Quale sia il segreto del successo del Milan, al di là dei meriti di Pioli e Maldini, del ruolo fondamentale di Ibrahimovic e del dietro-front di Gazidis sull'ingaggio fin troppo annunciato di Rangnick, lo si capisce dal censimento della rosa: la freschezza dei tanti giovani, perché la squadra è appunto la più giovane del campionato. Nel formidabile e oggettivamente imprevedibile cammino del Milan nel 2020, contrassegnato da tre sole e ininfluenti sconfitte (Inter e Genoa prima del lockdown, Lille in Europa League dopo la ripresa), il dato che più rallegra i tifosi è la dimensione internazionale ritrovata dalla squadra italiana con più titoli vinti fuori dall'Italia: in questa stagione, nei cinque principali campionati europei, è l'unica a non avere mai perso. E la circostanza non è casuale, perché tra i titolari ci sono di nuovo alcuni campioni, che non sfigurerebbero nelle migliori squadre d'Europa, cioè del mondo. Donnarumma, portiere di classe senza confronti tra i pari età e non solo. Hernandez, terzino d'assalto che l'ex grande terzino Paolo Maldini ha individuato da dirigente come successore e che regge il paragone col massimo talento attuale nel ruolo, il canadese del Bayern Davies. Kessié, sostanzioso eclettico di centrocampo in crescita continua. E ovviamente Ibrahimovic, il cui arrivo, un anno fa, è non a caso coinciso con la risalita e col ritrovato spirito vincente. Ma Ibra è una vistosa eccezione anagrafica.
Il resto della compagnia non è fatto di comprimari ma di solidi elementi complementari – il fantasista Çalhanoglu, Kjaer, Calabria, Romagnoli, Bennacer, Tonali, Saelemaekers, Rebic e un po' anche l'incostante Leao, più i giovani rincalzi che hanno saputo meritare spazio – e non è azzardato pensare che stavolta il ritorno in Champions League sia stato quasi prenotato: sette anni dopo l'ultima partecipazione, sarebbe un delitto sperperare il vantaggio accumulato sulle rivali nel primo spicchio abbondante di campionato. Nei due spicchi restanti, se il rendimento della squadra si mantenesse pari a quello attuale, sarebbe ovviamente lecito pensare allo scudetto.
di
Antonio Farinola
Lecito, tuttavia, è anche un altro pensiero ancora più importante: che il Milan stia costruendo un ciclo duraturo, fondato su un gruppo di calciatori molto giovani e già affidabili, pronti a ulteriore e rapido miglioramento tecnico e tattico. La bassa età media generale, oltre a garantire la freschezza atletica che ha certamente aiutato il Milan a sopportare meglio della maggior parte delle avversarie il calendario senza tregua, è in prospettiva l'elemento più incoraggiante: con tanti ragazzi che si sono già costruiti o si stanno costruendo un'esperienza concreta sul campo, diventa più facile pianificare il futuro.
Il censimento parla chiaro. Nella stagione in corso, tra campionato e coppe, hanno giocato da titolari indiscussi i suddetti Gigio Donnarumma (21 anni), Hernandez (23), Kessié (24), Calabria (24), Bennacer (23) e Saelemaekers (21). Sono stati titolari aggiunti Tonali (20), Gabbia (21) e Leao (21). Hanno trovato spazio non banale Diaz (21), Hauge (21), Dalot (21) e ultimamente Kalulu (20), che non aveva mai giocato prima del Milan una sola partita da professionista. Stanno facendo più di un semplice apprendistato Daniel Maldini (19) e Colombo (20) ed è comparso in panchina Roback (17). Sono 16 giocatori, ben più di metà della rosa. E anche i profili dei potenziali innesti di mercato a gennaio – il difensore (Simakan, 20 anni, o Kabak, 20 anni a sua volta, o Milenkovic, 23) e l'attaccante (Scamacca, 21, o Jovic, 23) più il centrocampista finora misterioso – devono rispondere al requisito obbligatorio dell'età. In questo contesto i venticinquenni Romagnoli e Castillejo, il ventiseienne Çalhanoglu e i ventisettenni Rebic e Krunic sembrano quasi fuori quota, per non parlare degli ultratrentenni Kjaer e Ibrahimovic. Si tratta, ovviamente, di un paradosso: Pioli ha di fatto annunciato che il rinnovo del contratto di Çalhanoglu è il primo obiettivo. Sarebbe anche l'inizio di una miniserie, gestita da Maldini e dal ds Massara: Hernandez, Kessié e naturalmente Donnarumma, con l'appendice di Ibrahimovic in primavera o anche sul finire dell'inverno. Perché il giovane Milan, con la sua guida esperta in campo, non perda mai la bussola.
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