiglia ai correntisti di revocare tutti gli addebiti diretti di bollette e altri pagamenti mentre Codacons chiede al governo di “intervenire per tutelare le fasce deboli della popolazione”. Ma in realtà le nuove regole non vietano affatto alle banche di consentire scoperti: è una scelta a discrezione del singolo istituto.
“La mia proposta è che le banche consentano ai clienti una certa somma di scoperto attraverso una modifica unilaterale del contratto, senza passare per istruttorie e delibere” dice Carlo Piarulli, responsabile nazionale del credito per Adiconsum. “In questo modo sia gli istituti sia i clienti possono preservarsi dalle nefaste ricadute di tali normativa”.
“Visto il periodo di forte contrazione economica, una moratoria di almeno 12 mesi sarebbe stata utile, anche alla luce del fatto che le nuove soglie penalizzano i ceti più bassi” commenta Cherti. “Adesso sarà fondamentale che le banche informino i propri clienti in modo adeguato: il rischio che i rapporti si inaspriscano è molto alto”.
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