UK-Europa due a zero. Dopo il vaccino Pfizer, Londra approva prima degli altri (e soprattutto prima della Ue) il ritrovato Astra-Zeneca a cui ha lavorato l’Università di Oxford. C’è da chiedersi: come mai? I funzionari britannici della Medicines and Healthcare products Regulatory Authority (MHRA) sono più efficienti e capaci dei loro colleghi dell’EMA, l’agenzia del farmaco europea? O forse sono più accondiscendenti con una politica che preme per avere in fretta una soluzione all’emergenza Covid da spendere con l’opinione pubblica?
Difficile districarsi in una vicenda che intreccia verità scientifiche e battaglie politiche come quella appena conclusasi della Brexit. Ecco però alcune risposte.
La MHRA è una istituzione seria?
Nella comunità scientifica l’Agenzia regolatori britannica è considerata una delle più rigorose. Difficile che abbia approvato i vaccini Pfizer e Astra-Zeneca per accondiscendenza al governo. Certamente però, in pieno spirito Brexit, ha proceduto autonomamente senza coordinarsi con le equivalenti autori europee.
Come mai gli inglesi hanno approvato i vaccini per primi?
Ancora non si conoscono i dettagli della procedura che ha portato all’ok per il vaccino Astra-Zeneca, anche se la decisione di approvare il vaccino ha fatto seguito a "rigorosi studi clinici e un'analisi approfondita dei dati da parte di esperti dell'MHRA, che ha concluso che il vaccino ha soddisfatto i suoi rigorosi standard di sicurezza, qualità ed efficacia”. Sappiamo però qual è stato il metodo seguito per il vaccino Pfizer: anche in quel caso il Regno Unito fu il primo paese al mondo ad approvarlo, il 2 dicembre. Quel giorno June Raine, direttrice della MHRA, spiegò il processo usando la metafora di una scalata: “Abbiamo abbiamo iniziato a prepararci nel giugno scorso. Lavorando sui dati parziali fornitici dall’azienda il 10 novembre scorso eravamo al campo base. Poi con le analisi finali abbiamo fatto l’ultimo sprint e oggi siamo arrivati in vetta”. Il segreto inglese sarebbe dunque l’aver lavorato in parallelo con le case farmaceutiche impegnate nella caccia al vaccino. Senza attendere, come si fa normalmente, che tutte le fasi della sperimentazione di un farmaco siano state completate perché le agenzie inizino l’iter che porterà alla sua approvazione.
Nel Regno Unito sono stati condotti studi più specifici?
Sì. Lo studio più ampio relativo al vaccino Astra-Zeneca è stato condotto su 11.636 volontari e ha portato a concludere che il vaccino dà una copertura del 62%. Un secondo studio realizzato solo in Gran Bretagna su 2.741 persone a cui è stata iniettata mezza dose e poi una dose intera quattro settimane dopo, ha invece dimostrato una efficacia del 90%.
di
Carlo Galli
A che punto è la procedura europea per il vaccino Astra-Zeneca?
La riunione per l’eventuale via libera è prevista il 6 gennaio. Ma ieri l’Ema ha fatto sapere che i dati forniti da Astra-Zeneca sono considerati insufficienti anche per una licenza provvisoria. L’azienda, una multinazionale con il quartier generale nel Regno Unito, avrebbe consegnato solo le informazioni relative ai propri studi clinici, mentre ne servirebbero di aggiuntivi sulla qualità del vaccino. Inoltre, la compagnia non avrebbe neppure fatto domanda formale di approvazione all’Ema.
Gli europei sono gli unici in ritardo?
No, anche la più importante e rigorosa agenzia del farmaco mondiale, la Food and Drug Administration (FDA) americana non ha ancora approvato il vaccino Astra-Zeneca. La multinazionale sta conducendo un ampio studio negli Stati Uniti e probabilmente solo quando sarà stato completato la FDA si esprimerà. In particolare l’Agenzia Americana vuole più dati sulla protezione che il vaccino offre alle persone anziane e alle minoranze etniche.
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