So cos'è una crisi di governo e ne ho già pagato le conseguenze una volta. Non ho paura, eventualmente, di non essere rieletto. E mi creda: questa non è neppure la principale preoccupazione dei miei colleghi". Gennaro Migliore nel 2008 era capogruppo di Rifondazione Comunista, partito che fu travolto dalla caduta del governo Prodi, messo ko da Mastella ma a lungo lavorato ai fianchi da una sinistra che poi scomparve dal parlamento. Oggi Migliore milita in Italia Viva e sostiene l'esigenza di "non tirare indietro la mano" nella trattativa con Conte: "La minaccia di elezioni non ci spaventa. Prima viene il Paese".
Eppure la vostra delegazione ha giudicato positivamente l'ultimo incontro con il premier.
"Nei prossimi giorni presenteremo le nostre proposte. Io spero che il Natale abbia indicato la via della riflessione: serve un governo autorevole che induca a uno sviluppo forte, che si faccia carico delle risposte per il Paese che spera (nei vaccini) e di quello che soffre: penso anche agli operatori economici nel settore dell'ospitalità, della ristorazione, penso alle partite Iva. Il giudizio positivo, per quel che riguarda il nostro incontro con Conte, è riferito a un argomento ben preciso".
Parla delle annunciate modifiche alla cabina di regia per il Recovery plan?
"Esatto. Noi abbiamo esplicitato un problema che molti segnalavano sottovoce. Abbiamo mostrato una natura profondamente riformista e non ancorata ai problemi del Palazzo".
Restano altre richieste di Iv sul tavolo.
"Ci sono punti ancora poco chiari. A partire dalla distribuzione delle risorse del Recovery fund, che rischia di penalizzare il Mezzogiorno. E il tema dei servizi segreti va affrontato in modo definitivo: è opportuno che Conte desse a qualcun altro la delega. Ed è indispensabile che a occuparsi di sicurezza dello Stato non ci sia una fondazione sottratta al controllo del Parlamento".
Sul Mes insisterete, a costo di allargare lo strappo?
"Il Mes è lì da molti mesi, aspetta solo di essere preso. Sono soli che, a differenza di quelli del Recovery, sono disponibili subito. E' un'occasione storica".
Il Pd dice che siete rimasti abbarbicati a vecchi riti come quelli della verifica e del rimpasto.
"Lo stesso partito democratico si è avvantaggiato del "vecchio rito" della verifica, visto che solo grazie a esso è emerso che neppure i ministri competenti – come Gualtieri – avevano letto le carte del Recovery. Da un "vecchio rito" all'altro, noi proviamo a cambiare questo Paese. Sa qual è la differenza fra noi e il Pd?".
Quale?
"Loro sono ossessionati dalle percentuali elettorali, Iv ha a cuore quelle della pandemia"
Lo dica chiaramente: secondo voi questo governo può affrontare la fase calda dell'emergenza?
"Guardi, il premier ha le carte per risollevarsi: ma se tentennerà ancora, o se continuerà a essere ostaggio del partito dei ministri, che non vogliono cambiamenti, sarà un problema. Ci sarà la crisi nel Paese, prima ancora che nel governo".
Intende dire che non è il Pd ma sono i ministri del Pd a non volere il rimpasto?
"È una considerazione che nasce dalla foga con la quale i suddetti ministri ci attaccano".
Franceschini e Boccia hanno detto chiaramente che dopo questo governo ci sono solo le elezioni.
"Sono esercizi dialettici da sedicenti presidenti della Repubblica, da ministri che dichiarano più di quanto facciano concretamente. Se fossi in Boccia, per un fatto di competenze, mi preoccuperei di più di quello che dicono i presidenti di Regione, che chiedono l'utilizzo del Mes esattamente come fa Italia Viva".
C'è sintonia, insomma, fra governatori di centrodestra e renziani.
"Eh no, anche De Luca e Bonaccini vogliono il Mes. Mi pare siano del Pd…"
Fra un mese saremo ancora qui a parlare di ultimatum renziani?
"Io spero che fra un mese parleremo di un piano vaccini decollato e di scuole riaperte. Sono banchi di prova decisivi"
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